Biblioteca comunale di Milano
invitano a
Nota esplicativa
I testi e materiali raccolti da questi
Atti sono la molteplice testimonianza di una presenza nella cultura italiana
del ‘900 che ha inciso non poco, in particolare sui modi di intendere e fare
poesia. Oggi prevale una poesia che si muove in un perimetro spesso chiuso,
autoreferenziale ed epigonico. Spesso declinante solo mozioni affettive o,
all’opposto, cerebrali. Antonio Porta è stato uno dei
possibili esempi che hanno proposto, non solo con i propri versi, una azione di
ricerca di rinnovamento del proprio linguaggio che riuscisse a coniugare
complessità e transitività. Che quindi riuscisse ad agire nel corpo sociale,
senza rinunciare né alla “sfida della comunicazione”, né ad abbassare il
proprio ai linguaggi della comunicazione corrente.
Diceva che “la comunicazione non è un
piroscafo di linea”, ma una azione tesa a mettere in comune, nella storia, non
in un alveo astratto o libresco. Il linguaggio della poesia tende a farsi
linguaggio totale e a inglobarne ogni altro, speculativo e dei sensi. Questo implica
incessanti innesti e sperimentazioni tra forme diverse, segni e arti visive,
musica ecc., di cui Porta e questo convegno
hanno offerto esempi.
Una poesia che quindi non vuole porsi né
sopra né ante le cose del mondo, ma segno che cerca di dare corpo a una
presenza in re, rivendicando la propria tensione specifica verso la totalità
della vita, con umiltà ma anche con il rifiuto di qualunque declinazione
parnassiana da chierici auto appagati: “i versi ci servono, noi non vogliamo
servire i versi”, diceva, sintetizzando. Estrapolando, direi, poesia in azione,
come sentire, capire e vedere criticamente il mondo.
Per tutto questo ho voluto fortemente il
Convegno del 2009 e ora la raccolta dei suoi Atti.
Dalla “Nota del
curatore”, Adam
Vaccaro
Nessun commento:
Posta un commento