Basta così è il titolo
della raccolta postuma di Wisława
Szymborska curata da Ryszard Krynicki e tradotta da Silvano De Fanti per
Adelphi. Poche poesie prima che sopraggiungesse la morte della poetessa polacca
avvenuta il 1 febbraio di quest’anno.
Poche
poesie che il curatore presenta nella forma autografa: foglietti scritti a mano
con una grafia attenta e minuta, attraversata da correzioni e ripensamenti. Piccoli
versi che non hanno nulla di prezioso, dove non c’è nessun struggimento
dell’anima ma una precisissima attenzione per i dettagli, gli spiragli del
quotidiano che ci aprono abissi di senso, cose che vediamo tutti i giorni senza
farci caso. Il viaggio nel mondo della poetessa polacca è il nostro viaggio,
quello che tutti ogni giorno facciamo. Traduzione in semplici frasi
dell’assurdo quotidiano del mondo. L’assurdo di chi mette «tutto in ordine
dentro e attorno a lui», chi crede di avere la risposta pronta per tutti i
problemi e «appone il timbro a verità assolute,/ getta i fatti superflui nel
tritadocumenti/, e le persone ignote/ dentro appositi schedari».
E poi ci
sono quelle esilaranti composizioni rivolte come frecce acuminate contro gli
intellettuali che si nutrono di «parole» inutili e superflue: «parole per
spiegare le parole», «cervelli intenti a studiare il cervello», «boschi
ricoperti di bosco fino al ciglio», «occhiali per cercare gli occhiali».
Nel sonno
Wisława
Szymborska
Ho sognato
che cercavo una cosa,
nascosta
chissà dove oppure persa
sotto il
letto o le scale,
all’indirizzo
vecchio.
.
Rovistavo
in armadi, scatole e cassetti,
inutilmente
pieni di cose senza senso.
.
Tiravo
fuori dalle mie valigie
gli anni e
i viaggi compiuti.
.
Scuotevo
fuori dalle tasche
lettere
secche e foglie scritte non a me.
.
Correvo
trafelata
per ansie e
stanze
mie e non
mie.
.
Mi
impantanavo in gallerie
di neve e
nell’oblio.
Mi
ingarbugliavo in cespugli di spine
e
congetture.
.
Spazzavo
via l’aria
e l’erba
dell’infanzia.
.
Cercavo di
fare in tempo
prima del
crepuscolo del secolo trascorso,
dell’ora
fatale e del silenzio.
.
Alla fine
ho smesso di sapere
cosa stessi
cercando così a lungo.
.
Al
risveglio
ho guardato
l’orologio.
Il sogno
era durato due minuti e mezzo.
.
Ecco a che
trucchi è costretto il tempo
dacché si
imbatte
nelle teste
addormentate.
5 commenti:
Versi che sembrano metafore, e invece sono precise descrizioni del reale come solo la poesia può fare.
"Conosce questo vuoto
chi veglia al centro della pietra."
Vi è descritta la capacità veggente, non vi è rimando a verità sottintese.
"Ogni momento fioriscono parole"
Come dirlo diversamente? Fiorire è un termine esatto. Giungere, nascere... mediocri sinonimi.
"Conoscono alberi e fiumi che non esistono."
E' semplicemente una verità.
E via di seguito. Ma non sono metafore, se per metafora s'intende un trasferimento dei significati. Il campo semantico è uno solo ed è nitido.
Mi sbaglio?
mayoor
Mi sbaglio: questa poesia è stata messa anche tra quelle di Maria Benedetta Cerro. Questo potrebbe creare un cortocircuito, se ne subirò dei danni vi riterrò responsabili!
mayoor
sì c'è un errore: la seconda poesia pubblicata non è della Szymborska ma di M.B. Cerro. è un errore, prego Ennio di toglierla. tra l'altro è una bella poesia che potrebbe averla scritta anche la Szymborska.
Il diavolo ci ha messo la coda.
Sì, è una bella poesia.
m.
Fatto.
E.A.
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