Van Dongen, Clow
Per incoraggiare il confronto sui problemi della poesia d'oggi pubblico e apro la discussione su questa risposta ad un questionario del 2001 della rivista Atelier. E' di Giuseppe Cornacchia, fondatore e co-gestore del blog nabassar - letterature ed arti . [E.A]
La questione
"Ci si è lamentati, di recente, di una chiusura della poesia nel privato, ma di che cosa la storia ci chiede testimonianza? Ci si è anche preoccupati del pubblico della poesia, ricadendo in sociologismi viziosi e perdendo di vista la responsabilità del poeta che è forse rivolta, anzitutto, all'oggetto del proprio discorso. Allora, che cosa ci ispira poesia oggi, e perché? E che cosa significa essere ispirati? E come si resta (nella lingua e nello stile) fedeli all'avvenimento di cui ci sentiamo responsabili?
È sempre più diffusa la convinzione che il Novecento sia prossimo alla
fine, se non già esaurito. Sei d'accordo con la realtà di questo passaggio? E
quale poesia sta soppiantando quella novecentesca? Quali scelte nuove
sarebbero, secondo te, alla base della svolta? Dal Simbolismo in poi, e in un
certo senso per tutto il Novecento, abbiamo assistito all'annuncio di un evento
assoluto, come se il quid da sondare fosse la creazione in sé.
Superare il Novecento significa riferirsi a questa tradizione, magari
sviluppandone le istanze in modo finalmente costruttivo, oppure volgersi ad
altre linee forti, ad esempio a certe esperienze progettuali oppure 'civili',
per inaugurare (o tornare a) una poesia più inerente alla Storia?