Questo lungo saggio era comparso sul n. 7 inverno 2003/ 2004 della rivista INOLTRE edita dalla Jaca Book. Pur silenziato da poeti e critici allora operanti - quasi tutti hanno preferito poi andare in direzioni opposte all'ipotesi di poesia moltitudinaria e esodante da me proposta alla discussione - lo ripubblico in questo cupo 2023. Come documento di riflessione. Esistono ancora minoranze o singoli che non si sono rassegnati alla cancellazione di ogni dialettica tra poesia e politica. Malgrado la crisi di entrambe. E prima o poi bisognerà pur venir fuori dai pantani dell'iperspecialismo pseudo-accademico o della spettacolarizzazione dell'io liricheggiante in cui in troppi si sono cacciati.
martedì 14 marzo 2023
sabato 5 febbraio 2022
In morte di Beppe Provenzale
di Ennio Abate
Mi è arrivata oggi da
alcune amiche e amici la notizia della morte improvvisa di Beppe Provenzale, «architetto e
scrittore, critico d'arte e conferenziere. Mai pavone», come leggo dalla sua
pagina su Facebook, ma per me soprattutto animatore vivace del Laboratorio
Moltinpoesia, a cui, malgrado il nostro rapporto sospettoso e a volte
tempestoso (da parte sua e da parte mia), molto però s'era appassionato. (Basta
scrivere il suo cognome in 'cerca' per vedere e rileggere i suoi numerosi
contributi). Poi ci siamo persi di vista. Non so se e come mi avrebbe
ricordato, se fossi morto io prima di lui, ma a me piace ricordarlo così:
lunedì 20 dicembre 2021
Perché scriviamo poesie
Per una storia dei moltinpoesia/Appunti
Riporto dal sito di POLISCRITTURE l'articolo di Donato Salzarulo e i commenti che documentano la riflessione sul perché scriviamo poesie avvenuta tra febbraio e marzo 2009 nel Laboratorio Moltinpoesia di Milano [E. A.]
lunedì 13 dicembre 2021
Mappe sì ma non così…
Riordinadiario 11 dicembre 2021 di Ennio Abate
Commento lasciato a MAPPA IMMAGINARIA DELLA POESIA
ITALIANA CONTEMPORANEA di Laura Pugno su LE PAROLE E LE COSE (qui)
“Quindi in Italia ci sono 100 poeti degni di una antologia?
Già è difficile trovarne 4 o 5.” (Andrea)
Anche la Mappa immaginaria della poesia italiana
contemporanea di Laura Pugno – per carità intelligente, manageriale,
sopportabilmente amicale e inclusiva – ripropone di fatto l’eterno, ideologico,
arbitrario, crociano, liberale, élitario, taglio tra poesia e non poesia. Il
problema non è se i poeti oggi siano 100 o 5. Anche perché non esiste autorità
capace di deciderlo in modi convincenti. Il problema è che nella società
italiana, passata bene o male attraverso una scolarizzazione di massa, anche
l’esercizio della poesia è diventato ambiguamente, nebulosamente, forse
democraticamente, di massa. (Ho parlato e scritto, altrove ma anche qui su
LPLC, dei “moltinpoesia”). E questo fenomeno andrebbe studiato e capito nella
sua complessità. Detto in breve, non mapperemo bene (fingendola “immaginaria”)
la poesia italiana contemporanea senza una mappatura rigorosa anche della sua
(supposta o reale) “periferia” (i “moltinpoesia”). Come non si capisce bene una
città se non si tiene conto dei suoi dintorni, che possono svelare sorprese.
Bisognerebbe, perciò, imparare dagli scienziati che inseguono e si scambiano
tutti i dati disponibili. Invece, per pigrizia, per rendita di posizione
conquistata e gelosamente difesa, si resta a pescare e a pensare soltanto nel
proprio bacino di osservazione più o meno ristretto. E così continuano ad
uscire periodicamente crestomazie, antologie, annuari e quant’altro. Come si
fosse ancora nelle “patrie lettere” ai tempi di Leopardi o negli anni ’50 del
Novecento. Aria alle stanze, signori e signore, per favore!
Appendice
Ennio Abate 18 MAGGIO 2012 ALLE 12:05 (qui )
@ Massimo Gezzi
«considera che ogni recinto ha il suo pastore, ed ha una
guardia forestale che sorveglia i cinghiali, tenendoli lontani; ed anche
considera che il mondo di fuori riserva sorprese» (Commento di Stan su Le
parole e le cose 30 novembre 2011 alle 13:38)
«dentro il recinto ogni scelta conduce all’esaltazione del
recinto medesimo» (Commento di Stan su Le parole e le cose 1 dicembre 2011 alle
17:00)
Salto i preamboli e chiedo:
1. perché una rubrica dedicata soltanto ai poeti nati negli anni Ottanta
rinunciando in partenza a un bel respiro epocale?
2. perché sempre più spesso si vedono in giro “nuovi critici” che i “nuovi
poeti” li cercano (e pare li trovino a credergli) esclusivamente nella loro
generazione o in quella appena precedente o successiva?
3. continuare a proporre soltanto le “perle poetiche” che spuntano nel proprio
“bacino di coltura” può parere amore per un lavoro artigianale ben fatto, ma
non è anche segno di miopia, di pigrizia, di paura?
4. non converrebbe uscire dai recinti, in cui di solito le poesie poste “in
vetrina” dal curatore di turno ricevono commenti di solito piattamente
apologetici e poco argomentati o contestualizzati?
5. non si può coraggiosamente mettere a confronto le “perle” della cerchia A
con quelle della cerchia B o C o D e aguzzare l’acume critico a 360 gradi e non
a dieci o a venti o al massimo a trenta?
lunedì 8 novembre 2021
Moltinpoesia: né neoavanguardisti né heideggeriani
Per una storia dei moltinpoesia/Appunti
In questo articolo del 6 febbraio 2013 mi paiono interessanti due punti:
Scrivevo infatti: «Tra le risposte di Eco mi hanno colpito in particolare i passaggi in cui ricorda: – il rapporto competitivo ma tutto sommato abbastanza cordiale tra vecchi e giovani letterati (gli incontri del sabato al Blu Bar di piazza Meda a Milano); – la condizione sociale benestante e “garantita” dei partecipanti piccoli-medi borghesi del Gruppo ’63 («Noi eravamo già sistemati, tutti lavoravamo già nelle case editrici, nei giornali, in televisione e nell’università») ben distante da quella del precariato intellettuale odierno e dell’attuale ceto medio in via d’impoverimento; – la sua disincantata constatazione della impossibilità cinquant'anni dopo di fare gruppo («Siamo in un’epoca di cani sciolti»); – l’attrazione (per lui fatale e condizionante) del mercato («si metta nella situazione di uno scrittore che vede intorno a sé un mercato che può trasformare il suo prodotto in qualcosa che gli permette di vivere»); – «la possibilità e il gusto del confronto», che allora c’era («l’esperienza del Gruppo 47 tedesco, scrittori sperimentali che si ritrovavano a leggere i propri testi e poi a criticarsi ferocemente l’un l’altro») e che oggi è irreperibile».
sabato 6 novembre 2021
Celan
Celan è un poeta che più di tanti altri ho avvicinato
muovendomi come in un buio e protendendo verso alcune delle sue poesie le mani
(della mente, del cuore) come un cieco che palpa qualcosa di sconosciuto.
L’ultima volta lo feci proprio con questo articolo nel 2016 (http://www.poliscritture.it/2016/11/03/celan-e-la-poesia-in-tempi-di-lotta-politica-bloccata/).
Poi ho sempre letto – in una sorta di apprendistato illimitato e senza scopo
preciso – quel tanto che mi è capitato di trovare in rete su di lui.
Oggi, 6 novembre 2021, mi limito a segnalare un altro testo
critico su Celan di un suo appassionato studioso.
L’ho appena letto su ANTINOMIE:
“Siamo una sola carne con la notte”
LUIGI REITANI
31/10/2021
https://antinomie.it/index.php/2021/10/31/siamo-una-sola-carne-con-la-notte-2/
venerdì 5 novembre 2021
e era ricascato nella salernitudine
E cumme faceve a acchiappà/ a pruvà ancore/ chella cosa/ ca isse sule (quanne?)/ aveve ncuminciate a chiamà/ a
salernitudine/?/
e ca sicure/ fine a quanne stette a Salierne/ nunn’a chiamava accussì/
E ca po che ere?/ e a pruvave
sule isse?/ e scumparive appene se guardave attuorne/
E ere na parole?/ Nu sentimente? /Nu state d’animo? /Nu rulore?/ na cose/ ere na cose e
baste/
Ca spuntave in mente certi iuorne/ cumm’a oggi che m’ha
scritte chiste e Salierne/ per farmi sapere ca pure isse ere e chella parrocchia, / se vuleve fa prevete pure isse/ e ha ditte: ‘i piaceri della carne’/ e m’ha fatte quase rire/ ma m’ha ditte/ e nunn’o sapeve/
ca è muorte Giògiò/ ad agosto/
E allora è na cosa ca spunta quenne
se vene a sapé che è muorte quacchune/ ca è muorte pure Giògiò/ e ogni
morte tu o saie/per chi suona la campana/ per te/ e per i tuoi / per tanti
E sta salernitudine ca è penziere e morte e è pensiere e suonno o dormiveglia/ e ca nunn’à niente a
che fa cu chist'ate cu cui se parle e
se scrive mo/ e ca spunte sule quanne scrive a Eggidie/ o penze a Mìneche/ a Nannìne/ e a zia Ludimilla/ che nome!/ e ca nunn’a niente a che fa cu ati discorsi ca fanne G e B e D e F/
E. A. 3 novembre 2021
giovedì 4 novembre 2021
lunedì 11 marzo 2013
AVVISO
DALL' 11 MARZO 2013
IL BLOG "MOLTINPOESIA"
PER CERCARE UN VECCHIO POST PUBBLICATO DAL MARZO 2010 AL MARZO 2013
SCRIVERE NOME AUTORE O PAROLA CHIAVE
NELLA CASELLA RETTANGOLARE IN ALTO A SINISTRA
sabato 9 marzo 2013
Umberto Simone, Poesie.
DISCUSSIONE
Giorgio Mannacio,
Su "Come leggere
e interpretare la poesia".
giovedì 7 marzo 2013
Ennio Abate,
Poesia ed elezioni.
Così in questi giorni un amico:
mercoledì 6 marzo 2013
Rita Simonitto,
Sul dibattito poesia-realtà.
Proverò cercando di focalizzarmi sui temi che mi sembrano centrali: uno riguarda ‘il dispositivo’ mentre l’altro riguarda il soggetto (non solo inteso come sub-jectum) e la sua relazione con la realtà; e il nesso con la poesia.
lunedì 4 marzo 2013
Arsenij Tarkovskij,
Poesie scelte.
Traduzione di Donata De Bartolomeo
e presentazione
di Giorgio Linguaglossa
sabato 2 marzo 2013
Lucio Mayoor Tosi,
Poesia di piazza.
venerdì 1 marzo 2013
Pietro Peli,
Quattro epigrammi postelettorali.
giovedì 28 febbraio 2013
DISCUSSIONE
Come leggere e interpretare la poesia.
Due opinioni a confronto.
Caro Ennio Abate,
quando dico che dobbiamo leggere e interpretare la poesia tenendoci a distanza da categorie dell'economia come rapporti di produzione e forze produttive e economicistiche come salario e capitale, non intendevo certo fare ritorno a Croce al concetto di poesia=lirica pura; dico soltanto che dobbiamo leggere la poesia come un particolare genere, come dire, una particolare forma di linguaggio, ed è soltanto applicando le categorie del linguaggio che noi possiamo entrare dentro la serratura della poesia e dentro la cassaforte del Moderno. Non occorre la dinamite per far saltare il Moderno ma basta una poesia per cambiare le carte in tavola di ciò che si intende (comunemente e convenzionalmente) per poesia. I «conflitti» in poesia devono potersi rintracciare all'interno del suo dispositivo estetico e poetico, questo voglio dire, e non all'esterno. I conflitti esistono nella forma poetica come «traccia», orma mnestica; e, a volta sono invisibili ad intere epoche. Voglio dire che tanto più alta è la formalizzazione dei testi quanto più in profondità scendono i «conflitti». Insomma, il discorso è complesso e poliedrico e andrebbe inquadrato da differenti punti di vista ermeneutici.
domenica 24 febbraio 2013
Cesare Viviani,
Poesie.
Con una nota di Giorgio Linguaglossa.
Ha avuto il coraggio di sporgersi dal trono
il monarca,
di sporgersi da un lato
tanto da assumere
una posizione ridicola, non so
se lo faceva per scoprire qualcosa
sulla fascia esterna del trono
o perché si era stancato del cerimoniale.
Poi nella festa parlarono tutti, nessuno taceva,
parlavano, parlavano,
parlavano anche
del percorso di torrenti e fiumi,
dai monti al mare.
Intanto bevevano, bevevano,
alcuni fino a stordirsi.
venerdì 22 febbraio 2013
Rita Simonitto,
Otto poesie.
Il falso muove e vince in poche mosse
Cresciuti tra zanzare e DDT e i tossici amianti
(eppure seducenti al nostro invincibile Walhalla,
la lotta al drago-fuoco sconfitta da una foglia),
e i manifesti di bimbi martoriati dalle caramelle/mine
venute giù dal cielo, la atroce manna dei liberatori...
Credi che solo là si siano aperte le ferite?
O non invece nei crepacci, abissi dove la verità si sperde,
eppure pieni di appigli e sponde cui aggrapparsi,
anche se poi con rovina resi bianchi gli occhi
dal buio persistente che confonde il nemico
con l’amico ecco l’ignavia che sempre si ripete?
(04.08.2011)
mercoledì 20 febbraio 2013
SEGNALAZIONE
www.robertoroversi.it
martedì 19 febbraio 2013
Ennio Abate,
“Laboratorio Moltinpoesia di Milano” (2006-2012):
sulle difficoltà e i dilemmi
del cooperare tra poeti-massa.
lunedì 18 febbraio 2013
Laura Canciani,
Due inediti.
L’acqua è venata di rosa
L’acqua è venata di rosa.
È chiamata Fontanarosa per il ferro puro,
quasi un pensiero puro
- al centro di un piccolo campo
c’è un ippocampo -
come toccante.
«Quali occhi quali parole sontuose ametista
o abbracci tesi spalancati sull’abisso del non so niente?»
sabato 16 febbraio 2013
Adam Zagajewski,
Cinque poesie.
Con una nota di Giorgio Linguaglossa.
Kierkegaard diceva di Hegel: ricorda qualcuno
che erige un enorme castello, ma vive
in una semplice capanna, lì nei pressi.
Così l’intelligenza abita in una modesta
stanza del cranio, e quegli stati meravigliosi
che ci furono promessi sono ricoperti
di ragnatele, per ora dobbiamo accontentarci
di un’angusta cella, del canto del carcerato,
del buonumore del doganiere, del pugno del poliziotto.
Abitiamo nella nostalgia: Nei sogni si aprono
serrature e chiavistelli. Chi non ha trovato rifugio
in ciò che è vasto, cerca il piccolo. Dio è il seme
di papavero più piccolo al mondo.
Scoppia di grandezza.
lunedì 11 febbraio 2013
Rita Simonitto,
Per chi suona la poesia.
E’ un incipit un po’ provocatorio visto e considerato che essa poesia dovrebbe suonare essenzialmente per chi la scrive: sia nel senso che ri-suona, ovvero dà una sonorità di parola a delle rappresentazioni interiori del poeta su se stesso e sul mondo, e sia nel senso che suona a lutto, il lutto che egli incontra nell’esporre, nero su bianco, il suo pensiero unito all’accettazione dolorosa di poter esprimere soltanto una verità parziale rispetto a quanto esperito.
domenica 10 febbraio 2013
SEGNALAZIONE
INCONTRO CON APPENDICE.
Palazzina Liberty, Largo Marinai d'Italia 1,Milano - Ingresso libero
sabato 9 febbraio 2013
Gilberto Isella,
Poesie.
Luisa Colnaghi,
"Da una zona d'ombra".
Alcune poesie.
Con la presentazione di Guido Oldani.
venerdì 8 febbraio 2013
Anna Maria Ercilli,
Poesie.
Mario Marchisio,
"La falena sulla palpebra.
Poesie gotiche 1973-2007".
Con una nota di Giorgio Linguaglossa.
mercoledì 6 febbraio 2013
Ennio Abate,
Riflessione sul fare gruppo
a partire da un'intervista
ad Umberto Eco.
Gianni Iasimone,
da "Chiavi storte".
martedì 5 febbraio 2013
Natasha Trethewey,
da "Bellocq's Ophelia".
Dalla rivista HEBENON (Nota in Appendice)
Testo e traduzione di Giorgia De Cenzo
Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans. Natasha Trethewey, ispirata dalle foto
di Bellocq, ha dato voce nelle sue poesie al personaggio immaginario di Ofelia, una delle
prostitute di Storyville, una donna di sangue misto, dalla pelle chiara che narra la sua
storia. Sempre messa in mostra, esposta come una sorta di animale esotico o fenomeno da
baraccone per questa sua duplicità di donna bianca all'apparenza ma dal "sangue nero",
Ofelia ci parla della sua condizione di mistosangue nel Mississippi dei primi del '900, del
suo difficile adattamento alla vita nel bordello e del suo incontro con Bellocq. Bellocq
non solo la fa posare per le sue fotografie, ma le insegna l'arte della fotografia. Attraverso
l'arte fotografica, Ofelia riesce finalmente a ritrovare una nuova libertà, passando dallo
stato di donna-oggetto osservata da occhi esterni (gli sguardi dei clienti del bordello o
l'obiettivo di Bellocq) a quello di osservatrice attiva in grado di esplorare il mondo
esterno e il mondo dell'anima attraverso l'obiettivo della macchina fotografica.
growing out of the pond, floating on the surface
around her. The young woman who posed
raised upon her white skin. Ophelia's final gaze
aims skyward, her palms curling open
lunedì 4 febbraio 2013
Flavio Almerighi,
Poesie.
pensa che dilemma
un variété di fogli, ninfee
e militari in libera uscita,
i calci d’alba al mattino
e gli onerosi passi
senza olio né caffè
vorrei salutare ridendo
tutta la pioggia a venire,
invece ho intorno
un’urgenza circondariale
di pianto a lenire
e amorevoli braccia
Giorgio Linguaglossa,
I polinomi perifrastici
di Bruno Galluccio.
venerdì 1 febbraio 2013
Denis Towey,
Tardo pomeriggio.
Con traduzione e nota
di Paolo Pezzaglia.
SEGNALAZIONE.
Dal blog "Poesia & poemas:
Vinicius de Moraes
L’avere (O haver) di Vinícius de Moraes
Resta, al sommo di tutto, questa capacità di tenerezza
Questa perfetta intimità con il silenzio
Resta questa voce intima che chiede perdono di tutto:
- Pietà! perché essi non hanno colpa d’esser nati…
Resta quest’antico rispetto per la notte, questo parlar fioco
Questa mano che tasta prima di stringere, questo timore
Di ferire toccando, questa forte mano d’uomo
Piena di dolcezza verso tutto ciò che esiste.