di Ennio Abate
a
Franco Arminio
prossimi
a te/ a villa literno
non
distanti da me/ nella piana d’albenga
ci
sfiorano
e
ovunque il merletto d’indifferenza
godereccia / l’europa
addosso si ricama
vanno
dai giacigli di cartone e vecchi stracci
da
vecchi serre inutilizzate / ai
campi di lavoro
(non
sul prato,
non sul tuo
prodigio alla clorofilla)
ma
alla fabbrica a cielo aperto
e
per quattordici ore a tremila lire pagate ciascuna
dall’alba
inizio della rapina
alla
sera
(nell’ora
per
te
scalena del commiato)
quando
sul rettilineo che corre da ceriale ad albenga
nigeriane
e brasiliani svendono i corpi accomodati
e
senegalesi accampati lungo il fiume
mangiano
erbe
spiando
inerti i coiti altrui
e
ragazzini sfrecciano in moto e auto
gridando
bastardi e promettendo botte e piombo
non
la
malinconia
provano ma sozze paure
(e
tu candido ebete non vedi che l’arcadia,
glaucoma dei poeti!)
(23 settembre 1989)

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