giovedì 13 novembre 2025

stazione



di Ennio Abate


convegno di povera folla infreddolita stanca

e muta e va vieni andirivieni

di solitudini inceppate

che si sono appena adesso disperse

e mi lasciano a proteggere

‘sto cagnolino fermo come un soprammobile

o secco e rigido di morte

una conclusione, dunque



e vado con un mio fratello ombra che mi tiro per mano

in cerca di una strada insolita, una scorciatoia

ma per dirupi o scogli deserti

incombenti su strade poco visibili

abissi di periferia, capogiri da terrazzi e - immagino - da grattacieli


unico passaggio azzardato:

una parete liscia e solo un sentiero di cocci ben murati

da traversare senza fissare in basso

i gorghi l’asfalto il vetro luccicante di un mare?

e non una fune un appiglio un corrimano

rinunciamo indietreggiamo io e la mia ombra fraterna

non sappiamo se di là più luce se vita più dolce ci sia

restiamo aldiquà

in un terreno piano fuori mano

senza segni di vita

(ricordi il film dell’iraniano Kiarostami * mi pare)

dove altri aspiranti suicidi si allenano

ingoiando disciplinati praline di psicofarmaci

e sorseggiando perché si quagli nello stomaco un amalgama duro

contro le pareti sanguigne

e s’addormentino

smettendo l’inquietudine le parole i discorsi


24 novembre 1997




* https://www.cinematographe.it/rubriche-cinema/registi-iraniani-migliori/


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