istante afferra immenso eterno sconosciuto coscienza onde del campo nulla riflette il lago in superficie
istante afferra immenso eterno sconosciuto coscienza onde del campo nulla riflette il lago in superficie
A una volpe saputella Borbottavan le budella. Da più giorni non mangiava Le saliva già la bava All’idea di un bel desco
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di Roberto Bugliani
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Da un’ombra gli amici morti
annunciavano: vorremmo aiutarvi.
Impossibile, tra me dicevo. Esitavo,
però, e, per non rompere con loro,
cominciavo: siamo tanto diversi.
(Voi morti ormai, noi vivi, intendevo).
In sogno ancora vi parliamo, dicevano.
Più in allarme, allora, mi chiedevo:
come fossimo vivi? o tutti già morti?
E, per uscire dal dubbio, proponevo:
su, prendiamo un caffè insieme.
Ma no. Volevano restare nel sogno,
non uscirne. E in coro insistevano:
aiutarvi, guidarvi, passarvi la nostra
saggezza.
Sempre scettico aggiungevo: come
riconoscervi? Siete in una folla
immensa. E stizzito: O avete continuato
a invecchiare e a capire più di noi?
Solo morendo, potremmo darvi retta.
Sorridevano ora: con le vostre guerre
che fate, se non morire e far morire?
Troppo ingrossate il popolo dei morti
e trascinate nella nostra ombra
l’azzurro del cielo e del mare, il vento,
gli amori. Avvertirvi, fermarvi, vorremmo.
(9 settembre 2024)
Nella stanza da pranzo
di casa mia, di adesso.
Piatti sporchi, posate.
Sparecchiavo la tavola.
Attilio dall’ombra
mi mostrava un giornale
- uno speciale de il manifesto
di una volta.
Oggi è la sinistra che governa:
mi annunciava serio.
Stupito io. Come può essere? - tra me dicevo - E’ cosa contraria a quel che pensiamo da anni.
Non volevo però contraddirlo.
E ho cominciato: Attilio,
siamo diversi ma possiamo
ancora parlare ...
E per farlo più a lungo possibile:
Prendi un caffè con me, gli proponevo.
(31 agosto 2024)
Riflessioni sotto forma di filastrocche
di Rita Simonitto
Il Signore del Creato Dalle critiche turbato
A rapporto chiamò i suoi.
“Ecco qua: affido a voi
Di andar di qua e di là
E dirmi poi ciò che non va.
No rimborsi ‘piè di lista’
Tranne qualche intervista.
No incontri pilotati
Per sgamare risultati
Che esprimono dissenso
Ricevendone compenso”
RICORDANDO MASSIMO GORLA1
Da
lui. Un saluto. Un blando incitamento.
Il
verbale concitato del suo ’68 a Parigi.
In
una fredda sera – quando? - un comizio.
Voce arrochita in
piazza Missori. Milano.
Autunno
amaro e greve di Piazza Fontana.
Ero dei loro. In riunione. Lì
vicino. In casa
di Rota. Udimmo il botto. Sarà
una caldaia?
La
caldaia era l’Italia. Assassini gli idraulici.
Scantinato
di via Giason del Majno. Prima
raccolta di figurine proletarie.
Tasselli
della classe dai turni intorpidita. Untumi
familiari.
Fumo di sigarette. Discorsi
di speranze. Nuova pataria di
operai
di studenti di immigrati. Inermi. Corrucciati.
Non
più nenie. Scarpe impacciate poi sulla
ghiaia di via Vetere.
Muti nelle conferenze.
Per anni continuò la
spola. Da Cologno
guanto del Sud terrone rovesciato. A
Milano
clessidra di grigia polvere lussuosa.
Ohi,
Berto presto morto. Cauto il Vincenzo
alla Manuli. Donato
all’Innocenti solitario.
E Ambrogio irruento. E
Linda suicida.
E Aurelio, Michele, Luigi ed Emilio. Più
assottigliate le parole. Sfuggenti gli sguardi.
Con pietosa velenosa coda ripensammo la fine.
Fu
dolce stil novo collegiale, Attilio? Se fu
tra di voi fu. Se fu, non staccò mai i già affini
per
prebende sindacali aziendali e statali. Né
sciolse gli
ammassi. Degli sfigurati dalla fatica.
O dei ricchi di
capitale. Dei cinici arrivisti.
Dei di più conoscenze e di
bombe provvisti.
Resta
un’eco, un brusio la nostra scienza.
(16 novembre 2004/ 29 settembre 2009/ 23 agosto 2024)
1 Massimo
Gorla. Cfr.
https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Gorla
PER
POETI E POETESSE NAVIGANTI NELL’OMBRA DELLE PAROLE, SGOMITANTI
NELLA CACCIA SPASMODICA AL MISTERO E IGNARI DELLA REALTA' CHE I LORO
PIEDI CALPESTANO
L’importanza
di una più attenta riflessione sulle scritture di servizio è per
Fortini un atto necessario di educazione culturale lontana da ogni
specialismo o boria professorale:
di Ennio Abate
Su Poliscritture la pubblicazione di un articolo di Marcella Corsi anche le tartarughe forse nella pioggia ha avviato una discussione sui vecchi temi della differenza (vera o fittizia) tra poesia e poesia d'impegno politico e sul diverso atteggiamento (anch'esso non so quanto reale e quanto immaginario) di uomini e donne nei confronti delle guerre. Ecco la mia posizione.
Prove per un approccio ecocritico ai versi di Fortini: Una obbedienza
di
MARCELLA CORSI
Per leggere l'articolo clicca QUI
di Ennio Abate
Tirando le somme (amare) dalla rilettura di due mie poesie del 2004/2007 (1).
e
le grida nelle nostre piazze?cessarono
e
gli spari?
si
smorzarono
e
le
speranze?
pure
ora
impuniti
tramortiscono
giovani
donne
operai
immigrati
braccianti
e
altrove?
torturano
e
ammazzano
sempre
lasciando viva
una
vittima
che piangendo
narri
dall’opulento
schermo
occidentale?
no,
lì si raccontano
le
serpi
più belle sorridenti
e
orride
dunque?
bestiole
offese
vite
inermi
barcollanti
speranze
voi, non vi ascolteranno
secca è la rosa rossa nel bicchiere
Possiamo solo morire?
....
23 giugno 2004
Appunti
Riordinadiario
moltinpoesia 2002
di Ennio Abate
1.
Alla
poesia italiana la storia è ignota, non si assume il proprio stato
storico (96) |
[La
storia è storia dell’anima, cioè non-storia (105). Vari
esempi: Saba: «Il tempo entro cui si dispongono le esperienze… è
cronologico-biografico, con i suoi riferimenti a casi familiari e
sentimentali, nel senso di un romanzesco privato o microsociale,
mentre gli eventi sovraindividuali – prima guerra mondiale o guerra
del «fascista abbietto» e del «tedesco lurco» - restano sullo
sfondo (106)
Ungaretti: in lui il tempo è categoria
metastorica, neppure psicologica (106).
Montale: il tempo si
cerca… in prossimità della «crisi» esistenziale… i riferimenti
agli eventi sociali e civili s’infittiscono, ma si tratta di un
mondo «disertato da esseri umani e attraversato solo da messaggi
cifrati, da angeli travestiti da demoni… e da lemuri animali, la
riduzione degli eventi umani a quelli naturali e della guerra a
«bufera» è continua e spontanea (106)
Mentre nella poesia
recente (fine anni ’50, quindi siamo alla poesia
critica di Majorino)
«passato, presente e futuro tendono invece a riferirsi a eventi
collettivi, su quelli si ordina la biografia.
Il passato è
l’infanzia e la giovinezza ma anche e più spesso il tempo del
fascismo…
questo
inserimento delle biografie in un complesso di eventi ha voluto dire
anche inserire il proprio passato e il proprio futuro nel passato o
nel futuro di un popolo, o classe o genere umano (107) ]