domenica 17 ottobre 2010

Martedì 19 ottobre 2010:
Ripresa del Laboratorio Moltinpoesia
alla Palazzina Liberty


Cara/o amica/o
ti segnaliamo la ripresa del Laboratorio Moltinpoesia, il prossimo martedì19 ottobre.

Che ne dite del laboratorio Moltinpoesia?

Si riparte. Proposte e suggerimenti.

a cura di Ennio Abate            

Apertura dei lavori del laboratorio, che compie, insieme alla Casa della Poesia, cinque anni!

La Casa della Poesia, 
Palazzina Liberty, Largo Marinai d'Italia 1,Milano - Ingresso libero

Confidando di avervi tra il nostro pubblico e in una vostra diffusione,
vi inviamo i nostri cordiali saluti

Ufficio Stampa - La Casa della Poesia

 
Come raggiungere con i mezzi pubblici la Palazzina Liberty Largo Marinai d’Italia – Milano:
Tram: 12 - 27
Autobus 45 - 60 - 62 - 73
Filobus 92

sabato 16 ottobre 2010

Eugenio Grandinetti
CHE BELLA PAROLA




Che bella parola “democrazia”
voglio gridarla in mezzo alla via,
voglio diffonderla in tutta la terra
anche a costo di fare la guerra.
Fare la guerra non è tanto male
se si persegue il grande ideale
di assicurare l’egemonia
ai finanzieri di casa mia.
La sola cosa che oggi ha importanza
è l’andamento della finanza
che non dovrebbe aver cedimenti
perchè i ricchi non si lamentino.
Che si lamenti la vile plebaglia
perchè si mandano alla battaglia
soltanto poveri e diseredati:
tanto per questo vengon pagati.---
Vengon pagati con pochi contanti
che però a loro paiono tanti.
Paiono tanti perchè col salario
si riesce a stento a sbarcare il lunario
ma chi delle armi esercita l’arte
mangia e mette qualcosa da parte.
Certo in guerra si può morire
e nessuno può aver da ridire
ma muore pure per qualche incidente
chi va a lavorare per poco o niente.
Quello che conta è che vada avanti
questo sistema di acquisto in contanti
d’uomini che vanno a lavorare
o vanno in guerra a farsi ammazzare.

4 POESIE di Maria Maddalena Monti











ASSENZE

Il nostro giorno
si popola
di assenze.
Silenziose e assorte
ci accompagnano.
Cerchiamo
illuminante la risposta,
saldo il calore
di un abbraccio.
Ci rispondono bisbigli,
frammenti di parole
e la carezza
è un alito di vento.

BRACCIO DI FERRO TRA IO E NOI

DISCUSSIONE
Il braccio di ferrto tra IO e NO



nel Laboratorio MOLTINPOESIA


Il blog ha ripreso ritmo. Ho messo il contatore delle visite e in poche settimane  dalle centinaia iniziali siamo  arrivati a 2271 (oggi 16 ottobre 2010 ore 9,30 circa). 
Soddisfatti? Sì.
E' un bene che il blog sia la vetrina dei vari io poetanti (con nome e cognome) presenti nel Laboratorio.
(Non di tutti in realtà e gli assenti sono invitati ad esporre anch’essi il loro io  al più presto per avere un quadro completo di come sia composto questo moltinpoesia).
E, invece, un difetto che il noi si faccia sentire poco.
Mi sbaglio?
Propongo una verifica:
tra tutti i post finora pubblicati (compresi quelli in archivio) quali secondo voi, mettono in primo piano il noi  o un io/noi?
Aspetto risposte e discussione
Un caro saluto
Ennio

venerdì 15 ottobre 2010

VERSO FANO. POESIA DI VIAGGIO di Leonardo Terzo











Dolce e chiara è Luciana
E senza accento
Di viltà, d'eroismo o passione mondana,
E di lontan rivela senza fremito
Un sorriso di statua mussulmana.
Ride se ridi, oltre l'emicrania;
Bacia se baci, meccanica e gentile,
Fedele e onesta alla propria inumana
Gioia asseverativa.
Senza costumi decifrabili
Fra Milano e Bari,
Né pensieri impuri,
Fra Polignano, San Severo e Ostuni.

giovedì 14 ottobre 2010

2 POESIE di Giuseppina Broccoli











Era la casa

Ragni e gechi
ora, nella casa
dove nacqui.
Non più convolvoli,
non più grappoli.
Tu piangi
le dinastie tra gelsi e nespoli.
Aspetti che io ritorni ancora.
Nella culla bruciano
le labbra mie che ti pronunciano.
Tu non hai nome
e ti consumi in palpiti di pena.
Non tremi della tua penombra,
incatenata tutt’uno con la materia
del mio canto.
Allunata,
assolata,
solitaria,
dissolvi le tue membra nel silenzio.
Ti ho posseduta con la mia presenza,
or remota,
or languida.
Mi fai paura,
tu odori del mio sangue passato.
Al portico i rovi,
gli olmi all’orto devastato.
Si rinnovi l’incanto dei campi di grano
nelle tue finestre,
tremino i cancelli nella tua barbarie.
Rovente occhio,
tu pulsi davanti al mio destino mentre
il cuore trema fra salici e pioppeti.

Borgo sul Garigliano

È un paese il mio paese
che quando torno
mi mancan le parole.
È un paese il mio paese
che quando torno
tutto è rimasto
come l’avevo lasciato.
È un paese il mio paese
che quando parto
mi tornan le parole.
È un paese il mio paese
che quando muori
non ti piange più nessuno.

EXPO di Augusto Villa



 
 
 
 
 
 
 
Dea bendata
ben-di Dio
Christian Dior.

Orgoglio la patria
gol gol gol.

mercoledì 13 ottobre 2010

CRITICA Leonardo Terzo:
Quattro premesse e un commento
a FINE ESTATE di Emilia Banfi (Semy)


Fine estate

Nelle mie piazze
e nelle mie case
tra le ombre calde
di un mese d'estate
ho visto passare
la mia gioventù.

Aveva un abito a fiori
di quelli teneri
che durano un giorno,
correva in quel posto
che sa di segreto
dove la vita
s'intreccia col tempo
dove il canto
di un usignolo
col freddo di neve
annuncia il passo del vento,
ti chiede chi sei
e tu gli rispondi
- Son quella dell'anno passato
  son qui come allora
  dimmi che nulla è cambiato.-
    
Emilia Sergio

Quattro premesse e un commento, di Leonardo Terzo

Prima premessa: Northrop Frye, nella sua Anatomia della critica (1957) lamenta spesso di non avere a disposizione una terminologia che permetta di individuare e descrivere in modo appropriato e condiviso i fenomeni letterari che incontra nella sua esperienza di lettore e di critico. La stessa cosa capita a tutti i commentatori che percepiscono certi effetti della poesia, ma non sono sicuri di saperli descrivere accuratamente per mancanza di una terminologia stabilita. Per questo mi sembra talvolta, nel parlare di questa poesia di Emilia Sergio, di tentare di spiegare le percezioni e le intuizioni che probabilmente tutti abbiamo nella lettura, senza essere sicuro, magari per mia ignoranza, di saperle comunicare.
Seconda premessa: l’analisi esplicativa di una poesia, non può essere piacevole come la lettura, perché la poesia è una sintesi alchemica che ottiene l’effetto del piacere, mentre la critica smonta la costruzione sintetica in glosse analitiche, appunto, dove il piacere musicale si perde, e quello razionale è aleatorio.

martedì 12 ottobre 2010

DOPOGUERRA una poesia di Emilia Banfi


 
 
 
 
 
 
 
 
Ora
scende il buio sui sepolcri
dal sangue volano i rapaci
la neve fresca compie
l'ultimo lavacro.
 
Impronte di fango sul prato,
ancora un passo,
una carezza, un bacio
nel sole l'impazienza
della prima margherita.
 
La guerra non arriva alla radice.

Sveva che nella luce danza 2

UN GRANDE POLITICO di Emilia Banfi


Ostentava felicità
brillava di colori
come quei fiori finti
che si portano al cimitero.

NOTTURNO di Luisa Colnaghi











Notturno

Scoppiano i tuoni sul tetto
il vento colpisce sui vetri
rovescia la pioggia
la casa è tormentata.

Sorpresi nel buio si ascolta
tutto il rumore
con occhi feriti dai lampi
si attende la fine.

Una sirena lacera l'aria
denota un breve interludio.
Poi è silenzio, tutto è cessato
e la notte diventa più cupa.

La casa sembra addormentata
ancora i sogni tornano danzando
leggeri come fantasmi,
ombre nel ritmo del pendolo.

Per la la traduzione in lingua inglese:

VERDEMELA di Mayoor

“Sai cos’è? Fanno così perché cercano di ottenere qualcosa.
Poi, dopo, si arrendono.”

La telefonata  che ascolto è rumorosa, di fretta. Una sbrigativa serie 
di ipotesi tutte volte al positivo, di frutta, ma troppo dolci.


L’architettura dei viali è mal riuscita, fanno meglio le ombre, il caffè
ma lo spazio tra le cose è pulito. C’è nell’aria un amorevole daffare montano.


Il senso gentile della decenza è nei figli mattinieri ancor nelle lenzuola. 
Ristrutturazione del capodanno duemila.  Strade interrotte, pochi pensieri
frenetici tecno pizzaioli. Null’altro, mi pare.


Forse più tardi una spoglia insalata di riso, la stramba versione acustica 
di Eric Clapton.  Camicie col colletto aperto, meridionali del nord-est
sudisti dell’ultimo piano, centinaia di persone gemelle che non si guardano.
Visite della finanza sui piatti coreani ancora vuoti.


Scrivere certe mattine è scartabellare. Nessuna parola liquorosa, troppe 
fette di sole. I semafori tutti rossi. 

“Non può mettere la moto qui”
“Un attimo, mi sta suonando il telefono...”
“Lo dico perché...”

Guardo guardo. Un piccione prende il volo.


Oh, come una stella del Louvre una ragazza si affaccia nella vetrina.
Guardo, mi guardate.  

Di qualcuno che passa si nota la suola delle scarpette tra i passetti rapidi. 
E’ verde.  

Il futuro dovrà pur cominciare da un colore. Un verde mela, ma finto
molto finto.

lunedì 11 ottobre 2010

FARE IMPROVVISAZIONE

http://www.lascighera.org/slam/audio/by/title/improvvisazione


Per ascoltare l'audio cliccare sul link 


Questa registrazione è tratta da un reading che si è tenuto tre anni fa a Milano. Per la precisione si trattava di un Poetry slam. Presenti 150/200 persone. L'autore, Marco Dedonato, avendo vinto la competizione fu chiamato al microfono per leggere un ultimo testo. E lui cosa fa? Guarda il pubblico negli occhi, uno ad uno si potrebbe dire, e incomincia ad improvvisare sostenuto unicamente dalla sua buona volontà. Si comprenderà quindi perché il senso della composizione e la struttura dei versi possono sembrare approssimativi. Quello che so io è che non ne conosco tanti che abbiano questo coraggio. 

E' trascorso del tempo da allora, ma con Marco, più me, M.Liberatore ed Elisa Brigida, abbiamo costituito un gruppo,  un laboratorio dove si partecipa solo improvvisando poesia. Di fatto si tratta di una palestra per fare esercizio di creatività poetica, ma abbiamo scoperto che la poesia improvvisata con l'uso della voce ha le sue assurde regole, regole che sono parecchio diversa dalla poesia scritta. 
Secondo me, pur considerando che la tradizione orale è antichissima, e dicendolo non senza una certa presunzione, è arte nuova. Nuova in quanto non si avvale della rima, ne' di altra metrica... nessun tempo musicale che la sostenga. 

Chi volesse partecipare mi contatti, non costa nulla e, ovviamente,  non servono carta e penna. 
mayoor@fastwebnet.it

domenica 10 ottobre 2010

STUPRO di Emilia Banfi










Piccolo fiore rosa non fiorire
questo prato non fa per te.
Ti hanno stretto alla corolla
e tu chino come in grembo
hai lasciato la tua linfa.
Piccolo fiore viola non fiorire
questo prato non fa per te.
Irruente veleno nel tuo stelo
in attesa della sua rugiada
ritto e verde caldo di sole.
Piccolo fiore non fiorire
questo prato non fa per te.
Non polline, non profumo
sarà di te, del tuo colore
e dell'ape che verrà a cercarti.
Piccolo fiore nero non fiorire
questo prato non fa per te.

Giuseppina Broccoli: Due poesie

 














Vita su morte

Il Nellie risaliva il grande fiume,
uomini ingenui guardavano impietriti.
Dov’era il bianco e dove il nero?
Cuore di tenebra sussultava,
ma l’anima non si scuoteva.
Schiaffeggiati dalla civilizzazione
accettarono la sopraffazione.

Stelvio Di Spigno: 3 poesie da “La nudità”



 

Fine settembre


Si presentano a orari in cui ognuno prende il volo,
verso le sette di sera quando ancora c’è il sole,
e con i loro gridi prendono forme umane,
un gigante, per esempio, o un volto conosciuto,
tanto che l’occhio non distingue il perché del movimento
e vorrebbe saperne di più, ma questi stormi
fanno a gara con corriere e treni di fortuna
a sparire per primi, risucchiando                         
il brusio dei pendolari, la stanchezza dei passi,
la finzione di tutto.

Vanno dove si disperdono altre voci,
questa volta scaturite dalle case in lontananza,
e c’è chi come noi ricorda vagamente
dove abbiamo ascoltato per primi
le parole che non hanno ritorno. 

sabato 9 ottobre 2010

Novità ottobre 2010 sul sito POLISCRITTURE




Giorgio Mannacio

NASCITA E MORTE
DELLA POESIA IMMORTALE



Prefazione
Un’elegante strada di Milano è dedicata a Enrico Panzacchi,modesto versificatore vissuto dal 1840 al 1904. Quanti panzacchi vivono , oggi, che non saranno ricordati post mortem, domani? ( Riflessioni di un anonimo )
I.
Voglio parlare della poesia e dei poeti fuori dagli schemi e senza schematismi. Anche in un periodo di crisi economica il prezzo della carta resta alquanto basso. Per scrivere poesie non occorre una penna preziosa, d’oro e dal nome illustre. Bastano una biro ed una pila di fogli anche riciclati. Alcuni si sono accontentati del margine bianco dei giornali. Un’inezia in confronto ai blocchi di travertino pretesi da alcuni scultori. Ci sono, poi, di fronte alla scultura, alla pittura, all’architettura tutta una serie di virtù pratiche e di conoscenze teoriche delle quali il poeta fa tranquillamente a meno. La poesia è - tra le arti - quella meno costosa e più semplice da realizzare. E’ quasi naturale che sia anche la più diffusa. L’alfabetismo di massa l’ha resa simile ad un diritto azionabile in giudizio. Così stanno le cose.
[CONTINUA. Per leggere tutto clicca su "NASCITA E MORTE DELLA POESIA IMMORTALE"]

[A cura di E.A.]


2 POESIE di Luciano Roghi












La pendola

Estraneo al futuro,
il rintocco esibiva un suono scordato, interrotto.
Il pomeriggio scoccava: noia, inverno e sole
intorno all’abbandono.
Un cumulo di minuti innevati,
non chiudevano l’ora d’infinita durata.
Neppure il buio l’ha soccorsa.

__________________________

NOSTRI INQUIETI SIMILI: il critico Giorgio Linguaglossa

La nuova poesia modernista italiana (1980-2010)

02 luglio 2010




Intorno alla poesia contemporanea si muovono riflessioni, pareri, critiche. In questa sezione desideriamo raggruppare alcuni interventi che sono seguiti alla pubblicazione del volume di Giorgio Linguaglossa dal titolo "La nuova poesia modernista italiana"  e ad una successiva intervista all'autore a cura di Luciano Troisio.
Sulla destra della pagina tutti gli articoli correlati, in punta di penna.

Per leggere gli interventi sul libro di Linguaglossa sul sito della LIETOCOLLE clicca:

http://www.lietocolle.info/it/la_nuova_poesia_modernista_italiana_1980_2010.html

[Segnalazione a cura di E.A.]

NOSTRI INQUIETI SIMILI: http://www.abrigliasciolta.it/

sette esemplari diversi di carovana dei versi
un’azione poetica lunga 7 edizioni, 55 autori pubblicati, centinaia di performer nascenti, emergenti e affermati e lo spazio libero per l’ospitalità quotidiana di Mohammed Bennis

otto ottobre duemiladieci

Sette anni di esperienza, sette anni di conoscenza, decine di autori pubblicati e ripubblicati tra le centinaia che hanno articolato i recital performati.
Un itinerario comune, libero da ogni etichetta se non quella abrigliasciolta, che si è prestata ad ogni esigenza di promozione letteraria e culturale. Colpendo nel segno e generando tante piccole cellule impazzite semplicemente con l’attivazione delle capacità fondamentali dell’uomo.

venerdì 8 ottobre 2010

3 POESIE di Alberto Accorsi

















E’ Guerra.

Che ognuno giochi le proprie carte!

Motorizzazione
Polluzione
Globalizzazione

Aereoplanini
Barchette
Gelsomini

2 POESIE di Grazia De Benedetti

 

 

 

 

 

 

 

Vuoto

 Vorrei trovare parole di rosmarino
che lasciano la scia
e sanno d'amaro e di ricordo.
Vorrei trovare parole di cardo,
irte di spine, nel graffio è il loro segno,
cautela e riflessione,
Vorrei trovare parole di menta,
fresche e nuove
per inventare orizzonti.
Vorrei trovare parole di verbena,
verde di foglie, fiori nasconde azzurri
un giorno forse potrebbero sbocciare.
Vorrei trovare parole non so dove cercare
smarrita m'aggiro tra siepi di labirinto.
Prima che venga notte vorrei parole trovare.

2 POESIE di Augusto Villa

Pensieri di notte
S'agita
il verde, mio
mare di fiele e
muta
è la rabbia
che sale
che cresce
travolge
tradisce

la notte

che svuota
sfinisce.

giovedì 7 ottobre 2010

GUFI E CIVETTE di Luisa Colnaghi, Ed. LietoColle


         

Report di Luisa Colnaghi sul 
2° Festival dei gufi 2010, Castello di Corticelli, Nibbiano (Piacenza)

Al convegno che si è tenuto il 2 ottobre  hanno partecipato ornitologi e studiosi nazionali e internazionali per parlare  degli strigiformi, oltre 150 specie in tutto il mondo.
L'evento ha dato luogo a molte  manifestazioni che si sono svolte contemporaneamente nei tre cortili e nelle sale del Castello per due giorni: presentazione di libri, riviste, DVD,  mostre fotografiche, dipinti, oggetti di legno e ceramica, gingilli e quadri con raffigurazioni di gufi e  civette e brevi corsi didattici per i bambini presenti.

La poesia è stata introdotta  con il libro di poesie GUFI E CIVETTE di Luisa Colnaghi  Ed. LietoColle.  La presentazione avvenuta il 2 ott. è stata  arricchita dalla lettura di poesie  che parlano della civetta e dei gufi. Il libro racconta la natura e la campagna ed è ambientato nella pianura lombarda, per questo motivo il titolo fa riferimento ai simpatici e affascinanti uccelli notturni che appaiono come  vecchi saggi e filosofi pensatori di questa verde campagna.

Rita Simonitto POESIE


Sera

Lievità di sera il cavallo piange.
Nebbia d’unghia bruciata
rende lattescente la contrada
e offusca i contorni delle cose.
La soffusa dolcezza illanguidisce
i sensi ma non paga
la perduta ebbrezza della corsa
miraggio ormai vetusto
seppur ancora valido
a contrastare il tiro quotidiano.
E il morso.

(30.03.1982)

J. JOYCE'S FINNEGANS WAKE, conversazione di Giuseppe Beppe Provenzale



Quando la foto arrivò a Messina Dn. Eleonora  Provenzale de Petro restò perplessa. Suo figlio Giuseppe, a due anni dalla fine della guerra, aveva assunto un’aria da gagà. Non riconosceva l’aria strafottente che sfidava l’obiettivo, gli anelli alle dita e uno sguardo girato come sfida. Con polso morbido vergò poche righe, affidate a una busta dagli angoli perfetti.
Quando a Parigi arrivò la foto di James, Nora Barnacle fu sorpresa, prese carta e penna e gli scrisse che era contenta del suo sguardo rasserenato e degli occhialini curvati con flessuosità sconosciuta.
Le lettere s’incrociarono con un biglietto di scuse del fotografo dello studio Ideal Foto di Via Madonnina a Trieste.
“Un mio garzone ha scambiato le foto, porgo i sensi pieni del mio rammarico e le mie umiliate scuse”. Un banale scambio di foto di due persone fisicamente rassomiglianti, stranieri con lo stesso anno di nascita (e morte) e l’affetto di due “Eleonore”.

2 POESIE SENZA TITOLO di Luca Chiarei

I

Sono giorni sospesi
                                               passi senza strade
sono ore tutte insieme
sono i nostri giorni
                                               a picco sulla pece

così il respiro diventa di lago
poi suono che diventa stagno      vapore
la vita logo del tuo
sereno dolore.
….
In retta e vite ora ti scavo
dentro quella terra che ci traversa
nella nera zolla che mi rivolta
cercando di tacco un punto da leva
                                                                       un fondo
un pianto che non mi lasci
            un cuore d'alga che mi riporti a galla

ed è così che alla fine accade
in ogni cosa che deve accadere
il presente che ci contiene
un lavoro che ci accompagna

allora sarà facile lasciarsi
come quella stella che affiora
nel cielo quando muore la luce.

martedì 5 ottobre 2010

VOLIDIVERSI, una sera a Lonate Pozzolo, di Giuseppe Beppe Provenzale


FREDDO ANTICO 
E TIEPIDO RESPIRO DI UNA GIOVANE INIZIATIVA




Domenica 3 ottobre a Lonate Pozzolo (VA) il freddo e l’umido dell’antichissimo convento di S. Michele hanno accolto l’iniziativa del Comitato VIVAVIAGAGGIO contrario alla costruzione della terza pista di Malpensa.
Poi il calore e la passione in una serata titolata VolidiVersi.

L'ALBERO GRAMO di Ennio Abate


Non fate morire
quell'albero gramo,
che nella mente matura
ribelli semi vermigli.
Ambascia ci porta,
ma insieme pensieri
tolti alla morte;
e carezze al futuro.

Fra lugubri tonfi d'eventi
l'ombra sua mitoleggia
nel tutto del mondo.
In brio, in brina, al buio
o nel bianco solitario,
slimitato, come potato
dal logico gioco, sta.

CUI PRODEST di Giuseppe Beppe Provenzale

Ci sono uccelli di piume leggere
dai nidi ramo a ramo intrecciati sapienti
ci sono rapaci,
uccellini
e uccelli d’alluminio povera plastica e grandi  ali
che rombano strisce di vapore per l’informazione contro  

Se un uccello cieco sbatte
contro un uccello sordo 
che non l’ha sentito arrivare
entrambi s’avvitano su 
i nimbi e i cercalavoro
che si affrontano 
gracule pifferi e flauti                                           
dove parte il cielo
e il suo misterioso rumore che impazzisce gli alberi del giardino
Giove non tuona più

Per voci bandiere e colori è pronto
l’occhio minerale di una telecamera
che rimbalza retorica globalizzata
e malessere nazionale

Ma tre minuti e visibilità non si negano a nessuno
e nessuno vi rinuncia
tanto poi c’è la pubblicità  

CERTI RAGAZZI di Lucio Mayoor Tosi (selezione)

Chi non ha tempo per l’amore vive dentro lunghe gambe sportive
e scopa da gentleman come fanno gli uomini canguro del sesto piano
quello delle dirigenze. Una razza satellitare bene attenta a non
riprodursi senza garanzie di spettacolo tra le rubinetterie
i divani di pelle e la cruscotteria del 2000.

LAST TRIP RAP di Enzo Giarmoleo

Mare
calmo
piatto
mondo
artefatto
verde
azzurro
trasparente
tartarughe sui fondali
planano dolcemente
Solchiamo la traccia
acqua nella faccia
di Fenici e
e Popoli del mare

5. AM di Augusto Villa

5.AM

Scalda le mie spalle
il profumo del caffè.

Al sole di questa lampadina
il mistero comprendo

del salto dei biscotti

della gioia

e dei pianeti tutti.

sabato 2 ottobre 2010

COLLINE TOSCANE di Fabiano Braccini












Poca ombra
sotto
le foglie argentate
degli ulivi
e cicale assordanti,
invisibili
se non per
qualche riflesso di sole
sulle ali.

venerdì 1 ottobre 2010

UN MICROFONO COSTA E LA MUSA E' PARALIZZATA di Giuseppe Beppe Provenzale

foto di G. Provenzale


















Il 28 settembre, presso la Palazzina Liberty, è  stata inaugurata la nuova stagione 2010-2011 della Casa della Poesia. Tema il “Microfono aperto”, anche se il microfono non c’era.
Erano presenti i Padri fondatori, 20 poeti invitati, 20 poeti irriducibili e una sparuta schiera di stoici, in qualche modo amici dei primi. Pochi sorrisi, qualche saluto e grande protagonista il vuoto risultante dalla conta dei presenti.

Il POETA di Luisa Colnaghi


Un  vecchio  poeta 
non trova voce per cantare la città:
polverosa, lorda di graffiti oscuri...

CERTI RAGAZZI di Lucio Mayoor Tosi

Silloge 21

Certi ragazzi sono tappetti dal cuore disperato
marginale stil novo, barbagli dell’acqua nella luce matura
barche vuote, sedie disabitate.

Chi non ha tempo per l’amore vive dentro lunghe gambe sportive
e scopa da gentleman come fanno gli uomini canguro del sesto piano
quello delle dirigenze. Una razza satellitare bene attenta a non
riprodursi senza garanzie di spettacolo tra le rubinetterie
i divani di pelle e la cruscotteria del 2000.

Certi ragazzi vorrebbero avere il sedere basso e svestito
invece le ragazze conservano una castità di ferro anche mentre la danno
come fosse una domanda, il ricciolo di un mazzo di primavere
e sanno di cucinotto, di lavanda e di una birra, una per tutta la sera.

LO SPECCHIO di Paolo Pezzaglia


Mi guardo spesso allo specchio
e non mi piaccio –
non riesco a sorridere –.

ROULOTTE di Augusto Villa


Mi regalo un concerto
a ricercar melodiche emozioni
nel canto estatico
di una Lavatrice rom
libera dall'incubo dei watt
e dal calcare.

giovedì 30 settembre 2010

LA MIA CITTA' di Giuseppina Broccoli



geme l’ orizzonte d’ alluminio
tra accordi di portoni
si trascina  adagio un tram
disfa tumulti di specchi
sperde faticosi affiatamenti
fugge sui binari la sorte
graffia il furore degli errori
tra echi febbrili, voci, fragori
frantumi di tempo
ove  palazzi alzano giacigli
su cristalli di transitorietà
il giro senza tempo della vita
è appeso al filo della mia città
ed io, qui, nel vuoto, mi specchio
in un pigro stridere di  tram


mercoledì 29 settembre 2010

2 POESIE di Luisa Colnaghi












La civetta e la luna

Sulla collina degli ulivi
la grande luna si è fermata...
splende la casa tinta di bianco,
la voce d'argento nell'oliveto
un gioco tra foglie e vento,
e fuochi effimeri di lucciole.

Nel  silenzio più cupo
- la civetta lancia un grido acuto,
- un'altra risponde  due  toni,
sfilano le ali  aperte 
senza fare rumore,
complice la valle buia...


POSTO DI MOVIMENTO di Augusto Villa




Notte magica
quella notte, fra i binari

a torear coi treni e
le stelle

gettavano rose
al buio delle lucciole.

UNA VALIGIA DI POESIE di Marilena Verri





Mi trovo confinata
e al buio
fra tante amiche
mute e silenziose.

Non oso chiedere
come ci siam finite
e certamente so
che resteremo qui.


Sono in questo sonetto,
come tante altre,
sconsolata e triste.

Spero però che un giorno
qualcuno faccia in noi
una scoperta e ci trovi

affascinanti e originali!

RELIGIONE di Emilia Sergio

Dal patibolo del mondo
urla tra i pianti
Si scagliano parole
Arriverebbero al Dio
in schiuma iridescente
non fosse per quella paura
d'offenderlo.

martedì 28 settembre 2010

BLOG di Raffaele Ciccarone


 Blog, il sole si riaccende
Anche la luna, nel blu risplende

Il buio nell’oscurità si perde
Blog, blog, blog, blog

lunedì 27 settembre 2010

REINCARNASIUN di Emilia Sergio

REINCARNASIUN                             REINCARNAZIONE
Vuraria murì                                         Vorrei morire
quand i me oss                                   quando le mie ossa
saran malandà                                    saranno malandate
e cul vent in di urècc                         e col vento nelle orecchie
chel me dis pian pian:                        che mi sussurra piano piano:
-Dai, dai ndem                                    -Dai, dai andiamo
che de chi l'è finida-                          che qui è finita.-

PRIMA RIUNIONE MOLTINPOESIA


Partigiana
te mori con mi: me insenocio
davanti de ti.)

Ela l'è magra, tuta quanta oci, coi labri streti sensa più color, ela l'è drita anca se i zeno ci
tremàr la sente e sbatociarghe ‘l cor.

giovedì 15 aprile 2010

Ennio Abate/ Perché questa poesia è debole

La poesia in questione:
 
Dal finestrino
di Marcello Cappelletti

Strade chiese macchine persone
biciclette
sirene rumori luce abbagli clacson
viette e viuzze
angeli
negozi kebab profumo puzza
statue semafori suonerie
voci alte, basse,
bianche e nere
teatri cinema cabine telefoniche
pub ristoranti lavori in corso
mattoni
felicità risate fragorose risate strozzate
risate tristi
fruttivendoli panchine sbadigli folla
follia
antenne paraboliche amore, odio, razzismo
colori oblio alberi foglie.


Sulla poesia "Dal finestrino":

In  sintonia con Marcella e Mayoor, anche a me  pare enorme lo scarto tra il valore di questo testo e l'impeccabile abito storico-teorico-letterario che Leonardo troppo generosamente gli vuole fare indossare.

lunedì 12 aprile 2010

Ennio Abate/ Letterina postpasquale ai Moltinpoesia

Che rilassato andamento schizofrenico!

Che tenui dialoghi tra sordi!

Che belle divagazioni

da un pensiero sapienziale

(“La follia non è una faccenda per soli psicanalisti,

ma contiene risorse di contenuti preziose per tutti”)

ai dubbi sul dire o non dire

IO in poesia,

ai ricordi di antiche pasque,

alla segnalazione di nuovi poeti!