Dopo l’iperrealismo (con il correlativo speculare di un certo espressionismo in poesia) che è stato in auge in Occidente fino agli anni Novanta, oggi sembra prevalere, anche nella poesia in dialetto, tra le ultime generazioni, il genere intimistico. L’intimismo di Lucia Gazzino infatti predilige l’ingrandimento progressivo delle unità verbali prese ognuna per sé e le collega con elementi asintattici, con congiunzioni o particelle avversative, costruendo una sintassi liquida, come in sospensione, in emulsione. In questo modo gli elementi significanti e sonori del linguaggio, come accade in queste poesie in dialetto friulano di Lucia Gazzino, vengono esaltati ed ampliati. le parole diventano parole-immagini. Procedura già anticipata da un quarantennio da un film come Blow up di Antonioni, dove un fotografo, che ha scattato numerose fotografie in un parco, rientra nel proprio studio, e qui viviseziona le immagini attraverso ingrandimenti successivi e arriva ad identificare, stesa dietro un albero, una forma supina: un uomo ucciso da una mano armata di rivoltella che, in altra parte dell’ingrandimento, appare tra il fogliame di una siepe.
sabato 7 luglio 2012
Giorgio Linguaglossa
Su "L’appropriato governo del fuoco"
di Alessandra Palmigiano
Alessandra Palmigiano L’appropriato governo del fuoco La Vita Felice, Milano, 2012
Non siamo proprio alla teatralizzazione dell’io come avviene
nel genere di poesia frequentata nell’occidente dell’epoca della stagnazione ma
in un sotto-genere che elegge il «tu» quale destinatario dei testi-missiva;
Alessandra Palmigiano opta per l’esplicita forma dialogica del «tu» e parla con
un misterioso lettore «implicito», una specie di «doppio» (?) della propria
coscienza, oppure con il lettore spettatore, etc. Leggo nel risvolto che
l’autrice si occupa di «logica»; e non c’è dubbio che è una poesia che riscuote
il plauso della sfera razionale del lettore senza penalizzare, direi, neanche
l’emisfero deputato alla immaginazione del lettore. Palmigiano racconta sempre
un evento preciso (un non-detto, un implicito) con il massimo risparmio di
parole e con il massimo di elusività, ecco la ragione della incisività del
verso lineare di questa poesia, che termina proprio lì dove deve terminare, ma
il significativo è nel verso successivo: si nasconde in una omissione, in un
patto tacito, nella elusione, nel non-detto. La traduzione in inglese dei testi
ci aiuta a metterci in consonanza con il linguaggio dell’autrice, se non altro
per la nota predilezione dell’inglese per le forme attive e pragmatiche.
giovedì 5 luglio 2012
Raffaele Piazza
Poesie
Nuvole e Alessia
1
Da dove tu
sei, in via Petrarca,
vedi la
stessa nuvola, mi dici,
nel mio da
Piazza Dante
scorgerla e
2
il telefono
a unirci in voci
nel coro di
questo postmoderno
occidentale.
dici la nuvola
si sfiocca
in forma di cavallo
candido il
cielo sopra Napoli e
Lucio Mayoor Tosi
Gente, scoiattoli, formiche
The construction of Empire State Building
come
precipitasse, e non si sa dove finisca.
Occhi vispi
di uno scoiattolo impagliato.
Gambe
lunghe che non si sa dove finiscano:
Qui è pieno di gente
Come quando
vedi una formica sul piano della cucina
e
dici:
E' pieno di formiche.
mercoledì 4 luglio 2012
POESIA VOLANTINO
Inesistenti.
Dialoghetto tra Samizdat
e un democratico
alzano la testa e scendono in lotta.
Questa mattina, 4 luglio 2012, è iniziato..
Cosa? Lo sciopero dei lavoratori
della COOPERATIVA INESISTENTI
Che fa ‘sta cooperativa?
Cerca di lavorare, di eseguire
l’imballaggio dei prodotti di cosmetica
per conto dell’azienda INNOMINATA S.P.A.
martedì 3 luglio 2012
PER UNA POESIA ESODANTE
Ennio Abate
La poesia passata a contrappelo.
Un nodo: Montale-Fortini-Mengaldo
lunedì 2 luglio 2012
Marcella Corsi
Richard G. Kerschhofer.
Da una conversazione
a due traduzioni
Una conversazione con
Claudia Hochstrasser mi ha fatto conoscere alcuni versi – da un blogger
erroneamente attribuiti a Kurt Tucholsky – di Richard G. Kerschhofer, autore
tedesco che nel 1929 li pubblicò sulla rivista austriaca "Zeitbuehne" con lo pseudonimo di Pannonius. Viene voglia di
riproporli per la completa attualità che conservano dopo oltre 80 anni.
Giorgio Linguaglossa
Su "L'equilibrista dell'oblio"
di Zingonia Zingone
Zingonia Zingone L’equilibrista dell’oblio Equilibrista
del olvido Raffaelli, Rimini, 2012
Ho assistito di recente alla presentazione del volume di poesie di Zingonia Zingone (poeta e
scrittrice bilingue: italiano spagnolo) al Santuario delle Tre Fontane in Roma e ne ho tratto una impressione
positiva. Il libro l'ho trovato vivo, intenso, a tratti anche struggente, ingenuo
e sentimentale se diamo a tali termini il senso che gli dava Schiller nel suo
famoso saggio sulla poesia ingenua e
sentimentale. In una certa misura, direi che quella di Zingonia Zingone è una poesia che rientra
nel parametro schilleriano, e questo grazie anche alla sua cultura e alla
lingua spagnola con cui Zingonia si esprime, il che le facilita il compito,
evitandole così le congiunture nelle quali si è andata a cacciare la poesia
italiana del secondo Novecento, con le sue idiosincrasie per tutto ciò che
attiene all’«ingenuo» e al «sentimentale».
sabato 30 giugno 2012
Enzo Di Mauro
Poesie da "Il tempo che non venne"
Il tempo che non venne
Non
pare - mi dico mentre scrivo
un mucchietto di versi servili -
l'inverno più freddo della storia.
un mucchietto di versi servili -
l'inverno più freddo della storia.
Ma
certo è qualcosa, è certo qualcosa
questa pastetta di terra umida,
questa pastetta di terra umida,
questo
grumo sporco
che si
apparenta al cielo e resta giù
cascando e cascando
cascando e cascando
desolato
e incomprensibile
- come
desolata è la mia furia di uomo
che non possiede nulla e zoppica
che non possiede nulla e zoppica
non
sostenuto neppure da catene o dall'artiglio
che strazia col suo gelo di speranza,
che strazia col suo gelo di speranza,
ed
essere senza nome, impronunciato,
è una grandezza che fa tremare.
LETTERA/RECENSIONE 1
Ennio Abate
Su "Parking luna"
di Gabriele Pepe
Foto di Christoph Kopp @500PX
Pubblico, e altre ne
seguiranno, senza un ordine preciso le
lettere/recensioni che negli anni ho inviato a
vari amici e conoscenti che mi hanno mandato in lettura i loro testi. Le
faccio precedere da alcuni dei testi a cui fanno riferimento. [E.A.]
BANANE LUMINOSE
È denso
vorticare questa notte
Notte cruda
scannata sul rumore
Lucida e
tagliente di parole
Sguainate
come lame dagli abissi
Del livore.
Voragine e crepaccio
Dove
s’increspa l’ombra del dolore
Precipita
la ghiaia dei giudizi
mercoledì 27 giugno 2012
Sandro Bajini
Ipogrammi
Klee, Paul - 1924 Actor's Mask
SANDRO BAJINI, Ipogrammi. Casabianca Edizioni, Sanremo 2011
(quoniam subesse malunt quam superesse)
SOLILOQUI
***
In casa mia
mi sento di troppo
anche quando
sono solo.
*
In bilico sopra una palla
che gira intorno al sole e su se stessa
non ti stupire
se in questo forsennato Luna Park
ogni tanto ti coglie un capogiro.
martedì 26 giugno 2012
CRITICA
Ennio Abate
A proposito di Kamala Das.
Mito e Storia, uno a zero?
Espongo
qui alcune critiche alle posizioni
“orientaleggianti” e di liquidazione del femminismo storico occidentale che
amiche e amici hanno espresso nei commenti al post su alcune poesie di Kamala
Das tradotte da Francesca Diano (qui). Spero di farlo con ragionamenti fondati e rispettando la «visione delle
cose» soprattutto di alcune mie interlocutrici che considero amiche. [E.A.]
1.
Si può partire dal mito (della Dea Madre) per valutare la
storia? Certo. Ma nei commenti del post
dedicato a Kamala Das si finisce per sostenere la superiorità del mito e a svalutare
la storia, presentandola come un pallido
riflesso di quello, una sua forma degradata e pervertita da negare per ritornare, se possibile, al mito.
Questo è lo schema che sottostà, secondo me, ai pensieri espressi in tutti gli
interventi. Le differenze tra le affermazioni di Francesca Diano, in soffitta,
Semy e lo stesso Mayoor non mancano, ma sono
dentro il medesimo paradigma: prima il mito, poi la storia; il mito superiore
alla storia; il mito che si abbevera
alla fonte sacrale dimenticata colpevolmente dalla storia. In altri termini, il discorso - che pur vuole polemizzare contro fissità e rigidità del
pensiero occidentale, dominio maschilista, consumismo e colonialismi vari - si
arrotola su di sé e diventa pur esso discorso fisso, rigido (e telelogico).
lunedì 25 giugno 2012
Giorgio Linguaglossa
Su "Il secondo dono"
di Sabino Caronia
Sabino Caronia Il secondo dono Progetto
Cultura, Roma, 2012
Il secondo dono, così semplicemente si intitola
questa plaquette di Sabino Caronia, quasi a celare un pudore inespresso o a
dissimulare una ritrosia più che manifesta, quasi a chiedere venia per tanta
improntitudine di apparire quale autore di un mannello di liriche. E liriche
d’altri tempi, quando ancora c’erano i bambini che giocavano con l’aquilone su
nel cielo e calciavano il pallone ad ogni cantone del trivio o del quadrivio.
Ma oggi che l’arte della simulazione si manifesta con la singolare propaggine
della scaltra dissimulazione di massa, dico, oggi, che altro dire di una lirica
che si rivolge ad altra lirica del passato come ad uno sconosciuto elitario
interlocutore che mai più vedrà la luce se non nel segno di un altro segno o in
una cosa chiamata sogno, che forse mai più incontrerà il proprio interlocutore?
Giorgio Linguaglossa
Su "Poemetto gastronomico
e altri nutrimenti"
di Tomaso Kemeny
Tomaso Kemeny Poemetto gastronomico e altri nutrimenti Jaca Book, Milano, 2012
«è della massima importanza / intendere il processo di dissoluzione / dei linguaggi artistici» (T.K.)
Paradossale e
politicamente «scorretto», stralunato, irriverente e bislacco questo libro di
«invettive» e di «licenze» di Tomaso Kemeny contro «lo Spirito della Poesia Gastronomica» del nostro tempo
dove il rapporto tra il «mitico» e lo «storico» appare trasmutato in «segno»
linguistico, e quest’ultimo in effetto «gastronomico». In Kemeny è vivissimo il
senso di un generale effetto di deriva, non soltanto della tradizione, ma di ogni concetto
che voglia applicare un senso alle cose del mondo. Ciò che originariamente, per
i mitomodernisti, era il rapporto ontologico tra «mito» e «storia» che
caratterizzava il tardo Moderno, oggi, nelle condizioni del Dopo il Moderno non è più la Sensucht nostalgica quella che respira nei versi
della poesia più evoluta ma una oggettività, un voler essere e voler apparire
oggettivi o super
partes in mezzo alla barbarie dei rapporti produttivi estranianti ed
estraniati, talché il recentissimo è diventato, come apparenza e fantasmagoria,
lo stesso antico, e l’antico (opportunamente modernizzato) è diventato il
recentissimo (antichizzato), la merce segnaletica del cartellone mediatico.
domenica 24 giugno 2012
Anonimo francese
Allons, monsieur le Maire
Questo sonetto in francese sempre sulla faccenda Pisapia/Dalai Lama me l'ha passato Indarno da tempo. Dice di averlo ricevuto da un suo cugino francese che sollecita una pubblicazione. Lo accontento. Così i "moltinpoesia" cominciano ad europeizzarsi. Però, 'sti milanesi che vanno sempre a piangere sulle spalle dei francesi per farsi aiutare! Non gli bastò Napoleone? Ne ho fatto una traduzione veloce, di servizio, passibile di vostre correzioni e miglioramenti. [E.A.]
Allons, monsieur le Maire, que pensez-vous ?
Que traiter d’une façon si cavalière
Un homme honnête et bon que vous et nous
Estimons tous et sa patrie vénère
Comme un saint, comme un chef de son troupeau,
Un héros national, un frère, un père,
Cela vous semble-t-il glorieux et beau ?
Je sais, vous dîtes : «C’est pour sauver l’Expo,
sabato 23 giugno 2012
Indarno da tempo
Pecunia non olet
I milanesi un tempo avevan fama
D’essere un po’ bauscia, però seri:
Persino in Borsa, per affari veri,
Bastava allora una stretta di mano.
Che cosa scopre adesso il Dalai Lama?
Che d’improvviso gli negano – oh no! –
Per il timor di nuocere all’Expò,
Un onore del quale ha già quintali.
Che cosa avrebbe detto Vespasiano
Che ha dato il nome, fra i municipali
Celebri monumenti di Milano,
A quello ch’è rimasto senza eguali?
Che “pecunia non olet”? Beh, l’è vera:
Ma cosa avrebbe detto el scior Carera?
Indarno da Tempo
(22 giugno 2012)
*Nota per i più giovani: “El scior Carera” è una statua di epoca romana, tuttora esistente, che per i milanesi è stata un po’ l’equivalente di Pasquino.
CRITICA
Ennio Abate
A lato di una discussione
su «Le parole e le cose»
per un meridiano
delle poesie di Fortini
Pubblico anche su questo blog un mio lungo commento-riflessione su una discussione di cui non riassumo i termini. Gli interessati possono documentarsi direttamente qui [E.A.]
Finora in questo post ci sono stati spunti di discussione interessanti, ma di botto, emerse le differenti opinioni e menati gli ultimi fendenti [1] essa si è bloccata. Tento per conto mio di rimettere i pezzi finiti per terra sul tavolo e insistere. Tratterò due punti:
1. Meridiano delle poesie di Fortini: sì/no
Non sono addentro a nessuna faccenda editoriale. E ragiono solo per supposizioni e deduzioni dai dati che mi arrivano. Mi chiedo io pure: come mai la Mondadori, che pur ha già pubblicato «Saggi ed epigrammi» di Fortini, non accetta o ritarda la pubblicazione delle sue poesie? C’è o no questa *damnatio memoriae* cui allude Luperini? O magari opera in forme mascherate? Quali? S’è manifestata, forse, successivamente alla pubblicazione del primo Meridiano dei «Saggi ed epigrammi»? Chi avesse dati per non farci sproloquiare a vuoto, è pregato di metterli a disposizione. Grazie.
giovedì 21 giugno 2012
SEGNALAZIONE
Gianna Zanafredi
Un'altra arte
G. Zanafredi, Pioppi, 1997 - gessetti su carta
Gianna Zanafredi
Un’arte altra
metamorfosi, mutazioni, paesaggi
Casalmaggiore 26 maggio - 1 luglio 2012
apertura: da martedì a venerdì ore 8,00 -
13,00; sabato e festivi 15,30-18,30
Museo Diotti, via Formis 17, Casalmaggiore
(Cr)
tel. 0375 200416 www.museodiotti.it info@museodiotti.it
COMUNE DI CASALMAGGIORE
mercoledì 20 giugno 2012
CRITICA
Giorgio Mannacio
La poesia come oggetto
"Presto o tardi al
commercio si arriva". Questo passaggio segna lo snodo di un'analisi ampia
(si risale a Tommaso) che ripropone la questione poesia/mercato. Giorgio
Mannacio la pone, per così dire, coi piedi per terra, in modi realistici e la sottrae
alle soluzioni "estreme", con le quali implicitamente polemizza e che
potremmo ancora chiamare degli "apocalittici" (anti Mercato) e degli
"integrati" (apologeti di esso). Il saggio è interessante per la
volontà di discutere della poesia non solo come oggetto estetico, ma anche
economico e - perché no - sociologico. [E.A.]
I.
Pulchra enim dicuntur ea quae visa placent. ( San Tommaso: Summa theologica I,5,4 )
Con questa fulminea definizione sul bello, definizione che nessuno – fino ad oggi – è riuscito a confutare , il grande filosofo mette il dito in una delle piaghe che seguono i discorsi sulla poesia.
Una di queste è l’argomento della poesia come oggetto.
martedì 19 giugno 2012
Ennio Abate
Giorgio, adelante con juicio...
Ancora su alcune poesie
di Maria Rosaria Madonna
Riprendo e rilancio (spero!) in questo post la discussione sulle poesia di Maria Rosaria Madonna già sviluppatasi intensamente (qui). [E.A]
Caro Giorgio [Linguaglossa],
intervengo sulle poesie di Madonna (qui) tenendo conto sia della discussione a più voci avvenuta finora sia delle tua analisi (integrative) di singoli testi della poetessa. Parto al solito dalle mie impressioni di lettura.
Può il merlo non gracchiare
(specie se posato sul frontone di un tempio pagano)?
Può il mare non sciabordare
(specie se entra in un peristilio)?
Può un narciso (con la
minuscola?) non guardare nello specchio
la propria immagine riflessa?[1]
sabato 16 giugno 2012
Kamala Das
Poesie
tradotte da Francesca Diano
(da The Descendants 1967)
Al tramonto, sulla riva del fiume, Krishna
L’amò per l’ultima volta e se ne andò…
Quella notte tra le braccia del marito, Radha si sentì
Così morta che lui chiese: che hai?
Ti spiacciono i miei baci, amore? E lei rispose,
No, affatto, ma pensò, Che cosa importa
Al cadavere se lo mordono i vermi?
THE MAGGOTS
At sunset, on the river ban, Krishna
Loved her for the last time and left...
That night in her husband's arms, Radha felt
So dead that he asked, What is wrong,
Do you mind my kisses, love? And she said,
No, not at all, but thought, What is
It to the corpse if the maggots nip?
venerdì 15 giugno 2012
SEGNALAZIONE
Prossimo incontro
del Laboratorio Moltinpoesia
alla Libreria Linea d’ombra di Milano
Via San Calocero 29 Milano
Telefono: 028321175
Fermata MM Linea verde Sant’Agostino
Lunedì 18 GIUGNO 2012 ore 17, 30
Letture e dialoghi sul tema
Ironia Satira
Grottesco
Introduce Sandro Bajini
Gli incontri curati da Ennio Abate e Giorgio
Mannacio sono aperti a tutti
I partecipanti potranno leggere testi propri o
di altri
In preparazione di questo del 18 giugno qui sopra annunciato mi pare utile anticipare oltre alla nota di Sandro Bajini, che qui sotto leggete, anche quelle "integrative" di Giorgio Mannacio, che seguono subito dopo [E.A.]
L’ironia,
la satira, il grottesco, a cui si dedica l’incontro del 18 giugno, non sono
ingredienti tanto consueti nelle cronache letterarie. Alla mia tenera età
continuo ancora a chiedermi come mai la letteratura satirica, che nell’antica
Roma era così coltivata da assurgere a genere letterario di prestigio, sia
andata nei secoli progressivamente perdendo il suo peso culturale. Dopo la
grande stagione latina, nessuno ha mai potuto ripetere come Quintiliano:
“Satura tota nostra est”.
martedì 12 giugno 2012
Indarno da tempo
L’Unicorno
“Alicorno prezioso,
Celeberrimo, raro,
Renna, rinoceronte
O dente di narvalo,
Esemplare squisito
Dalle virtù preclare,
Da quale punto arrivi
Dell’orizzonte estremo?
Chi sei, che fai, che vieni
qui da noi a che fare?
Prodigi noi vedremo
E accadimenti rari?”
Daniele Santoro
Da "Sulla strada per Leobschütz"
con una nota di Giorgio Linguaglossa
Daniele Santoro Sulla strada per Leobschütz, La Vita Felice, Milano, 2012
nel
cortile della morte
Cristo, l’ho visto io come tremava nudo
minacciato dal fucile che si era inceppato,
mica si scomponeva l’ufficiale
scambiava con il sottoposto una battuta
frattanto che ripristinava il percussore
e lo finiva - carponi nella pozza,
la nuca spappolata
pensate, aveva pure di che lamentarsi
l’assassino,
del fatto che il fucile non sparava
(infatti era successo già altre volte),
che fosse giunta l’ora di cambiarlo
intanto sbadigliava
Adriano Accattino
Da "Poesia dell’impoetico"
con una nota di Giorgio Linguaglossa
Adriano Accattino Poesia dell’impoetico Mimesis, Milano, 2012
Molti corrono
lungo la superficie
dell’esterno,altri
al suo interno:
pochi
all’interno dell’interno
e
pochissimi si buttano fuori
dall’interno
nel cavo sfondato.
Ma
veramente speciali sono quelli
che
spaziano su tutto e dall’esterno
dell’interno,e
poi risalgono
nello
spessore fra le due facce.
sabato 9 giugno 2012
SEGNALAZIONE
Altro oro
IX rassegna Poesiarte Milano
Quintocortile
Viale Bligny 42 - 20136 Milano -
tel. 338. 800. 7617
con la
collaborazione di Milanocosa
Comunicato Stampa
IX RASSEGNA
POESIARTE
MILANO
ALTRO
ORO
Moneta
e mondo – oro e terra. Termini e orizzonti entro i quali si colloca la
necessità di definire il valore delle cose e delle persone. Possono i linguaggi
delle arti restituire a queste smarrite identità un nuovo baricentro di senso e
di valore?
11 e 12 giugno 2012
(h 17-20)
giovedì 7 giugno 2012
Ennio Abate
Una riflessione
per la serata del 7 giugno 2012
Palazzina Liberty di Milano
di
Ennio Abate
La ragione
dell’ordine, la dimostrazione del disordine, e tu règgile. L’uno che in sé si
separa e contraddice, e tu fissalo; finché non sia più uno. E poi torni a esserlo,
e ti porti via.
(F. Fortini, L’ordine
e il disordine,
da Questo muro,
in Una volta per sempre, Einaudi,
Torino 1978)
Premessa
Partiamo
da qui: è crollata una chiara definizione dei confini della poesia, è stata svalutata dal prevalere della società
dello spettacolo e dalla TV la lettura in generale e lo studio di quei testi, che autorità
riconosciute nel campo della critica e nella comunità dei poeti avevano fino a
ieri garantito come poesia. La poesia,
come dopo un’esplosione, sembra disseminata dappertutto: nelle canzoni, nei testi di amici e conoscenti, nei poeti
pubblicati dai massimi e dai minimi editori, nelle plaquette autoedite, sul Web…
domenica 3 giugno 2012
MARIA ROSARIA MADONNA
(1949 – 2002)
Poesie inedite
*
Il merlo gracchiò sul frontone d’un tempio pagano
il mare sciabordando entrò nel peristilio spumoso
e le voci fluirono nella carta assorbente
d’una acquaforte. E lì rimasero incastonate.
Due monete d’oro brillavano sul mosaico del pavimento
dove un narciso guardava nello specchio
d’un pozzo la propria immagine riflessa e un satiro
danzante muoveva il nitore degli arabeschi
e degli intarsi.
Luca Chiarei
Sei poesie
sulla vetta dei minuti
nella coda dei secoli
lisi dal silenzio bianco che li conta
allora mistero non è presenza
ma indovinare l’assenza dello scavo
quel vuoto che assorbe
quella luce che tra noi abita vaga
che fa la morte
mercoledì 30 maggio 2012
ESSERE MOLTINPOESIA
In vista della serata del 7 giugno
alla Palazzina Liberty di Milano
Pubblico qui, man mano che arrivano, i messaggi e
i testi di amici e amiche che non possono essere presenti alla
serata di letture del 7 giugno 2012. [E.A.]
Ultima: ll 7 giugno ci sarà anche l’arpista Gabriella Monti della Celtic Harp Orchestra di Como che suonerà l’arpa celtica. Alcuni pezzi saranno accompagnati dalla cantante soprano Tina Romanò.
Ultima: ll 7 giugno ci sarà anche l’arpista Gabriella Monti della Celtic Harp Orchestra di Como che suonerà l’arpa celtica. Alcuni pezzi saranno accompagnati dalla cantante soprano Tina Romanò.
domenica 27 maggio 2012
SEGNALAZIONE
I moltinpoesia uno per uno:
Laboratorio Moltinpoesia
a cura di Ennio Abate
Martedì 29 Maggio ore 18
alla Palazzina Liberty, Piazza Marinai d’Italia, 1
Milano
Luigi Cannillo
presenta la raccolta di
poesie
Derive
(edizioni il
Cavedio-Varese)
di Luca Chiarei
“…forse foglie da lasciare andare
un
limo di parole in cui restare”
Il libro contiene disegni del pittore Gaetano Blaiotta che
parteciperà all’incontro.
mercoledì 23 maggio 2012
DISCUSSIONE
Ancora su "Dopo il moderno"
di G. Pedota:
Giusi Maria Reale e Navio Celese
Pubblico due interventi - di Giusi Maria
Reale e di Navio Celese - sul libro di Giuseppe Pedota (qui e qui). Il primo, constatando la
pervasività del Web, rifacendosi a Benjamin e giudicando ormai asfittico il
«mondo della letteratura» e le lotte dentro o sotto le sue mura, suggerisce a
poeti e critici di accettare la sfida della «rivoluzione comunicativa in
atto» e pone il problema di pensare una
poesia e una critica adatte a questi tempi (indecifrabilmente) “nuovi”.
Il secondo mette sotto accusa (fin troppo rudemente a mio parere) la
critica letteraria «militante e non» ( quale? tutta? senza eccezioni?) e consiglia a chi scrive poesia di «starne
alla larga» o a preferire «le antologizzazioni nude e
crude piuttosto che i resoconti ragionati». È una tesi spesso riproposta nel Laboratorio
Moltinpoesia. Personalmente sostengo che l’atto poetico ha già in sé (implicitamente)
una valenza critica e la buona critica è maieutica: svela apertamente (e non è cosa di poco conto...) quello
che “già si sa” ma solo con una certa approssimazione. Questa la mia opinione personale, che per ora metto nel mazzo delle altre.
Ben vengano calibrati approfondimenti della questione. [E.A.]
Robert Hass
Una poesia
da “Time and Materials” (2007)
La poesia è ripresa dal sito LE PAROLE LE COSE. Altre dello stesso autore si leggono qui [E.A.]
The World as Will and Representation
When I was a child my father every morning -
Some mornings, for a time, when I was ten or so,
My father gave my mother a drug called antabuse.
It makes you sick if you drink alcohol.
They were little yellow pills. He ground them
In a glass, dissolved them in water, handed her
The glass and watched her closely while she drank.
lunedì 21 maggio 2012
Emilia Banfi
Ottocento
Chiuso nell’oleografica scritta
il volto di Leopardi, la sua più triste fine.
Più sotto
come in una catasta la poesia:
l’Ottocento ride
allo spregiato sguardo
il volto di Leopardi, la sua più triste fine.
Più sotto
come in una catasta la poesia:
l’Ottocento ride
allo spregiato sguardo
Rita Simonitto
Dialoghi a perdere
Restituiscimi,
tu puoi, le lunghe note
o la curva
che aprì improvvisa sui destini
non solo
miei e tuoi ma incolorò il mondo
coi
pastelli, filtrati i suoni, contrastato
il tempo
che imprime e vìola i sostegni,
e gli
archi, le tenerezze delle sponde
ti prego
qui ridammele così come
si
specchiarono sul fiume, il nostro
ti ricordi,
e poi ci fu una guerra
ma che non
ricordo quale, forse
un mondo
alla rovescia, un segnale
male
interpretato, disfatte voci,
morì
qualcuno, non mi dicesti niente
fammi
appoggiare alla finestra, forse
non è che
sono io che sto morendo
adesso?
Dimmi.
Paola Loreto
Quattro poesie
In chiave minore
Quando scopri che il Tutto
non è tutto e ha dei limiti
l’infinito, allora non lo vuoi
davvero tanto. Lo coltivi,
non rinunci, ma fai altro
contemporaneamente.
Liberi la mente dai falsi
pensieri, la lasci vagolare
illusa di una buona solitudine,
ottundi i sensi all’abitudine
e tiri avanti, convinta, giunta
adesso nel posto che cercavi,
dov’è ancora, molto, da fare.
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