Tempo fa (qui) fui costretto
a precisare ad alcuni commentatori, che protestavano per la scomparsa dei
loro commenti, che non ero io a censurarli. Solo oggi mi sono accorto che Blogger,
il server a cui fa capo il blog "Moltinpoesia" aveva introdotto un filtro per
messaggi considerati automaticamente spam. Non so con quali criteri. Il
filtro ha "catturato" molti commenti in inglese e in italiano. Vanno
dal 14 marzo 2011 al 29 dicembre 2012. Li ho appena sbloccati, eliminando solo
i doppioni. E, indipendentemente dal contenuto (basta che non siano
offensivi) e per renderli facilmente reperibili agli interessati, pubblico qui
sotto quelli in inglese che fanno riferimento soprattutto al post su
Robert Hass e a quelli di Marcella Corsi, Dante Maffia e Roberto
Bugliani. [E.A.]
lunedì 31 dicembre 2012
domenica 30 dicembre 2012
Giorgio Linguaglossa,
La rottamazione
della generazione perduta.
Antologia L’orma lieve –
Antonio Alleva, Raymond André, Leandro Di Donato, Roberto Michilli
Le Voci della Luna, 2012-12-22
Antonio Alleva, Raymond André, Leandro Di Donato, Roberto Michilli
Le Voci della Luna, 2012-12-22
Il
problema della Lingua e del linguaggio poetico è altra cosa. Direi, per farla
breve, che il linguaggio poetico è un «traduttore», un «traghettatore», un
«riduttore» dei veri (reali) problemi in un'altra dimensione, che è quella
della «sfera dell'arte» (se mi si passa l'espressione). E qui il problema si
pone in un altro modo: che tipo di riduttore? Che tipo di traghettatore? Che
tipo di traduttore? E per tradurre che cosa? E per chi?... E qui i problemi si ampliano e si
moltiplicano.
sabato 29 dicembre 2012
Valentino Campo,
L'albero natalizio.
UNA POESIA CIVILE D'OCCASIONE ISPIRATA DA UN FATTO DI
CRONACA:
L'ALBERO NATALIZIO DI PESCOPENNATARO.
L'ALBERO NATALIZIO DI PESCOPENNATARO.
(Il video su youtube: qui )
Quindi questo sarebbe il Molise.
……………………………………
………………………………………….
L’uomo con la barba
sa il fatto suo, misura le parole,
le calibra con lo strazio
della segatrice.
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L’uomo con la barba
sa il fatto suo, misura le parole,
le calibra con lo strazio
della segatrice.
SEGNALAZIONE
Daniela Cremona
Rivista
di poesia e filosofia
V.le
Veneto 23 - 26845 Codogno (LO)
Tel.
0377 - 30709
Ed.
Vicolo del Pavone
Piacenza
C O M U N I C A T O S T A M P A
Codogno,12
dicembre 2012
È stato
pubblicato in questi giorni il quarantatresimo numero (n. 42, Gennaio 2013),
della rivista di poesia e filosofia Kamen’ con le sezioni di Critica, di Poesia e di Filosofia. Il
numero è dedicato alla memoria di Daniela Cremona recentemente scomparsa.
venerdì 28 dicembre 2012
Eugenio Grandinetti,
Zooteca.
Eugenio Grandinetti, che i frequentatori di questo blog conoscono, ha accompagnato l'invio di queste sue poesie con un breve messaggio: "In questi giorni ho
cercato di metter ordine alle cose che ho scritto recentemente, e ne ho ricavato
un paio di raccolte di poco più di cento pagine l'una. Di una, che ho intitolato Quartetto, ti allego la sezione dedicata agli animali. Se ti pare che valga la
pena pubblicarne qualche poesia (quattro o cinque al massimo), scegli tu quelle
che ti paiono più opportune".
Preferisco, invece, pubblicare l'intera sezione e invitare i commentatori a "fare laboratorio" suggerendo, criticando, argomentando le loro valutazioni. Appena possibile lo farò anch'io nello spazio dei commenti [E.A.]
1 Senza appigli
Un volo di
rondini s’aggrappa
agli
embrici che sporgono da un tetto
e rimane
sospeso. Incerti volano
nell’aria
senza limite gli sguardi
ed
inseguono attese che si perdono
nel vuoto
senza appigli e senza meta.
mercoledì 26 dicembre 2012
Marco Onofrio,
Da "Disfunzioni".
Brano I – da “Fuga”
È una casa sommersa, a due piani.
Sfondata dall’interno come un
pozzo,
stipata di vertigine abissale.
È un lago di sabbia e di sale.
È la forma di un palazzo in fondo
al mare,
un oceano raccolto in un
bicchiere.
Letizia Leone,
da "La disgrazia elementare".
Supplizio fossile
(Del Satiro Marsia che osò sfidare
in gara musicale il
dio Apollo e finì scorticato vivo:
strumento cantante.)
Sotto salasso
l’operazione cominciò dalla cassa
toracica, (disse un
testimone
o perlomeno giunse così la notizia
sui fogli del mito
sui fogli del sogno)
lo scorticamento
non dalle punte del corpo ma dal
centro
ovale della pienezza, là dove si
raccoglie l’alito anzi il
respiro, anzi il suono concentrato
del calmo tamburello cardiaco.
martedì 25 dicembre 2012
Donato Salzarulo,
L’erba gramigna.
A Leopoldo
A liberare il grano dalle tante
erbe cattive, di solito
ci pensava mia madre.
Era un lavoro primaverile
per dare aria agli steli,
preservarli dagli abbracci infestanti.
«L’erba cattiva non muore mai...»
commentava spossata la sera
e alludeva alla gramigna
che l’aratura – certe volte lo scasso –
non aveva del tutto distrutto.
L’ho sempre saputo:
erano i suoi occhi
il mio assoluto.
Natale 2012
sabato 22 dicembre 2012
Leopoldo Attolico,
Quattro inediti 2012.
Per Giorgio
SCENDEVA DALLA SOGLIA DI UNO DI QUEGLI USCI . . .
(. . . ) accade così di fare confusione
per tutta la vita
fra Erba Gramigna e Malerba
e quando, in questa compulsione vegetale
riusciamo finalmente a intravedere un valore infinito ,
il riverbero dell'essenza , dell'assoluto ,
ecco scendere dalla soglia di uno di quegli usci in erba
e venirci incontro
la botanica del sociologo della devianza
a dirci che la poesia è morta
che è stata sepolta dalla Linea lombarda
e che anche da viva , al più
ha sempre lasciato soltanto la buona impressione
e i tre punti,
come nel gioco del pallone
venerdì 21 dicembre 2012
Giselda Pontesilli,
La competenza dei poeti.
Pubblico, rivisto dall'autrice, il testo che ha fatto di base all'incontro tenutosi alla Palazzina Liberty di Milano del 13 novembre 2012 (qui). Ci sono evidenti, anche se parziali e provenienti da altri contesto culturale, consonanze con la recente riflessione di G. Linguaglossa appena pubblicata (qui). [E.A.].
Sono qui per esporre un mio
breve scritto, “La competenza dei poeti”, in cui sostengo che i poeti, in
qualità di competenti, cioè di massimi conoscitori della lingua, possono -e
debbono- agire per riuscire concretamente a cambiare la non-lingua, la lingua
degradata a linguaggio, dell'informazione televisiva;
per ottenere,
quindi, concretamente, che si faccia in Italia (e poi in Europa) un cambiamento
linguistico dei telegiornali.
I) Ma perché si
dovrebbe agire proprio riguardo all'informazione -della televisione, e non riguardo alla sua pubblicità, o ad
altri suoi programmi?
Ecco,
innanzitutto per un motivo strategico: perché è più facile, meno contestabile,
iniziare a scalfire il linguaggio mediatico partendo dall'informazione.
Infatti, a differenza
dell'informazione, la pubblicità è, in qualche modo, intoccabile, poiché si sostiene -come fosse un dogma- che essa sia necessaria per finanziare tutto
il resto.
E riguardo agli
svariati altri programmi, chiamati, a volte, programmi-spazzatura, si sostiene,
altrettanto dogmaticamente, che c'è
molta gente a cui piacciono e dunque, proprio in nome della democrazia, del
rispetto di tutte le opinioni, non si possono, anch'essi, toccare.
L'informazione
è, dunque, strategicamente, il terreno meno impervio da affrontare, soprattutto
perché i poeti, quali specialisti della lingua, non chiederanno di cambiare i
contenuti dell'informazione, bensì la sua non-lingua, il suo linguaggio.
giovedì 20 dicembre 2012
Lucio Mayoor Tosi,
Pastiglie del mondo
che irradiano.
Oggi
Movimento rotatorio terrestre
Forza di marea in rallentamento.
La montagna guarda in alto e guarda la penna che scrive
guarda in alto e guarda la penna che scrive
Aspetto.
il campo da pallacanestro ha il cemento devastato
quello da bocce è ricoperto di foglie. Non c'è nessuno.
Solo automobili che passano sulla strada laterale.
E una cornacchia.
mercoledì 19 dicembre 2012
Giorgio Linguaglossa
Per un nuovo volgare illustre –
Per una rifondazione del poetico
Ecco allora l’imperiosa necessità di costruire un nuovo volgare illustre – un volgare con cui potersi esprimere nelle accademie e nelle scuole della Repubblica, nei tribunali e nei gironi della politica, nella nostra vita quotidiana e nelle arti della parola. Un volgare che sia cardine del nostro comunicare, che si innalzi sulle miserie municipali e nazionali. In quanto cittadini abbiamo imparato che le nazioni vivono solo se universali, solo se la nostra lingua è così potente da comunicare con tutto il mondo.
Flavio Villani
Il natale ai tempi
della “spending review”
Questo racconto di Flavio Villani a me ha fatto pensare a "E adesso pover'uomo?" di Hans Fallada (vedi sotto in Appendice). Uè, andiamoci piano col pathos natalizio! [E.A.]
Dicono: pesa almeno cento
chili, grammo più grammo meno. E la pancia è così grossa che per riempirla
tutta lui inizia a mangiare ora e finisce fra due giorni. Minimo. Ma come
cavolo farà a passare dal camino?
Il papà dice che tutti hanno
un Capo sulla testa.
Sulla testa?, dico.
Sì, sulla testa, fa lui,
mentre continua a picchiare i tasti del computer.
Papà, faccio io.
Che c'è?, fa lui.
Papà...?, faccio io, sulla
testa?! Davvero?!
domenica 16 dicembre 2012
Donato Salzarulo
Inno di Mameli,
tablet e manganello
In apparenza queste riflessioni di Salzarulo non hanno molto a che fare con la poesia. Eppure nell' "Inno di Mameli" si insinuano tutti gli equivoci che anche la poesia (un valore) attira su di sé, appena esce dal luogo riservato (sacro pomerio per alcune élite, circolo corporativo per altre). Suggerirei di leggere questo scritto con un occhio alla discussione in corso sul post riguardante Gian Pietro Lucini (qui). [E.A.]
Soffermati
sull’arida sponda
A. Manzoni, Marzo
1821
1. -
Nei cinque anni di scuola elementare non ricordo bene se il maestro ci abbia
mai fatto cantare in coro l’inno di Mameli. Ricordo che ci fu proposto in prima
media dalla prof. di musica. Unii la mia voce a quella dei compagni di classe e
la prof., dopo averla ascoltata tre o quattro volte, mi ordinò coram populo di
farla tacere. Era stonata. Ne ricavai una ferita superficiale, della glottide,
un’umiliazione leggera di Narciso, indimenticabile. Ancora oggi, tutte le volte
che provo ad intonare le parole o il ritornello di una canzone, esito. Ho la
voce di uno stonato.
A
diciannove anni, la direttrice di una colonia estiva, in cui lavoravo come
monitore, tentò di convincermi che non esistono voci stonate, tutt’al più
diseducate. Ci provò e mi rinfrancò per un mese, il tempo necessario, a
sorvegliare il gruppo di ragazzi affidatimi e a intonare con loro qualche
marcetta. Fu rimedio temporaneo, cerotto rimovibile.
Giorgio Linguaglossa
Su "Per tre lune"
di Elisabetta Maltese
Elisabetta Maltese Per tre lune La
Vita Felice , Milano, 2012
Parlare di un libro di
poesia significa in qualche modo parlare della questione della Lingua, ma parlare
di una questione linguistica è un modo di parlare della Questione Nazionale.
Ora, chiediamoci: qual è oggi la questione nazionale? Qual è l'interrogativo
fondamentale che la Nazione
pone alla Lingua? C'è un interrogativo? Ecco, io rispondo che NO, oggi, nelle
mutate condizioni del Dopo il Moderno
la questione della lingua non si pone più, o almeno, non si pone più nei
termini con cui l'ha posta Pasolini, oggi non si può più parlare di
«omologazione» televisiva dei linguaggi; di fatto, i linguaggi televisivi si
sono aperti a tutti i linguaggi, bassi e non bassi: da tele Maria alle
emittenti di spogliarelli, dalle emittenti di insulti show ai talkshow non c'è
distinzione: l'alto viene conglobato nel basso, il destro con il sinistro. E
questa indistinzione, questa simmetria del disordine è un dato di fatto dei
linguaggi televisivi del Dopo il Moderno. Simmetria del disordine peraltro che
ha attecchito anche i linguaggi poetici odierni.
Dirò di più: oggi parlare
di una emergenza della lingua e di una questione della lingua è un modo
imbonitorio per non parlare dei problemi che linguistici non sono ma che sono
reali: l'impoverimento di larghe fasce sociali, la perdita di una, due e forse
tre generazioni di giovani che non entreranno mai nel mondo del lavoro. Oggi i
problemi sono scottanti e reali, la RECESSIONE ci ha portati all'improvviso di fronte
al MURO BIANCO dei problemi reali. Altro che Oblio dell'Essere! Qui l'Essere ci
sta di fronte con il suo crudo e nudo postulato di «verità» nuda e cruda.
mercoledì 12 dicembre 2012
Ennio Abate
Rileggendo "I poeti del Novecento" (2)
Fortini su Gian Pietro Lucini
Fortini
dedica non più di due sbrigative
paginette a Gian Pietro Lucini (Milano 1867 - Breglia 1914). Visto che la sua
antologia è del 1977, la scelta segnala subito, strisciante, una presa di
posizione polemica. Il bersaglio è Edoardo Sanguineti, che nella propria antologia,
«La poesia italiana del Novecento» (1969), aveva riscoperto con
entusiasmo e l'aveva presentato addirittura come
«il primo dei moderni».
lunedì 10 dicembre 2012
Giorgio Linguaglossa
Dames
Madame Tedio Madame Tedio sfolgora nel salotto color velluto scrive un trattato di estetica: «La Morte del Sole». In un angolo Tiziano dipinge sulla tela vuota l’amor sacro e l’amor profano e la luna non tramonta più sul mare azzurro. Un pappagallo sull’asse gorgheggia un insulso «buongiorno». * Madame Zorpia e Madame Zanzibar Madame Zorpia e Madame Zanzibar hanno siglato un patto d’amicizia. «Want you meet Miss. Henna?» «don’t miss a thing!» «menu di 8 portate e vino a volontà» «would you like to know him?» «Robert hai 8 richieste d’amicizia» Un tappeto persiano troneggia alla parete di fronte e un nudo femminile di Rodin ammicca da sinistra ai clienti della locanda del tedio. «I have missed a thing», pronuncio sottovoce alla Musa dell’oblio. Ed entro nel buio del salotto.
venerdì 7 dicembre 2012
Luciano Nota
da "Sopra la terra nera"
PAURA DI DIO
Potrei morire e rifiorire
svuotarmi di lime perfette
di corpi, di resti distorti.
Morire attaccato ad un fiume
con le braccia più nere del vento.
Rinascere poi su un pezzo di gelso
in un mare o su un colosso più duro.
Ma è proprio ciò che mi spaventa
questo colosso che non conosco
questo corpo supremo fatto di firmamento
di fazzoletti d'orto
senza tempo.
svuotarmi di lime perfette
di corpi, di resti distorti.
Morire attaccato ad un fiume
con le braccia più nere del vento.
Rinascere poi su un pezzo di gelso
in un mare o su un colosso più duro.
Ma è proprio ciò che mi spaventa
questo colosso che non conosco
questo corpo supremo fatto di firmamento
di fazzoletti d'orto
senza tempo.
mercoledì 5 dicembre 2012
Ennio Abate
Rileggendo «I poeti del Novecento»
di F. Fortini (1)
Inizio, con questa scheda di lettura, una sorta di ripasso in forma di brevi sunti o di commenti ragionati sui vari capitoli di questo, che è stato uno dei miei libri di formazione. Tenterò mano mano anche dei confronti con altri autori che si sono occupati della poesia italiana del Novecento fino ai nostri giorni. Benvenuti suggerimenti e critiche. [E.A.]
Questo excursus storico-critico è stato pubblicato dall’editore
Laterza nel 1977 ed è uno dei volumi (il 63°) della LIL (Letteratura Italiana
Laterza). Fortini tratta in 4 capitoli: - l’età espressionista (Lucini,
futuristi, i lirici come Boine, Jahier,
Sbarbaro, Bacchelli, Campana, Rebora, Onofri e Valeri); - la figura di Umberto
Saba; - l’ età che va da Ungaretti agli ermetici (Cardarelli, i «moderni» come
Quasimodo, Penna, Bertolucci, gli ermetici come Fallacara, Betocchi, Parronchi,
Bigonciari e Gatto, l’antinovecentismo, il dialetto e Tessa); - Montale e l’esistenzialismo storico ( Pavese,
Noventa, Montale, Luzi, Sereni, Erba, Caproni, Fortini, Pasolini, Leonetti,
Roversi, Giudici, Risi); le avanguardie e il presente (la neoavanguardia,
Zanzotto e alcune brevi note sui “giovani”di allora).
lunedì 3 dicembre 2012
Pasquale Vitagliano
Poesie
Un’altra vita
E’ comparsa inattesa,
come una crepa,
sul bordo del tavolo,
nell’angolo;
come per caso,
presa di taglio
da una luce fredda,
come una resa:
l’inattesa scossa,
il tuffo, l’idea
che questa
è un’altra vita.
domenica 2 dicembre 2012
Ennio Abate
Su un’intervista a Guido Oldani
a proposito di «realismo terminale»
L'intervista in questione è a cura di Amedeo Anelli e si legge qui sotto in Appendice. (E.A.)
I poeti sono gente
strana, si sa. Hanno il vizio del “mestiere”: partono appena possono per la tangente della
metafora. Che è - diciamolo - un bel vizio. Permette un assaggio di libertà e
felicità. Ma di metafora non si vive, non di sola metafora son fatti i discorsi
e specialmente i dialoghi in cui la gente in carne ed ossa s’impegna per raccapezzarsi
innanzitutto sulle cose complicate del mondo. Quel che trovo strano (e che un po’
m’indispettisce, perché in fondo li sento complici del marasma che ci agita peggio della bufera infernale che
trascinava Paolo e Francesca nel V dell’Inferno) è quando i poeti usano
paroloni complicati e metafore “spinte” anche fuori dalle loro poesie. Quando,
insomma, continuano a fare i poeti anche quando scrivono un saggio o un
discorsetto rivolto alla cosiddetta gente comune. Qui ti aspetteresti, appunto,
di dialogare e ragionare con loro su un
argomento qualsiasi, di sentire risposte azzeccate alle domande che gli fai. E
non soltanto e ancora accelerazioni,
sorpassi e virate mozzafiato sempre sulla stessa Autostrada della Metafora, che
conduce non si sa dove.
giovedì 29 novembre 2012
LABORATORIO MOLTINPOESIA
a cura di Ennio Abate
Incontro del 4 dicembre 2012, ore 18
L’amore e quantoamore nelle opere
di William
Shakespeare
ovvero di
John Florio, Italiano, Siciliano, Messinese?
Un gioco delle carte condotto
da
Giuseppe Beppe Provenzale
Palazzina
Liberty
Largo Marinai d’Italia 1
Largo Marinai d’Italia 1
Milano
(ingresso libero)
mercoledì 28 novembre 2012
Lidia Are Caverni
Poesie
Da “un inverno e poi… 1985:
Davanti a una statua
Lembo di pietra
in cui la forma
disfa
o si compie
prolunga in un’altra
immagine
braccia che in nuvola
protendono
Dafne in fuga
davanti al proprio io
segreta dualità
dell’essere
Veste sollevata
sul mistero
dell’eternità.
Giorgio Linguaglossa
Leggendo la poesia
di Roberto Piperno
Poiché in questa recensione su Roberto Piperno Linguaglossa fa riferimento alla discussione che, a varie voci, si è svolta su Tranströmer e i poeti italiani del secondo Novecento, segnalo che essa è reperibile qui [E.A.]
Roberto Piperno Sala d’attesa Campanotto, Udine, 2006
Roberto Piperno Esseri Edizioni Istituto Italiano di
Cultura, Napoli, 2010
Leggendo la poesia del romano
Roberto Piperno (classe 1938) sorge spontanea l’esigenza di fare una
precisazione: la poesia va interrogata, alla poesia non bisogna chiedere
Nulla... ma non per una sua presunta «superiorità» ma proprio perché essa
rimane muta e sorda di fronte alle richieste di chi vuole applicarle la
stampigliatura del prezzo, del sublime, del de-sublimato, della follia,
dell’impegno, del ritorno al privato, del concerto eufonico, etc. Ma il fatto è
che per INTERROGARE la poesia occorre possedere una DOMANDA da porle; è la DOMANDA che fa squillare la RISPOSTA della poesia,
non la richiesta. E anche la richiesta di voler sapere a che cosa serva la
poesia è piuttosto indice di una mentalità borghese e impiegatizia, come se noi
dicessimo a un matematico a che cosa servano quelle strane equazioni con otto
incognite. A tali richieste non c'è risposta plausibile e possibile, tranne uno
squillante silenzio. Se ci chiediamo a che cosa serva una immagine della poesia
di Transtromer, l'unica risposta possibile è il silenzio.
lunedì 26 novembre 2012
SEGNALAZIONE
Tabea Nineo, Partenti
Mercoledì 28 novembre ore 21.00
MINISEMINARIO
PORTATILE
su
«Per una poesia esodante. Sulla ex-piccola
borghesia o ceto medio in poesia»
di Ennio
Abate
Ci vuole - e qui torno alla mia posizione - un esodo dalle forme istituzionali
consolidate. Non si scappa. Nell’ Egitto
del servilismo e della subordinazione non si costruisce per l’esodo, per
il noi possibile. La forma provvisoria dei laboratori (dal foglio personale, alla rivista povera, al foglio
volante, al sito anticonformista su Internet, alla rivista “carbonara” accolta
in qualche piega istituzionale) è quasi d’obbligo oggi, se non si vuole restare
nella nicchia di un privato ampiamente colonizzato o aggregarsi ai
potentati che controllano ottusamente una sfera pubblica
devastata.
Intervengono:
Ennio Abate, Luca
Ferrieri, Paolo Giovannetti,
Ezio Partesana, Donato Salzarulo
Ezio Partesana, Donato Salzarulo
Libreria Popolare di via
Tadino Soc. Coop.S.r.l.- Via A.Tadino,18 - 20124 Milano
Tel.02 2951 3268 libreriatadino@yahoo.it
La libreria è raggiungibile con:
MM Linea 1, stazioni di Porta Venezia o Lima; con i tram N.9 fermata di Porta
Venezia;
N.1 fermata Settembrini/San
Gregorio; N.33, fermate Tunisia o Regina Giovanna/Buenos Aires;
autobus 60 fermate Lima o Benedetto Marcello
Ennio Abate
Fortini ricordato nel 2012
a chi non lo conosce
(e agli smemorati).
Chi era Fortini?
«Un bel volto caparbio, occhi chiari e indagatori, sobrie le movenze, cappotto blu e taccuino di appunti sotto mano. Siamo prima di tutto il nostro corpo, ed egli si teneva riservato, in guardia, nella sua bella persona, senza concedersi alcuna eccentricità. Non si finse metalmeccanico nei cortei operai né ragazzino fra gli studenti in corsa né un quidam de populo se lo fermava la polizia. Mai si lasciò catturare da un’establishment e mai si travestì da emarginato. Era stato povero, aveva tirato la vita e accumulato saperi con tenacia e diletto, sapeva di essere quello che era. Non si lasciava andare, le sue famose collere erano meditate, gli interventi brevi e mirati; non espose mai tormenti che non fossero della ragione. Salvo forse la pena dell’invecchiare. […] Nel declinare del secolo e dell’esistenza gli era caduta addosso una stanchezza. Non smise di scontrarsi - era un cavallo da combattimento […] E non c’era osso che non gli dolesse al dubitare degli esiti, non della verità, del suo pugnare - il vero, la verità la mia verità, le nostre, ricorrono nei suoi scritti in opposizione al nulla, il niente cui gli appariva trascinato il mondo. […] Rompeva sperati dialoghi e imprese comuni - imprese di ricerca, dunque politiche, dunque di ordine morale, dunque non negoziabili. Che politica ed etica non si potessero separare era un comando della sapienza ebraica e di quella cristiana, le assumeva tutte e due. Non c’è operare lecito se non mira a un più di umanità, a che l’uomo, come scriveva ai posteri il suo amato Brecht, sia finalmente amico dell’uomo».
venerdì 23 novembre 2012
Prossimo incontro
del
Laboratorio Moltinpoesia
alla Libreria Linea d’ombra di Milano
Lunedì 26 novembre 2012 ore 17,30
Futuristi: precursori e
testimoni. Di cosa?
Introduce Giorgio Mannacio
Gli incontri curati da Ennio
Abate e Giorgio Mannacio sono aperti a tutti
Libreria Linea d’ombra
Via San Calocero 29
Milano
Telefono: 028321175
Fermata MM Linea verde Sant’Agostino
giovedì 22 novembre 2012
SEGNALAZIONE

Biblioteca comunale di Milano
invitano a
Laura Canciani
Lo svantaggio della poesia
rispetto al romanzo
«Non vado matto per i gialli, odio i thriller. Lo dico serenamente
e senza nessuna fierezza particolare. Semplicemente non fanno per me. Mi dà
fastidio fisico trovarmi nella condizione, cara a molti, di divorare un libro
per sapere come va a finire. Io trovo già abbastanza inelegante che i libri
“vadano a finire”, figuriamoci se mi piace farmi tenere sulla graticola da uno
che ci mette cinquecento pagine per dirmi il nome di chi ha tritato il parroco.
Devo anche dire che non riesco ad apprezzare la prodezza: fare arrivare un
lettore alla fine di un thriller è come far arrivare uno che ha fame alla fine
del tubo delle Pringles. Sai che roba. Fategli finire un piatto di broccoli
bolliti a merenda, e ne riparliamo.
martedì 20 novembre 2012
SEGNALAZIONE
PAVIART
POETRY FESTIVAL
Arte.
Poesia. Azioni.
Dal 23 al 25 novembre 2012 - Santa Maria
Gualtieri – P.zza Vittoria - Pavia
La poesia come evento. L’idea è di creare un cortocircuito positivo,
una rete di creatività intorno alla parola poetica. Che la poesia possa
rappresentare una soluzione a problematiche individuali ci sembra una verità
inconfutabile, se questa “chiave” fosse condivisa da molti, allora l’arte
poetica potrebbe tornare ad essere, come in passato, di supporto alle
narrazioni collettive e alle possibilità di riforma sociale e/o culturale. A
questo punto non possiamo permetterci di sottovalutare nessuna espressione
creativa.
lunedì 19 novembre 2012
Pietro Peli
Cinque poesie
INTERROGATORIO
A domanda risponde:
se l’odio è di tenebra sono vestito
di raso fino, da dove niente
scivola senza un segno.
Sono venuto a rubare per fame
un pezzo di corpo alle due luci
della fine della notte. L’ho visto
quel morto, non sono fuggito.
sabato 17 novembre 2012
Roberto Bugliani
Da "Versi scortesi"
Aroldo Bonzagni, Il tram di Monza, 1916
Prologo
(Il rientro in servizio)
Nel
sogno mi trovo su di un autobus ferno alla frontiera di un paese sconosciuto.
L'ufficiale che controlla i documenti punta gli occhi su di me e mi domanda,
con voce modulata dal sospetto: - Lei, dunque, è...?
-
Io? Nessuno -, gli rilancio assieme a un sorrisetto ironico, quasi ad
alleggerire la tensione.
Adesso
l'ufficiale mi fissa ancor più severamente. E innervosito ribatte: - Lei,
nessuno? Le ricordo che per essere nessun bisogna aver fatto delle scelte ben
precise. Non si diventa nessuno così, di punto in bianco. E lei, caro signore,
non è nessuno, semmai è una nullità.
Giorgio Linguaglossa
L’intensita’ innica di Chiara Moimas
In questi ultimi trenta anni il
cinema è riuscito ad imporsi come modello di tecnica narrativa non solo nel
romanzo ma anche in poesia. Il modo di raccontare le «storie» del cinema detta,
implicitamente, la sintassi e i tempi dei modi di raccontare le «storie» sia
nel romanzo che, in minore misura, anche nella poesia.
Il modo di raccontare di Chiara
Moimas non è affatto semplice, né prevedibile, non è neppure troppo definibile;
si ha la sensazione che non sia neanche collocabile temporalmente. Non lascia
dietro di sé alcun filo di Arianna mediante il quale ripercorrere a ritroso la
strada percorsa. È una poesia che si è dimenticata della modernità, forse
perché la poesia non ha alcun bisogno di essere, o di apparire moderna, non ha
alcun bisogno di facilitare al lettore il compito della lettura. È una poesia
che parte dall’oblio del Moderno. E di qui si dirige, a vele spiegate, verso
l’ignoto. Con la maschera della propria impenetrabilità. È il suo modo di
offrirsi al lettore.
mercoledì 14 novembre 2012
Donato Salzarulo
Storia della colonna infame.
Il Manzoni di Fortini (Seconda parte)
Il
seguito della nota manoscritta è dedicato quasi tutto a «quelle centoventi
pagine di prosa che si chiamano Storia
della colonna infame». (pag. 1796)
La lingua di Fortini è precisa e densa. Il pensiero si organizza sinteticamente intorno ad alcuni nuclei tematici: l’origine e redazione del libretto, la storicità dell’episodio raccontato, il giudizio estremamente positivo espresso sull’opera (“è un capolavoro”), l’originalità e la nitidezza del dettato, la tragicità dell’accaduto e l’insegnamento morale che se ne può trarre, la sua attualità, le contraddizioni del Manzoni. Poco più di due paginette straordinarie per dire della straordinarietà di un’opera e dell’intensità di pensiero e di scrittura di un autore. Meglio non perdersele. Perciò le ripropongo al rallentatore, seguendo passo dopo passo le frasi fortiniane per enuclearne i problemi, farne un elenco e tentarne un primo commento.
lunedì 12 novembre 2012
Ennio Abate
Sulle «Cinque difficoltà
per chi scrive la verità»
di B. Brecht
«Chi ai nostri giorni voglia combattere la
menzogna e l'ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque
difficoltà. Deve avere il
coraggio di scrivere la
verità, benché essa venga ovunque soffocata; l'accortezza di riconoscerla, benché venga
ovunque travisata; l'arte di renderla maneggevole come
un'arma; l'avvedutezza di saper scegliere coloro nelle
cui mani essa diventa efficace; l'astuzia di divulgarla fra questi ultimi.
Tali difficoltà sono grandi per coloro che scrivono sotto il fascismo, ma
esistono anche per coloro che sono stati cacciati o sono fuggiti, anzi
addirittura per coloro che scrivono nei paesi della libertà borghese».
domenica 11 novembre 2012
Emilia Banfi
Amore Rabbia Confessione
ANNE SEXTON
Propongo questa poetessa ( novembre 1928, Newton, Massachusetts 4
ottobre 1974) ,dal suo personalissimo verso confessionale.
Trovò presto consensi alla sua poesia. Studiò con Robert Lowell alla Boston University insieme agli illustri poeti Sylvia Plath e George Starbuck.
Figlia di un facoltoso industriale, crebbe con i genitori ma non fu mai a suo agio con la vita che era stata prescritta per lei. Il padre alcolizzato e l’aspirazione letteraria della madre fu cancellata dalla famiglia. La biografa di Anne , Diane Middlebrook,ipotizza un abuso sessuale da parte dei genitori durante la sua fanciullezza.
Trovò presto consensi alla sua poesia. Studiò con Robert Lowell alla Boston University insieme agli illustri poeti Sylvia Plath e George Starbuck.
Figlia di un facoltoso industriale, crebbe con i genitori ma non fu mai a suo agio con la vita che era stata prescritta per lei. Il padre alcolizzato e l’aspirazione letteraria della madre fu cancellata dalla famiglia. La biografa di Anne , Diane Middlebrook,ipotizza un abuso sessuale da parte dei genitori durante la sua fanciullezza.
venerdì 9 novembre 2012
LABORATORIO MOLTINPOESIA
a cura di Ennio
Abate
incontro del 13 NOVEMBRE 2012 ore 18
LA COMPETENZA DEI POETI
«I poeti sono coloro che compongono opere
in cui la lingua è insieme sostanza e mezzo;
essi, dunque, sono i conoscitori, i
professionisti della lingua
e con questa loro competenza sono
indispensabili, oggi, alla società».
È davvero così? Lo è a certe condizioni?
Quali?
Ne discutiamo con
GISELDA PONTESILLI
Palazzina Liberty
Largo Marinai d’Italia 1, Milano
Largo Marinai d’Italia 1, Milano
(ingresso libero)
Qui di seguito pubblico uno stralcio
significativo di uno scritto di Giselda Pontessilli:
I momenti in cui, attraverso i secoli,
la “questione della lingua” è stata posta in Italia dai poeti, sono almeno tre:
il Cinquecento, l'Ottocento, e il Novecento.
Nel '900, nel 1964, la “nuova questione
della lingua” -come di lì a poco fu definita- fu sollevata da Pasolini, che,
dopo averla esposta con una conferenza in varie parti d'Italia, pubblicò questa
conferenza su Rinascita.
giovedì 8 novembre 2012
INTERVENTI
Giorgio Linguaglossa
Contro un linguaggio
simil-poetico ed emotivo
Per chi si scrive (oggi) poesia? Mi correggo: perché (oggi) si
scrive in poesia? La domanda è meno banale di quanto appaia a prima vista. Non
è una domanda in versione sintattica, è una invasione semantica che qui ha
luogo: sembra che tutto ciò che ha un ritorno (alla fine del verso) ne debba
avere anche uno di senso; ma l’evoluzione semantica in poesia è stata preceduta
da processi sociali ben visibili (o invisibili?). Direi che il semantico segue
sempre i processi sociali in atto. Il fatto che la più privata e appartata
delle attività letterarie, quale la poesia sia scritta da milioni di persone, è
rimasta una questione, appunto, «privata» e non è riuscita a bucare il
coperchio di ciò che appartiene al «pubblico»; questo è uno spunto di
riflessione che non deve essere sottaciuto.
SEGNALAZIONE
Basta così.
Raccolta postuma
di Wisława Szymborska
Basta così è il titolo
della raccolta postuma di Wisława
Szymborska curata da Ryszard Krynicki e tradotta da Silvano De Fanti per
Adelphi. Poche poesie prima che sopraggiungesse la morte della poetessa polacca
avvenuta il 1 febbraio di quest’anno.
Poche
poesie che il curatore presenta nella forma autografa: foglietti scritti a mano
con una grafia attenta e minuta, attraversata da correzioni e ripensamenti. Piccoli
versi che non hanno nulla di prezioso, dove non c’è nessun struggimento
dell’anima ma una precisissima attenzione per i dettagli, gli spiragli del
quotidiano che ci aprono abissi di senso, cose che vediamo tutti i giorni senza
farci caso. Il viaggio nel mondo della poetessa polacca è il nostro viaggio,
quello che tutti ogni giorno facciamo. Traduzione in semplici frasi
dell’assurdo quotidiano del mondo. L’assurdo di chi mette «tutto in ordine
dentro e attorno a lui», chi crede di avere la risposta pronta per tutti i
problemi e «appone il timbro a verità assolute,/ getta i fatti superflui nel
tritadocumenti/, e le persone ignote/ dentro appositi schedari».
E poi ci
sono quelle esilaranti composizioni rivolte come frecce acuminate contro gli
intellettuali che si nutrono di «parole» inutili e superflue: «parole per
spiegare le parole», «cervelli intenti a studiare il cervello», «boschi
ricoperti di bosco fino al ciglio», «occhiali per cercare gli occhiali».
Giorgio
Linguaglossa
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