mercoledì 27 novembre 2024
Poesia per un esodo
sabato 16 novembre 2024
lunedì 11 novembre 2024
Consigli al giovin scrittor d’oggi (1998)
di Ennio Abate
1.
Se/
obbligato ai tic e vivaci moine
per salotti e soirées/ fra ceti
medi e alti
hai corso
qualcosa di grandioso e
abietto/ sullo sfondo
e in filigrana
feroci e oscure
circostanze
sveli
la tua cartamoneta scritta
Piena
di leggerezza/ allor
sarà nel crash delle utilitarie
la
tua danza davanti alla ghigliottina
domenica 10 novembre 2024
lunedì 4 novembre 2024
giovedì 24 ottobre 2024
Sulla comunicazione in poesia a pochi/molti
RIORDINADIARIO 2011/ MOLTINPOESIA
di Ennio Abate
Se
sto su una spiaggia affollata da molti bagnanti e vedo una persona
che sta per affogare, mi rivolgo ai pochi a me vicini, che mi possono
sentire e darmi una mano. Non alla folla lontana e distratta, alla
quale le mie grida non arrivano o giungeranno incomprensibili. Per
questa scelta qualcuno mi potrebbe mai accusare di aver voluto
rivolgermi a pochi con l’intento di «creare nuove élites»?
L’immagine
che ho della poesia oggi è proprio questa: una persona che sta per
affogare. Tutti noi vorremmo salvarla. Io però vedo attorno molta
agitazione, troppa confusione. E non m’illudo che alla (difficile)
operazione di salvataggio possano partecipare i *molti*,
ai quali pur si richiama nel nome il nostro Laboratorio. Non è
possibile. Non subito almeno.
Le
cause di questo scarto sono tante e complicate: il tipo di vita
convulso che facciamo; il “rumore di fondo” dei mass media che
comunque ci sommerge; gli orientamenti mutevoli dei singoli, ora più
propensi all’autopromozione individualistica ora affascinati
dall’obiettivo di una libera espressività ora diffidenti verso
certi problemi (critica dei testi, rapporto tra tradizione e
innovazione, ecc.) considerati troppo spesso oziosi o fisime per
“intellettuali”.
Se
questo mio punto di vista non è del tutto campato in aria, non mi
sento affatto in contraddizione per aver scritto:
Conclusioni. La critica – almeno quella che ancora sta addosso a «questa realtà oggettiva» e non occulta l’esistenza dei rapporti di forza diseguali (per cui alcuni accedono attivamente ai mass media e altri possono essere solo pubblico passivo o semipassivo dei mass media) - è oggi l’unico salvagente che possiamo buttare alla poesia. Ed i poeti dovrebbero essere i primi ad esercitarla, anche nei propri confronti. Solo avendo presente questo stato di cose, sfavorevole alla ricerca in generale e alla stessa ricerca poetica, si potrà «tornare a chiamare le cose col loro nome». E (forse)a farsi intendere anche dai molti, oggi irraggiungibili. Non esiste più (e non solo in poesia) nessun «codice condiviso», nessuna «comunità che fa uso di quel codice condiviso». La frammentazione è tale che, anche quando si cerca di “comunicare” con le più oneste intenzioni, non ci si intende. E, allora, credo che il discorso di Fortini, solo in apparenza aristocratico, avesse chiara proprio questa realtà; e chiedesse giustamente di tenerne conto; e di far pulizia delle false idee che circolano anche in poesia.
24 gennaio 2011
lunedì 21 ottobre 2024
sabato 19 ottobre 2024
martedì 15 ottobre 2024
Piccola Accademia [Troppo Sorridente] di Poesia!
il governo Meloni manda gli immigrati in Albania
l’esercito israeliano ha bombardato le tende
degli sfollati all’interno di un ospedale,
bruciando vive le famiglie che ci dormivano...
domenica 13 ottobre 2024
Quattro poesie
istante afferra immenso eterno sconosciuto coscienza onde del campo nulla riflette il lago in superficie
sabato 12 ottobre 2024
lunedì 7 ottobre 2024
Attilio Mangano. Una poesia.
Amore inquieto e struggente
Amore inquieto e struggente
ti prego, ora chiudi la porta.
Adesso nessuno ci sente.
Ascolta, mia madre è morta.
Ricordo le calze ai balconi,
l’infanzia, un giardino d’estate,
la casa dai rossi mattoni,
le piccole grandi serate.
Adesso si fa più lontana
la mia giovinezza. Impaziente
la gatta col filo di lana
ci dà una risata da niente.
martedì 1 ottobre 2024
sabato 28 settembre 2024
Donato Salzarulo
Gli esercizi di lettura e gli altri interventi qui raccolti sono stati realizzati in un lungo arco di tempo che va dal febbraio1995 al gennaio 2024. Essi rappresentano la testimonianza di un intenso colloquio con l’opera di un poeta e saggista fra i più importanti del secondo Novecento letterario italiano.(dalla PREFAZIONE di Donato Salzarulo a IL GATTO DI FORTINI, prima edizione agosto 2024)
domenica 22 settembre 2024
“Dove c’è fumo c’è arrosto”
A una volpe saputella Borbottavan le budella. Da più giorni non mangiava Le saliva già la bava All’idea di un bel desco
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sabato 21 settembre 2024
Per Gianfranco Ciabatti
di Roberto Bugliani
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martedì 17 settembre 2024
Poesia e politica
di Ezio Partesana
Il contenuto politico della scrittura non coincide con il contenuto materiale anche se, quando accade, il problema è risolto; il dubbio resta per quei testi che parlano d’altro, dal timbro lirico o personale. Se ogni forma è un contenuto storico sedimentato, tuttavia non si può rispondere alla domanda di ordine sociale, se un componimento sia o meno “politico”, limitandosi alla ricostruzione interne delle sue ereditate forme; scrivere sonetti nell’età contemporanea, per esempio, è certo una scelta di opposizione e distanza dal poetare di tutti e chiunque, ma si possono scrivere quartine e terzine anche dicendo sciocchezze reazionarie. L’opposizione tra sentimento privato dell’esistenza e impegno civile è appunto una opposizione e in quanto tale non genera nulla; si prende partito, uno tra i disponibili, e se ne rivendicano le ragioni come in sogno di fronte a un giudizio universale. L’astrazione del recente discutere sul tema nasce da questo: dall’ipotesi che ogni individuo sia libero di scrivere, e leggere, quello che vuole, l’illusione cioè che la lingua sia una forma inerte e pura della quale ci si può servire (o a lei ubbidire, a seconda) affinché questa o quella cosa vengano dette. Si dimentica volentieri, insomma, che la trama e le parole, il ritmo e il nome, sono prodotti collettivi di una struttura sociale che nasconde le contraddizioni anche con il linguaggio, e i suoi derivati prodotti. Non si può dire tutto, in fine, non solo perché le condizioni di chi ascolta sono controllate dal lavoro, dall’educazione, dall’etnia, e via dicendo, ma anche perché la scrittura (o il disegno, o la musica) è soggetta alla stessa ideologia entro la quale vivono gli uomini. Però si può sedurre e mentire, vale a dire escogitare una lingua che, in obbligato e apparente ossequio allo stato di cose, lasci però l’amaro in bocca del “non dovrebbe essere così”; una poesia (nel senso più ampio possibile del termine) che avveleni i pozzi del dominio scherzando con le pozzanghere. La mia modesta risposta alla domanda su quale sia una scrittura politica è dunque questa: chi dice la verità in un mondo di menzogna è sempre rivoluzionario.
lunedì 9 settembre 2024
Gli amici morti
di Ennio Abate
Da un’ombra gli amici morti
annunciavano: vorremmo aiutarvi.
Impossibile, tra me dicevo. Esitavo,
però, e, per non rompere con loro,
cominciavo: siamo tanto diversi.
(Voi morti ormai, noi vivi, intendevo).
In sogno ancora vi parliamo, dicevano.
Più in allarme, allora, mi chiedevo:
come fossimo vivi? o tutti già morti?
E, per uscire dal dubbio, proponevo:
su, prendiamo un caffè insieme.
Ma no. Volevano restare nel sogno,
non uscirne. E in coro insistevano:
aiutarvi, guidarvi, passarvi la nostra
saggezza.
Sempre scettico aggiungevo: come
riconoscervi? Siete in una folla
immensa. E stizzito: O avete continuato
a invecchiare e a capire più di noi?
Solo morendo, potremmo darvi retta.
Sorridevano ora: con le vostre guerre
che fate, se non morire e far morire?
Troppo ingrossate il popolo dei morti
e trascinate nella nostra ombra
l’azzurro del cielo e del mare, il vento,
gli amori. Avvertirvi, fermarvi, vorremmo.
(9 settembre 2024)
venerdì 6 settembre 2024
martedì 3 settembre 2024
La Giustizia
domenica 1 settembre 2024
IN UN SOGNO CON ATTILIO
di Ennio Abate
Nella stanza da pranzo
di casa mia, di adesso.
Piatti sporchi, posate.
Sparecchiavo la tavola.
Attilio dall’ombra
mi mostrava un giornale
- uno speciale de il manifesto
di una volta.
Oggi è la sinistra che governa:
mi annunciava serio.
Stupito io. Come può essere? - tra me dicevo - E’ cosa contraria a quel che pensiamo da anni.
Non volevo però contraddirlo.
E ho cominciato: Attilio,
siamo diversi ma possiamo
ancora parlare ...
E per farlo più a lungo possibile:
Prendi un caffè con me, gli proponevo.
(31 agosto 2024)
lunedì 26 agosto 2024
Il Signore del Creato
Riflessioni sotto forma di filastrocche
di Rita Simonitto
Il Signore del Creato Dalle critiche turbato
A rapporto chiamò i suoi.
“Ecco qua: affido a voi
Di andar di qua e di là
E dirmi poi ciò che non va.
No rimborsi ‘piè di lista’
Tranne qualche intervista.
No incontri pilotati
Per sgamare risultati
Che esprimono dissenso
Ricevendone compenso”
venerdì 23 agosto 2024
Ripulitura di una poesia del 2004: Ricordando Massimo Gorla
RICORDANDO MASSIMO GORLA1
Da
lui. Un saluto. Un blando incitamento.
Il
verbale concitato del suo ’68 a Parigi.
In
una fredda sera – quando? - un comizio.
Voce arrochita in
piazza Missori. Milano.
Autunno
amaro e greve di Piazza Fontana.
Ero dei loro. In riunione. Lì
vicino. In casa
di Rota. Udimmo il botto. Sarà
una caldaia?
La
caldaia era l’Italia. Assassini gli idraulici.
Scantinato
di via Giason del Majno. Prima
raccolta di figurine proletarie.
Tasselli
della classe dai turni intorpidita. Untumi
familiari.
Fumo di sigarette. Discorsi
di speranze. Nuova pataria di
operai
di studenti di immigrati. Inermi. Corrucciati.
Non
più nenie. Scarpe impacciate poi sulla
ghiaia di via Vetere.
Muti nelle conferenze.
Per anni continuò la
spola. Da Cologno
guanto del Sud terrone rovesciato. A
Milano
clessidra di grigia polvere lussuosa.
Ohi,
Berto presto morto. Cauto il Vincenzo
alla Manuli. Donato
all’Innocenti solitario.
E Ambrogio irruento. E
Linda suicida.
E Aurelio, Michele, Luigi ed Emilio. Più
assottigliate le parole. Sfuggenti gli sguardi.
Con pietosa velenosa coda ripensammo la fine.
Fu
dolce stil novo collegiale, Attilio? Se fu
tra di voi fu. Se fu, non staccò mai i già affini
per
prebende sindacali aziendali e statali. Né
sciolse gli
ammassi. Degli sfigurati dalla fatica.
O dei ricchi di
capitale. Dei cinici arrivisti.
Dei di più conoscenze e di
bombe provvisti.
Resta
un’eco, un brusio la nostra scienza.
(16 novembre 2004/ 29 settembre 2009/ 23 agosto 2024)
1 Massimo
Gorla. Cfr.
https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_Gorla
mercoledì 21 agosto 2024
Memento inattuale
PER
POETI E POETESSE NAVIGANTI NELL’OMBRA DELLE PAROLE, SGOMITANTI
NELLA CACCIA SPASMODICA AL MISTERO E IGNARI DELLA REALTA' CHE I LORO
PIEDI CALPESTANO
L’importanza
di una più attenta riflessione sulle scritture di servizio è per
Fortini un atto necessario di educazione culturale lontana da ogni
specialismo o boria professorale:
(Leggendo Chiara Trebaiocchi, Re-schooling Society. Pedagogia come forma di lotta nella vita e nell’opera di Franco Fortini , 2018)
venerdì 19 luglio 2024
I poeti in tempo di guerra non pensano abbastanza (5)
di Ennio Abate