domenica 14 dicembre 2025
domenica 7 dicembre 2025
IL VECCHIO STORICO E LA BELLA FANCIULLA
di Ennio Abate
Dubiti.
Non sai come stringerai la mano
a Carlo V, dov’è la via per
Anversa
e
se Lutero, adocchiandoti, non ti sbaverà.
Una
baldracca feroce, annidata in anfratti rugosi
discariche fetide,
oscuri broli, ti pare la storia
fanciulla, occhi guizzanti e
televisivi
e snobbarla, sfuggirle, vorresti.
I tuoi
dolorini di pancia, però
già suoi travagli si direbbero.
Non dilettoso il monte in vista
e
malandato Virgilio sono io.
Ma rassicurati. Un po’ la conosco.
Andiamole, dunque, incontro!
Bisogna
amare l’altera fanciulla
che lieve viene nella mia abitazione
per studiare la storia.
Qui pare le si plachi il
groppo alla gola
e, attratta dai biscottini, assaggi
la
tremenda, scottante pozione.
Bisogna
sugli eventi lasciarla ronzare.
Succhierà
umori acri
e
sgomenta, poi stizzita
chiederà incoraggiamenti.
Sorriderle bisogna
tacere, correggerla poco.
Perché
viene dal silenzio lei.
I semi ne porta
e ha appena cominciato
a viaggiare nella storia
scalza, torpida, mal
equipaggiata
chimere ancora inseguendo.
Perciò
sempre tremo, m’inceppo, m’arresto.
Non vorrei che di botto
la scuotesse
l’immane
urlio e che servitù, morte, nulla
appannassero lo
specchio del suo sorriso.
Prima
deve passarle la
paura.
Prima deve maturare ma nella storia
un nuovo sogno.
Lei
chieda distratta. Lei scelga la danza.
mentre se lo costruisce da sé.
Io solo buone macerie
le porgo
E,
vedete, è quasi pronto.
Fra le mie mani lo trattengo.
Poi,
quando sveglia sarà:
- Eccoti il sogno tuo! – le dirò.
L’ho protetto, mentre lo crescevi
e, per covarlo, dormivi.
Adesso la pancia non ti dorrà
più.
Adesso
puoi portarlo in giro tu.
maggio-dicembre 1994
martedì 2 dicembre 2025
domenica 30 novembre 2025
Epigoni e riti ripetitivi (2)
"in “Non in nostro nome” pesa soprattutto l’attuale mancanza di un’idea di poesia civile per l’oggi. Ammesso che in questo nostro tempo sia ancora possibile fare “poesia civile”. Questo è un problema niente affatto da dare per scontato o risolto o trascurabile; ed è, però, del tutto assente nell’Antologia. "
venerdì 28 novembre 2025
Il problema del Clima (letterario)
di Massimiliano
Gusmaroli
Borbotta, Frabotta e ci rimbrotta
direbbe un falsetto poeta d'oggi
(ma godendo magia di poesia e
parola poetica) contro (contro?)
il Clima che tutto devasta,
ma i giochi dei poeti magrelli
ancora nessuno rimette
come debiti ai loro autori
mercoledì 26 novembre 2025
Epigoni e riti ripetitivi: Cento poeti italiani in difesa della dignità umana (1)
Siamo tutti epigoni di una vecchia storia, vero. E portati alla nostalgia, vero. Ma adesso state a rivendicare cosa? La dignità umana? E che senso ha rivendicarla a genocidio avvenuto? E perché proprio in 100? E perché dovrebbero rivendicarla a parte e soltanto i poeti?
P. s.
Questa la scrissi nel 2007 e vale amaramente ancora di più oggi nel 2025:
La bomba cade
la bomba cade
l'afghano muore
il mercante d'armi brinda
il papa prega
il terrorista si prepara
il pacifista manifesta
il poeta scrive versi ispirati
alla bomba che cade
all'afghano che muore
al mercante d'armi che brinda
al papa che prega
al terrorista che si prepara
al pacifista che manifesta
contro la bomba che cade
sempre su un altro:
afghano, irakeno, kosovaro, ceceno, etc.
che muore
che non brinda
che non manifesta
che non scrive versi
che lontano, lontano
riceve solo la bomba
della nostra intelligenza.
Dicembre 2007
Nota
Per altri precedenti riti ripetitivi vedi: Sull’antologia “Calpestare l’oblio”
martedì 25 novembre 2025
Undici poesie di Franco Fortini scelte per pensare Gaza
Ho scelto queste undici poesie, scritte da Franco Fortini in tempi da noi oggi lontanissimi, con in mente una domanda: aiutano a riflettere sulla tragedia di Gaza? La mia risposta è sì.
Sono morti ormai
Sono morti ormai tutti i prigionieri,
le porte sono aperte, sparsa la paglia, il fango è indurito,
non c’è più nessuno. I nemici
li hanno portati in fondo al bosco e uccisi.
Pensavo: con quanta gioia correranno, con quanta
ansia, dai luoghi oscuri! Ma tu sai bene:
si crede di aspettare e la speranza si inaridisce
si spera di ricordare e non si ricorda.
Più oltre li incontreremo: sarà l’orlo viscido
della fossa dove i nostri migliori, anime di una volta,
si corrompono. Non guarderemo, li coprirà la calce.
Siamo soldati, un giorno vale l’altro.
1952
Pag. 141
domenica 23 novembre 2025
Poesia senza Gaza o con Gaza?
Percorsi PerVersi
Persona super attivagiovedì 20 novembre 2025
domenica 16 novembre 2025
giovedì 13 novembre 2025
stazione
di Ennio Abate
convegno di povera folla infreddolita stanca
e muta e va vieni andirivieni
di solitudini inceppate
che si sono appena adesso disperse
e mi lasciano a proteggere
‘sto cagnolino fermo come un soprammobile
o secco e rigido di morte
una conclusione, dunque
mercoledì 12 novembre 2025
AVVERTIMENTI A UN POETA
di Ennio Abate
a
Franco Arminio
prossimi
a te/ a villa literno
non
distanti da me/ nella piana d’albenga
ci
sfiorano
e
ovunque il merletto d’indifferenza
godereccia / l’europa
addosso si ricama
vanno
dai giacigli di cartone e vecchi stracci
da
vecchi serre inutilizzate / ai
campi di lavoro
(non
sul prato,
non sul tuo
prodigio alla clorofilla)
ma
alla fabbrica a cielo aperto
e
per quattordici ore a tremila lire pagate ciascuna
dall’alba
inizio della rapina
alla
sera
(nell’ora
per
te
scalena del commiato)
quando
sul rettilineo che corre da ceriale ad albenga
nigeriane
e brasiliani svendono i corpi accomodati
e
senegalesi accampati lungo il fiume
mangiano
erbe
spiando
inerti i coiti altrui
e
ragazzini sfrecciano in moto e auto
gridando
bastardi e promettendo botte e piombo
non
la
malinconia
provano ma sozze paure
(e
tu candido ebete non vedi che l’arcadia,
glaucoma dei poeti!)
(23 settembre 1989)
martedì 11 novembre 2025
Leggendo poesie di Bertolucci, Risi, Porta ed altri
POETERIE 1995
di Ennio Abate
‘sti poeti cha cicereano spaparanzati dint’o suppigne re femmene so senza scuorne
sabato 8 novembre 2025
RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1983)
di Ennio Abate
gennaio 1983
«Samizdat Colognom»1: un angoscioso ripiegamento in assenza di “amore” e “furore”
di Donato Salzarulo
In morte di Paolo Virno
di Ennio Abate
Apprendo la notizia della morte di Paolo Virno. Ricordo che lo ascoltai una prima volta – ma non ricordo la data – a Cologno Monzese per una conferenza, quando la Biblioteca Civica era diretta sapientemente da Luca Ferrieri. Ricordo pure le sue battaglie con Franco Fortini ai tempi in cui facevano insieme ”La talpa”, inserto del “manifesto” e poi alla Casa della cultura di Milano su ”Sentimenti dell’aldiqua. Opportunismo, paura, cinismo nell’età del disincanto” (Theoria, 1990), un libro-manifesto delle generazioni, che Fortini chiamava dei “Fratelli amorevoli”, in fondo già adattatesi al clima a-comunista o inconsapevolmente anticomunista e Virno, invece, considerava in dinamiche e comunque positive metamorfosi.
QUI
giovedì 6 novembre 2025
RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1982)
di Ennio Abate
1982
1 gennaio 1982
Sulle
poeterie
(poesie
‘62-’64) ho condotto in vari tempi le seguenti operazioni:
- commenti
(agosto 1975);
- racconti
sui miei tentativi di scrivere poesie;
- restauri;
- sviluppi;
- tentativi
di critica e autocritica.
Tali
operazioni non sono mai arrivate definitivamente in porto. Ma le ho
tentate con una certa tenacia per vari anni. Ho perseguito questi
scopi:
- non
dimenticare il passato in cui mi ero formato;
- dare
importanza
alla mia pratica poetica solitaria;
- utilizzare
i frammenti per indagare la mia esperienza.
febbraio 1982
1.
Perché
il mio poetare ha avuto bisogno di tanta clandestinità? (O
mortificazione?).
Desiderio
di stare
al riparo? Da
cosa o chi? L’ho
sentito come una malattia che volevo curarmi da solo?
martedì 4 novembre 2025
RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1980-1981)
Poesia e Moltinpoesia. Un percorso, un bilancio (3)
di Ennio Abate
14 gennaio 1980
Leggendo Vanoye, La funzione poetica nei messaggi scritti e Annaratone, Rossi, Versificazione e tecnica della poesia.
Certo
la poesia, che nel costruirsi s’appoggia alle varie funzioni del
linguaggio comune, non è riducibile all’aspetto metrico. E mi pare
assurdo che senza metrica non ci sia poesia. Anche un corpo – penso
– esiste di per sé e non perché sia misurabile (o non vale
soltanto quando rientra entro determinate misure giudicate normali).
Non
posso
trascurare
che finora
- e in particolare nella cultura letteraria italiana - la misura
ha avuto una grandissima importanza e
che sarebbe da sciocchi pretendere di capire la poesia dei classici
trascurando il loro rispetto o la loro passione per i problemi di
metrica.
Ma
ho
sempre pensato e
temuto
che la metrica (come l’ortografia, come tutti
i saperi
regolati)
possa
e viene
anche
usata
per intimidire e
sottomettere,
cosa inaccettabile. A complicare le cose c’è statal’esperienza
delle avanguardie, che è andata
oltre
misura
(o
oltre
le
misure
canoniche). Forse perché influenzato io
pure
anche solo indirettamente da tali esperienze,
non ho badato mai
troppo alla
metrica. Oppure
mi sono affidato da sempre a una
metrica soggettiva praticando
alcune delle
possibili varianti del verso
libero.
Il problema di valutare
quanto
il
verso libero sia
o no
alternativo
o fuorilegge me
lo ritrovo di fronte adesso che leggo gli
scritti sulla metrica di Fortini.
Il quale insiste a dimostrare quanta metrica della tradizione stia
nella apparentemente vergine e ribelle anti-metrica
delle
avanguardie. Mi
convince? Non so dire. So dire, però, che resto curioso verso le
tante esperienze che hanno cercato il senso
del/nel non
senso,
o la logica del/nell’a-logico.
Per adesso tengo
a
bada sia la soggezione alla metrica che il suo rifiuto semplicistico.
Potrei controllare che tipo di versificazione ho adottato in questi
anni e quali mutamenti sono intervenuti rispetto agli inizi. Ma è
un compito che richiede tempo e una competenza della tradizione
metrica che non sono riuscito ad avere. Questo
mio deficit è un po’ il marchio ricevuto
dalla
mia traballante e penosa formazione liceale. La metrica mi
respinse;
e solo il provvidenziale aiuto del sig. Giarletta, un
direttore
delle poste in pensione che abitava al
piano di sotto della nostra
palazzina,
mi fece superare il blocco che m’impediva di leggere bene gli
esametri in greco. Quelle mie
difficoltà
furono la molla che fece scattare la mia simpatia istintiva quando
scoprii i
poeti che usavano il verso libero. E che allora – parlo del
1956-’57 - erano al di fuori dei programmi liceali,
fermi alla “triade” Carducci-Pascoli-D’Annunzio. Ne lessi -
per caso e
per la prima volta dei
testi - in un’antologia dei poeti del primo ‘900 prestatami
dalla sorella laureanda in lettere del mio compagno di liceo Carlo
Bisogno.
Le
suggestioni
dell’avanguardismo sono
rimaste abbastanza vive. E anche se oggi
condivido l’insieme delle critiche (soprattutto
politiche)
di Fortini alle avanguardie, so
quanto sia rimasto lontano
e irraggiungibile il suo classicismo.
agosto 1981
1.
L'inizio della mia ricerca poetica fu attorno al 1961-'62, interrotto e complicato dalla mia partenza per Milano e dalla ricerca di un lavoro per mantenermi. Mi sono sempre rifiutato di sbarazzarmi di quei frammenti comunque intenzionati poeticamente.
lunedì 3 novembre 2025
RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1978)
di Ennio Abate
2 gennaio 1978
Lettura. Roversi, I diecimila cavalli. Bellissimo l’intreccio del dialogo fra i due amanti che si separano e la descrizione dell’intervento della polizia contro i manifestanti. E poi parla con passione dei meridionali e con rabbia della polizia. Accorcia il romanzo veristico, lo stravolge. È un lavoro da scrittore maturo. Non cerca spiccioli.
sabato 1 novembre 2025
RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1977)
Poesia e Moltinpoesia. Un percorso, un bilancio (1)
di Ennio Abate
Questi appunti di diario sono stati scritti tra 1977 e 1985 e riordinati nel 1999. Pubblico quelli del 1977.
venerdì 31 ottobre 2025
martedì 28 ottobre 2025
Oh, mamma mia | la neo-social-poesia!
di Ennio Abate
sorbiamoci la gioventù
di Gilda Policastro
https://www.leparoleelecose.it/e-la-poesia-dove-sta-conversazione-senza-filtri-con-giorgiomaria-cornelio/
giovedì 16 ottobre 2025
Lamento testamento
mandò un messaggio (come stai?)
e lei chiamò sul fisso
ne ascoltò il lamento/ il resto/ lo scarto/
per decenni lo sostenne/ per decenni
come una mamma ne coprì i difetti
come una volpe non volle più ucciderlo
e ora – oh, ferocia di coppia -
fissava quella sua fine indecorosa
da lei pure preparata
lamento/ lamento
tutto è stato dilapidato
è / se c’è / il testamento











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