Dialoghetti
a puntate tra Samizdat e il Poeta Invisibile
sul
‘noi’ che non c’è e alcuni modi
provvisori per edificarlo
Seconda puntata: la «sporca
religione dei poeti»
Poeta invisibile - Dicevi di sentire puzza di sacrestia anche nella poesia d’oggi? Spiegami...
Samizdat
- La religione ci stordisce da secoli coi suoi incensi. E in poesia tuttora la fa da padrona. Faccio un esempio. Malgrado
gli studi di Auerbach sul realismo di
Dante, te lo presentano come il poeta mistico per eccellenza, il pellegrino
cantore di Dio, tutto "trascendenza". Eppure scommetto che se vivesse oggi, quel suo realismo
gli farebbe riscrivere la Commedia all’incontrario,
dal paradiso all’inferno; e forse ancora più giù; e persino le sue solennissime terzine gli si sconnetterebbero
dallo sdegno. Vabbè, nella cultura europea
e occidentale alcune radici saranno pure lì, nella religione e nel
cristianesimo. Ma tacere sui frutti tossici che hanno prodotto e producono,
continuare a innaffiarle pur se diventate di plastica, mescolare
religione e Vitelli d’oro capitalistici è, per credenti e non, indecente.