domenica 30 novembre 2025

Epigoni e riti ripetitivi (2)

 


UN APPROFONDIMENTO

QUI


"in “Non in nostro nome” pesa soprattutto l’attuale mancanza di un’idea di poesia civile per l’oggi. Ammesso che in questo nostro tempo sia ancora possibile fare “poesia civile”. Questo è un problema niente affatto da dare per scontato o risolto o trascurabile; ed è, però, del tutto assente nell’Antologia. "

venerdì 28 novembre 2025

Il problema del Clima (letterario)



di Massimiliano Gusmaroli



Borbotta, Frabotta e ci rimbrotta

direbbe un falsetto poeta d'oggi

(ma godendo magia di poesia

parola poetica) contro (contro?)

il Clima che tutto devasta,

ma i giochi dei poeti magrelli

ancora nessuno rimette

come debiti ai loro autori

mercoledì 26 novembre 2025

Epigoni e riti ripetitivi: Cento poeti italiani in difesa della dignità umana (?)


di Ennio Abate

Siamo tutti epigoni di una vecchia storia, vero. E portati alla nostalgia, vero. Ma adesso state a rivendicare cosa? La dignità umana? E che senso ha rivendicarla a genocidio avvenuto? E perché proprio in 100? E perché dovrebbero rivendicarla a parte e soltanto i poeti?


P. s.
Questa la scrissi nel 2007 e vale amaramente ancora di più oggi nel 2025:



La bomba cade

la bomba cade
l'afghano muore
il mercante d'armi brinda

il papa prega
il terrorista si prepara
il pacifista manifesta

il poeta scrive versi ispirati
alla bomba che cade
all'afghano che muore
al mercante d'armi che brinda
al papa che prega
al terrorista che si prepara
al pacifista che manifesta

contro la bomba che cade
sempre su un altro:
afghano, irakeno, kosovaro, ceceno, etc.

che muore
che non brinda
che non manifesta
che non scrive versi
che lontano, lontano
riceve solo la bomba
della nostra intelligenza.

Dicembre 2007


Nota

Per altri precedenti riti ripetitivi vedi: 
Sull’antologia “Calpestare l’oblio”

martedì 25 novembre 2025

Undici poesie di Franco Fortini scelte per pensare Gaza

 


a cura di E. A. 

Ho scelto  queste undici poesie, scritte da Franco Fortini in tempi da noi oggi lontanissimi, con in mente una domanda: aiutano a riflettere sulla tragedia di  Gaza? La mia risposta è sì.


Sono morti ormai


Sono morti ormai tutti i prigionieri,

le porte sono aperte, sparsa la paglia, il fango è indurito,

non c’è più nessuno. I nemici

li hanno portati in fondo al bosco e uccisi.


Pensavo: con quanta gioia correranno, con quanta

ansia, dai luoghi oscuri! Ma tu sai bene:

si crede di aspettare e la speranza si inaridisce

si spera di ricordare e non si ricorda.


Più oltre li incontreremo: sarà l’orlo viscido

della fossa dove i nostri migliori, anime di una volta,

si corrompono. Non guarderemo, li coprirà la calce.

Siamo soldati, un giorno vale l’altro.

1952

Pag. 141

giovedì 20 novembre 2025

RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1987-1990)


Poesia e Moltinpoesia. Un percorso, un bilancio (6)


di 
Ennio Abate

1987

31 ottobre 1987

Gruppo poesia a  casa di Anna Ditel. Come allargare il discorso ad altri temi e farlo interagire con la redazione di "Laboratorio Samizdat" [1].

giovedì 13 novembre 2025

stazione



di Ennio Abate


convegno di povera folla infreddolita stanca

e muta e va vieni andirivieni

di solitudini inceppate

che si sono appena adesso disperse

e mi lasciano a proteggere

‘sto cagnolino fermo come un soprammobile

o secco e rigido di morte

una conclusione, dunque

mercoledì 12 novembre 2025

AVVERTIMENTI A UN POETA

 


di Ennio Abate

                                                                                                         
a Franco Arminio


prossimi a te/ a villa literno
non distanti da me/ nella piana dalbenga
ci sfiorano
e ovunque il merletto dindifferenza
godereccia / leuropa addosso si ricama
vanno dai giacigli di cartone e vecchi stracci
da vecchi serre inutilizzate / ai campi di lavoro
(non sul prato, non sul tuo prodigio alla clorofilla)
ma alla fabbrica a cielo aperto
e per quattordici ore a tremila lire pagate ciascuna
dallalba inizio della rapina
alla sera
(nellora per te scalena del commiato)
quando sul rettilineo che corre da ceriale ad albenga
nigeriane e brasiliani svendono i corpi accomodati
e senegalesi accampati lungo il fiume
mangiano erbe
spiando inerti i coiti altrui
e ragazzini sfrecciano in moto e auto
gridando bastardi e promettendo botte e piombo
non la malinconia provano ma    sozze paure
(e tu candido ebete non vedi che larcadia, glaucoma dei poeti!)




(23 settembre 19
89)



martedì 11 novembre 2025

sabato 8 novembre 2025

RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1983)

 

Poesia e Moltinpoesia. Un percorso, un bilancio (5)


di Ennio Abate


gennaio
1983
«Samizdat Colognom»1: un angoscioso ripiegamento in assenza di “amore” e “furore”
di Donato Salzarulo

In morte di Paolo Virno



di Ennio Abate

Apprendo la notizia della morte di Paolo Virno. Ricordo che lo ascoltai una prima volta – ma non ricordo la data – a Cologno Monzese per una conferenza, quando la Biblioteca Civica era diretta sapientemente da Luca Ferrieri. Ricordo pure le sue battaglie con Franco Fortini ai tempi in cui facevano insieme ”La talpa”, inserto del “manifesto” e poi alla Casa della cultura di Milano su ”Sentimenti dell’aldiqua. Opportunismo, paura, cinismo nell’età del disincanto” (Theoria, 1990), un libro-manifesto delle generazioni, che Fortini chiamava dei “Fratelli amorevoli”, in fondo già adattatesi al clima a-comunista o inconsapevolmente anticomunista e Virno, invece, considerava in dinamiche e comunque positive metamorfosi.

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giovedì 6 novembre 2025

RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1982)

 



 Poesia e Moltinpoesia. Un percorso, un bilancio (4)

di Ennio Abate

1982

1 gennaio 1982

Sulle poeterie (poesie ‘62-’64) ho condotto in vari tempi le seguenti operazioni:
-  commenti (agosto 1975);
- racconti sui miei tentativi di scrivere poesie;
- restauri;
- sviluppi;
- tentativi di critica e autocritica.
Tali operazioni non sono mai arrivate definitivamente in porto. Ma le ho tentate con una certa tenacia per vari anni. Ho perseguito questi scopi:
- non dimenticare il passato in cui mi ero formato;
- dare importanza alla mia pratica poetica solitaria;
- utilizzare i frammenti per indagare la mia esperienza.

febbraio 1982

1.
Perché il mio poetare ha avuto bisogno di tanta clandestinità? (O mortificazione?). Desiderio di stare al riparo? Da cosa o chi? L’ho sentito come una malattia che volevo curarmi da solo?

martedì 4 novembre 2025

RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1980-1981)

 


                                       Poesia e Moltinpoesia. Un percorso, un bilancio (3)

di Ennio Abate


14 gennaio 1980

Leggendo Vanoye, La funzione poetica nei messaggi scritti e Annaratone, Rossi, Versificazione e tecnica della poesia.

Certo la poesia, che nel costruirsi s’appoggia alle varie funzioni del linguaggio comune, non è riducibile all’aspetto metrico. E mi pare assurdo che senza metrica non ci sia poesia. Anche un corpo – penso – esiste di per sé e non perché sia misurabile (o non vale soltanto quando rientra entro determinate misure giudicate normali). Non posso trascurare che finora - e in particolare nella cultura letteraria italiana - la misura ha avuto una grandissima importanza e che sarebbe da sciocchi pretendere di capire la poesia dei classici trascurando il loro rispetto o la loro passione per i problemi di metrica. Ma ho sempre pensato e temuto che la metrica (come l’ortografia, come tutti i saperi regolati) possa e viene anche usata per intimidire e sottomettere, cosa inaccettabile. A complicare le cose c’è statal’esperienza delle avanguardie, che è andata oltre misura (o oltre le misure canoniche). Forse perché influenzato io pure anche solo indirettamente da tali esperienze, non ho badato mai troppo alla metrica. Oppure mi sono affidato da sempre a una metrica soggettiva praticando alcune delle possibili varianti del verso libero. Il problema di valutare quanto il verso libero sia o no alternativo o fuorilegge me lo ritrovo di fronte adesso che leggo gli scritti sulla metrica di Fortini. Il quale insiste a dimostrare quanta metrica della tradizione stia nella apparentemente vergine e ribelle anti-metrica delle avanguardie. Mi convince? Non so dire. So dire, però, che resto curioso verso le tante esperienze che hanno cercato il senso del/nel non senso, o la logica del/nell’a-logico.
Per adesso
tengo a bada sia la soggezione alla metrica che il suo rifiuto semplicistico. Potrei controllare che tipo di versificazione ho adottato in questi anni e quali mutamenti sono intervenuti rispetto agli inizi. Ma è un compito che richiede tempo e una competenza della tradizione metrica che non sono riuscito ad avere. Questo mio deficit è un po’ il marchio ricevuto dalla mia traballante e penosa formazione liceale. La metrica mi respinse; e solo il provvidenziale aiuto del sig. Giarletta, un direttore delle poste in pensione che abitava al piano di sotto della nostra palazzina, mi fece superare il blocco che m’impediva di leggere bene gli esametri in greco. Quelle mie difficoltà furono la molla che fece scattare la mia simpatia istintiva quando scoprii i poeti che usavano il verso libero. E che allora – parlo del 1956-’57 - erano al di fuori dei programmi liceali, fermi alla “triade” Carducci-Pascoli-D’Annunzio. Ne lessi - per caso e per la prima volta dei testi - in un’antologia dei poeti del primo ‘900 prestatami dalla sorella laureanda in lettere del mio compagno di liceo Carlo Bisogno.
Le suggestioni dell’avanguardismo sono rimaste abbastanza vive. E anche se oggi condivido l’insieme delle critiche (soprattutto politiche) di Fortini alle avanguardie, so quanto sia rimasto lontano e irraggiungibile il suo classicismo.


agosto 1981

1.

L'inizio della mia ricerca poetica fu attorno al 1961-'62, interrotto  e complicato dalla mia partenza per Milano e dalla ricerca di un lavoro per mantenermi. Mi sono sempre rifiutato di sbarazzarmi di quei frammenti comunque intenzionati poeticamente.

lunedì 3 novembre 2025

RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1978)

                                                                                 

Poesia e Moltinpoesia. Un percorso, un bilancio (2)

 di Ennio Abate


2 gennaio 1978

Lettura. Roversi, I diecimila cavalli. Bellissimo l’intreccio del dialogo fra i due amanti che si separano e la descrizione dell’intervento della polizia contro i manifestanti. E poi parla con passione dei meridionali e con rabbia della polizia. Accorcia il romanzo veristico, lo stravolge. È un lavoro da scrittore maturo. Non cerca spiccioli.

sabato 1 novembre 2025

RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1977)

 


                                          Poesia e Moltinpoesia. Un percorso, un bilancio (1)

di Ennio Abate

 Questi appunti di diario sono stati scritti tra 1977 e 1985 e riordinati nel 1999. Pubblico quelli del 1977.

giovedì 16 ottobre 2025

Lamento testamento



di Ennio Abate

mandò un messaggio (come stai?)
e lei chiamò sul fisso
ne ascoltò il lamento/ il resto/ lo scarto/

per decenni lo sostenne/ per decenni
come una mamma ne coprì i difetti
come una volpe non volle più ucciderlo
e ora – oh, ferocia di coppia -
fissava quella sua fine indecorosa
da lei pure preparata

lamento/ lamento
tutto è stato dilapidato
è / se c’è / il testamento

venerdì 10 ottobre 2025

Passanti



 di Ennio Abate

al sole un attimo sfuggendo
come bisbiglia
vocina d’infanzia
le tiepide cose che pensa
al badante amico
- corpaccione da pugile ingrassato
che la spinge sulla carrozzella
lentamente

10 ottobre 2025