Giuseppina Broccoli:
Il poeta è colui che ha imparato a ricomporre l’essenza primordiale del reale perché, raffinando il suo intelletto e anche il suo cuore, ha capito come potare la realtà, come dividere i frammenti utili da quelli inutili, ha capito come destrutturarsi e ricomporre il cuore della prima origine. Egli sa raggiungere la natura vera delle cose perché è stato capace di regredire ad uno stadio arcaico per cogliere con occhi puliti, quasi infantili l’essenza del tutto. Per essenza primordiale del reale intendo quello stato di libera natura, di puro barbarismo, di puro primitivo percepire.
Ennio Abate, Pietà, non fatemi regredire!
Davvero? Dare ancora ascolto a Pascoli (il fanciullino) e a Rousseau (l’uomo buono per natura guastato dalla società)? Tornare alle origine, anzi al cuore della prima origine? Esaltare il puro barbarismo?
Quando le società cambiano o noi diventiamo adulti o vecchi e il futuro davanti si rimpicciolisce o non si vede punto, la nostalgia del passato esplode e la tentazione di tornare indietro, di regredire a un’età che sentiamo più bella è fortissima. Gli antichi avevano la loro età dell’oro, che tornava ciclicamente consolandoli per le sofferenze di quelle del bronzo o del ferro.
E i moderni quante Grecie apollinee o dionisiache, quante arcadie, quanti piccoli mondi antichi, quanti strapaesi hanno inventato!
Essi hanno semplicemente finto, cioè immaginato di poter tornare nella Grecia degli antichi eroi, nel mondo dei pastori e delle ninfe, in quello contadino semplice e senza grilli per la testa.
Ma i più onesti e coraggiosi tra loro (Leopardi in primis), dopo aver sognato uomini primitivi robusti, sagaci e senza le miserie borghesucce dei moderni, si sono risvegliati e hanno guardato in faccia la realtà, invece di cancellarla.
Oggi siamo ancora su questo maledetto treno della storia che ci porta verso una impensata globalizzazione in cui arcaico, barbarico, moderno, post-post-moderno vengono frullati assieme e ci confondono le idee.
Non sappiamo dove ci porta. Abbiamo paura. Non mi piacciono i futurismi iperprogressiti e ipertecnologici. Ma, per favore, non ripetiamo vecchi errori, non inseguiamo i fantasmi che sono stati anche dei fascismi e dei nazismi e oggi di vari fondamentalismi occidentali e non.
Non sappiamo dove ci porta. Abbiamo paura. Non mi piacciono i futurismi iperprogressiti e ipertecnologici. Ma, per favore, non ripetiamo vecchi errori, non inseguiamo i fantasmi che sono stati anche dei fascismi e dei nazismi e oggi di vari fondamentalismi occidentali e non.
3 commenti:
Ok Ennio. Ti faccio un semplicissima domanda Dante Alighieri dove lo collochi cosa ancora ci può insegnare oggi? e tutti gli altri che che hai elencato dove li mettiamo? Ogni artista è testimone della sua epoca e finisce lì? Ti prego fammi capire. Ciao Emilia
Il tema in discussione in questo post è se la poesia può/deve andare a caccia dell'"essenza primordiale del reale", come sostiene Giuseppina, o se può/deve evitare futurismi e/o nostalgie per epoche passate mitizzate come perfette o migliori o più sincere e vicine alla Natura e interrogarsi su un mondo completamente trasformato, brutto, che ci fa paura etc.
Dante oggi è, come sostiene l'amico Pietro Cataldi, un "marziano", ma, forse proprio per questo, può aiutare quelli che ancora riescono a sentire la sua voce ad avere un altro sguardo su questo nostro mondo.
Ennio Abate
Proprio perché arcaico, barbarico, moderno, post-post-moderno vengono frullati insieme dobbiamo trovare il coraggio di dire: basta. Ci sta bene tutto questo ammasso confuso? Dobbiamo sbrigarci e lavorare su cosa opporre come alternativa. I fascismi e i fondamentalismi fanno paura anche a me.
Giuseppina
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