Mi guardo spesso allo specchio
e non mi piaccio –
non riesco a sorridere –.
Ho pensato: che cosa posso fare,
ci sarà uno specialista
un chirurgo
un osteopata
uno psicopompo
un sorridologo insomma
che mi faccia sorridere,
eppure vorrei, credetemi,
dentro sorrido,
lo so, non si vede,
(ho controllato allo specchio
ma anche in fotografia:
non sorrido, è vero,)
ma vi giuro che in realtà
sorrido alla fine di qualche poesia.
2 commenti:
C'è anche chi sorride all'inizio... per finire piangendo. Credo che questo dipenda dal risvolto alchemico della poesia, come forse di ogni opera d'arte. Voglio dire che l'autore ne viene trasformato. Dicendo questo so di trattare di occultismo, cioè del valore nascosto delle cose. Insomma di ciò che riguarda il poeta e non della sua poesia. E questo non viene mai detto, che io sappia.
Questa poesia però è allegra, brucia quel "Mi guardo allo specchio/e non mi piaccio" con una franchezza da bambino adulto che disarma. Grazie.
Mayoor
Giuseppe Beppe Provenzale scrive:
Non é detto, ma tra i versi vi sono due specchi: uno rivolto all'interno che riflette cose che vacillano l'altro che mostra l'esterno e il volto che affiora mai fedele.
E' sornione quando conclude "sorrido alla fine di qualche poesia"? Autoironia e senzo del gioco con il lettore?
Posta un commento