@ Mayoor
lunedì 21 marzo 2011
CONTRIBUTI
Ennio Abate
Su punteggiatura, caos e forma
In dialogo con Mayoor e Dedo
@ Mayoor
sabato 13 marzo 2010
Ennio Abate: DIARIO DI LAVORO DEL LABORATORIO MOLTINPOESIA (dicembre 2008)
lunedì 20 marzo 2023
MOLTINPOESIA APPUNTO 3: Sulle difficoltà della "critica dialogante"
di Ennio
Abate.
Due frammenti di una discussione del Laboratorio Moltinpoesia. Era stato pubblicato Viaggio alla presenza del tempo di Giancarlo Majorino. Non piacque ad alcuni dei partecipanti al Laboratorio. Ci furono accuse di "gergalità" e di non "comunicabilità". Oltre all'intervista qui sopra riprodotta tentai di sostenere la necessità di una "critica dialogante" con queste due lettere.
sabato 13 marzo 2010
Ennio Abate: DIARIO DI LAVORO DEL LABORATORIO MOLTINPOESIA (dicembre 2008 n.2)
sabato 15 giugno 2024
Su "Le poesie italiane di questi anni" (1959), in "Nuovi saggi italiani" di Franco Fortini
Appunti
Riordinadiario
moltinpoesia 2002
di Ennio Abate
1.
Alla
poesia italiana la storia è ignota, non si assume il proprio stato
storico (96) |
[La
storia è storia dell’anima, cioè non-storia (105). Vari
esempi: Saba: «Il tempo entro cui si dispongono le esperienze… è
cronologico-biografico, con i suoi riferimenti a casi familiari e
sentimentali, nel senso di un romanzesco privato o microsociale,
mentre gli eventi sovraindividuali – prima guerra mondiale o guerra
del «fascista abbietto» e del «tedesco lurco» - restano sullo
sfondo (106)
Ungaretti: in lui il tempo è categoria
metastorica, neppure psicologica (106).
Montale: il tempo si
cerca… in prossimità della «crisi» esistenziale… i riferimenti
agli eventi sociali e civili s’infittiscono, ma si tratta di un
mondo «disertato da esseri umani e attraversato solo da messaggi
cifrati, da angeli travestiti da demoni… e da lemuri animali, la
riduzione degli eventi umani a quelli naturali e della guerra a
«bufera» è continua e spontanea (106)
Mentre nella poesia
recente (fine anni ’50, quindi siamo alla poesia
critica di Majorino)
«passato, presente e futuro tendono invece a riferirsi a eventi
collettivi, su quelli si ordina la biografia.
Il passato è
l’infanzia e la giovinezza ma anche e più spesso il tempo del
fascismo…
questo
inserimento delle biografie in un complesso di eventi ha voluto dire
anche inserire il proprio passato e il proprio futuro nel passato o
nel futuro di un popolo, o classe o genere umano (107) ]
martedì 12 dicembre 2023
Com’è nato il termine ‘moltinpoesia’
di Ennio Abate
Ecco quattro tracce del passaggio dal discorso sugli scriventi di massa a quello della moltitudine poetante, poi moltinpoesia:
12 ottobre 2001/ gennaio 2002
Da Ennio Abate, La poesia da lontano. Qualche ragionamento su Poesie e realtà
1945 - 2000 di Giancarlo Majorino in Esercizi critici. Letteratura e altro, gennaio 2002
"Un
ultimo ragionamento: sui poeti moltitudine o gli scriventi di massa. Il cenno di Giancarlo Majorino al
centinaio di poeti che in attesa di “consacrazione” (48) dovranno essere
antologizzati tradisce, visto da vicino, una presa di posizione
paternalistica e liberale pare una scivolata trascurabile specie in questi
tempi dove contano solo i Personaggi, le Èlites. Da lontano, invece, il
problema appare più importante. All'ombra
di poche fortezze corporative, che amministrano la cosiddetta Qualità Poetica,
sono accampati miriadi di scriventi che sembrano poetare con gli scarti
delle prime. È un brutto segno e si capisce lo sconcerto di un critico come
Romano Luperini quando vede che “oggi si scrivono spesso poesie così come si
cammina sui prati, o come si fa un qualunque lavoro specializzato”[i], o di un poeta-critico come Majorino. Ma perché non si dovrebbe capire anche
lo sconcerto di chi non ha fatto in
tempo ad infilarsi attraverso i ponti levatoi quando erano aperti o li vede
arrogantemente sorvegliati oggi da certi cerberi editoriali venuti fuori anche
dal ‘68?
Questa “proliferazione poetica...
non s'attenuerà” (226), anche perché la verticalizzazione corporativa non s'è
mai attenuata negli ultimi decenni. Ed è tutto il fenomeno della scrittura
di massa che, assieme ad un nuovo
ripensamento della Poesia e della Letteratura di Qualità, andrebbe fatto
coraggiosamente riemergere e non guardato dal buco della serratura di una
disciplina universitaria. Non basta
lucidare alcuni nuovi criteri di critica
dei testi. Non basta l'allargamento della corporazione poetica o una maggiore
inclusione di meritevoli, neppure in antologie spostate fuori
dalla corporazione, come pare prospettare Majorino.
Cosa vuol dire, piuttosto, per questi
poeti-massa spostarsi? Il problema, comunque, Majorino l'ha posto, apparentemente ai margini del suo discorso generale. È
proprio quello: “l'enorme rimanente giace nella penombra”; “e le ombre qui che
fanno? Parlano le ombre? Pensano le ombre? Scrivono le ombre? La massa matassa
dei muti e dei semimuti, dei senza cibo, degli accoltellatori per forza,
quattro quinti del mondo, cosa fanno?” (364).
Le ombre: quelle della
moltitudine poetante, quelle dei semimuti,
etc. C'è qualcuno che saprà interrogarle
e non scegliere solo le "migliori" o le più "presentabili"
in Tv, all'università, nelle case editrici, nelle istituzioni cosiddette civili
ma "nostre"?
martedì 2 dicembre 2025
venerdì 28 aprile 2023
Come se niente (cioè la guerra in Ucraina in corso) fosse, torna la "Grande Poesia a Milano"...
di Ennio Abate
Sono curioso di sapere
che diranno di Fortini e di Majorino soprattutto. Per il momento mi rileggo
quanto scrissi il 3 febbraio 2011 sulla loro "poesia critica" in un
articolo intitolato "Da quali nemici e falsi amici si devono guardare
i poeti (esodanti) [ Seconda puntata] su questo stesso blog (qui il testo completo):
venerdì 7 aprile 2023
Giancarlo Majorino e gli "scriventi poesia"
Varie pagine di amici su Facebook hanno ricordato che oggi, 7 aprile, è l'anniversario della nascita nel 2028 di Giancarlo Majorino, morto il 20 maggio 2021. Lo voglio ricordare io pure, trascrivendo una domanda e la sua risposta da una nostra conversazione del 5 giugno 2002 sul fenomeno degli "scriventi poesia". Da lì ebbe inizio la mia ricerca e la teorizzazione dei moltinpoesia.
- L’esigenza di scrutare davvero e non così
impressionisticamente questa massa di
scrittura poetica è positiva. I testi però, che arrivano sul mio tavolo, a volte sono poesie per modo di dire. A volte sono delle comunicazioni poeticistiche.
Questo un po’ dà fastidio. Non lo dico per una difesa corporativa (almeno, per
quel che mi riguarda,io sono attento a ‘sta faccenda). Il fastidio nasce perché
tante energie vengono a volte imbrigliate per cose che forse non sono le vere
cose che si cercano.Tante volte son forme di solitudine, di assenza di
comunicazione; altre volte anche di bisogno di esserci, di avere una
presenza.Così tutto diventa subito un
po’ ambiguo: come se uno sognasse che entrando di lì, dalla scrittura in
versi (che mi obbliga a tener conto primariamente di ciò che sento necessario e
non meno della possibilità di dare forma a ciò), potesse venirne chissà cosa.
Mi sembra che ci sia una domanda muta che è ancora più forte, una
insoddisfazione verso la vita che si fa. E questa è una grande molla di
cambiamento. Ma, per esempio, se uno senza saperlo ripete forme poetiche già
collaudate come se fossero proprie, in questo vedo un’illusione, ma anche
un’ignoranza sul fatto che il ricorso a sé, all’interiorità di sé, non dà
maggiore autenticità. Il ‘sé’ è pieno di
condizionamenti: è solo lo studio accanito, il confronto senza paura con
l’altro da sé che può aiutare.
venerdì 12 marzo 2010
Paolo Pagani: Su moltitudine e poesia
sabato 1 novembre 2025
RIFLESSIONI IN FORMA DI DIARIO SULLE MIE "POETERIE" (1977)
Poesia e Moltinpoesia. Un percorso, un bilancio (1)
di Ennio Abate
Questi appunti di diario sono stati scritti tra 1977 e 1985 e riordinati nel 1999. Pubblico quelli del 1977.
mercoledì 15 dicembre 2010
DISCUSSIONE
Non trovi che questa poesia "Rivoluzione" sia orribile?
venerdì 12 marzo 2010
FOGLIETTONE "MOLTINPOESIA" N.3 novembre 2009
Palazzina Liberty 14 maggio 2009
di Ennio Abate
Giovedì 14 marzo 2009 alla Palazzina Liberty di Milano la Casa della
poesia ha proposto un «Trittico di genere: saggio, poesia, prosa». Sulla
ribalta tre autori: Gherardo Bortolotto, Andrea Inglese e Massimo Riz-
zante, rispettivamente nelle vesti (strette, a quanto poi si è capito) di
prosatore, di poeta e di saggista.
lunedì 8 novembre 2010
DISCUSSIONE
Rilanciando sul caso Merini:
No alla sofferenza produttiva
No al populismo televisivo
Commento di Ennio Abate
(Cfr. in questo blog anche COMMENTI
L'ape furibonda
omaggiata e punzecchiata)
@ Emilia Banfi
venerdì 5 novembre 2010
COMMENTI
L'ape furibonda
omaggiata e punzecchiata
mercoledì 16 febbraio 2011
CRITICA
Ennio Abate
Dan-Nazione Inglese-Indiana!
Caro Andrea Inglese,
mi scuso per questa mia incursione incivile in Nazione Indiana. Le cose fuori dai denti che di seguito dirò forse oggi ti entreranno da un orecchio e usciranno dall’altro, ma io le invio a quel giovane che avevo conosciuto come studioso di Fortini e di Majorino, due scrittori vecchi più di me, ma che, in misura diversa e con scelte politiche e stilistiche diverse, non si erano/sono assoggettati alla democrazia pluralista di cui in questo sito senza bussole si discute.
La tua «poesia civilizzata/ in lingua umana, tutta scaturita da dentro», con il suo «contenuto» pur esso «in lingua umana», non mi è piaciuta. È ben scritta. Si “capisce” dall’inizio alla fine. Ma che me ne faccio della forma “bella” e “comunicativa”, se trasmette il pessimo e falso (per me) messaggio politico che in Egitto, con l’aiuto di Obama e degli USA, il “popolo” o “la gente” ««si fa la democrazia da sola», come se fosse in un paese liberato dai suoi invasori o dittatori?
mercoledì 15 marzo 2023
Poesia e presente
A supporto di una riflessione sulla poesia contemporanea ripubblico un mio intervento al Convegno della rivista di Massimo Parizzi, “Qui. Appunti dal presente” – Milano, maggio 2005.
giovedì 20 novembre 2025
sabato 23 giugno 2012
CRITICA
Ennio Abate
A lato di una discussione
su «Le parole e le cose»
per un meridiano
delle poesie di Fortini
Finora in questo post ci sono stati spunti di discussione interessanti, ma di botto, emerse le differenti opinioni e menati gli ultimi fendenti [1] essa si è bloccata. Tento per conto mio di rimettere i pezzi finiti per terra sul tavolo e insistere. Tratterò due punti:
1. Meridiano delle poesie di Fortini: sì/no
Non sono addentro a nessuna faccenda editoriale. E ragiono solo per supposizioni e deduzioni dai dati che mi arrivano. Mi chiedo io pure: come mai la Mondadori, che pur ha già pubblicato «Saggi ed epigrammi» di Fortini, non accetta o ritarda la pubblicazione delle sue poesie? C’è o no questa *damnatio memoriae* cui allude Luperini? O magari opera in forme mascherate? Quali? S’è manifestata, forse, successivamente alla pubblicazione del primo Meridiano dei «Saggi ed epigrammi»? Chi avesse dati per non farci sproloquiare a vuoto, è pregato di metterli a disposizione. Grazie.
domenica 31 ottobre 2010
DISCUSSIONE
Poeti costruttori e critici demolitori?
F.FELLINI Finale di OTTO E MEZZO
"La mia affermazione, scontata, che dice che il critico demolisce va riferita proprio al metodo. Non intendevo certo dire che il critico vuol demolire per il gusto di farlo". Avrei postato questo video se avessi saputo come fare. Puoi farlo tu?
Certamente. Ma riprecisando anche qui la mia posizione già espressa in un commento.
Mettiamola così: se oggi il poeta (o l'uomo in generale) potesse vivere in armonia assoluta (o quasi) con gli altri uomini (società) e la natura, non avrebbe bisogno né di costruire né di demolire alcunché.
Ma l'armonia è una tale falsità che da secoli le religioni, le filosofie, le arti (poesia compresa), per rimediare a un mondo che nega in mille modi ogni possibile armonia, bellezza, convivenza pacifica, felicità, devono continuamente costruire dei, Dio, Essere Supremo (Ragione), mondi superiori (o infernali) o paralleli. Che diventano più o meno presto gabbie,
fanatismi, clausure nazionalistiche o comunitarie, gerarchie burocratiche; e fanno rinascere rabbia, insofferenza, voglia di distruggere e demolire. I costruttori (tu dicevi i poeti) sono separabili così nettamente dai demolitori (tu dicevi i critici)?
Ne dubito. Mi pare arduo che uno passi tutta la sua vita esclusivamente a costruire e un altro soltanto a demolire.
Tutto avviene in spazi e tempi precisi. Uno nasce dopo una guerra, ed è chiaro che la spinta a costruire prevarrà. Uno nasce nell'Italia attuale della deindustrializzazione, del degrado della politica, della "diddatura dell'ignoranza" (Majorino)
e mi pare più ovvio che gli venga la voglia di demolire.
Nota. Fellini ebbe la "fortuna" di operare dopo la guerra. Noi la "sfortuna" di farlo oggi.












