mercoledì 19 dicembre 2012
Giorgio Linguaglossa
Per un nuovo volgare illustre –
Per una rifondazione del poetico
Flavio Villani
Il natale ai tempi
della “spending review”
Questo racconto di Flavio Villani a me ha fatto pensare a "E adesso pover'uomo?" di Hans Fallada (vedi sotto in Appendice). Uè, andiamoci piano col pathos natalizio! [E.A.]
Dicono: pesa almeno cento
chili, grammo più grammo meno. E la pancia è così grossa che per riempirla
tutta lui inizia a mangiare ora e finisce fra due giorni. Minimo. Ma come
cavolo farà a passare dal camino?
Il papà dice che tutti hanno
un Capo sulla testa.
Sulla testa?, dico.
Sì, sulla testa, fa lui,
mentre continua a picchiare i tasti del computer.
Papà, faccio io.
Che c'è?, fa lui.
Papà...?, faccio io, sulla
testa?! Davvero?!
domenica 16 dicembre 2012
Donato Salzarulo
Inno di Mameli,
tablet e manganello
In apparenza queste riflessioni di Salzarulo non hanno molto a che fare con la poesia. Eppure nell' "Inno di Mameli" si insinuano tutti gli equivoci che anche la poesia (un valore) attira su di sé, appena esce dal luogo riservato (sacro pomerio per alcune élite, circolo corporativo per altre). Suggerirei di leggere questo scritto con un occhio alla discussione in corso sul post riguardante Gian Pietro Lucini (qui). [E.A.]
Soffermati
sull’arida sponda
A. Manzoni, Marzo
1821
1. -
Nei cinque anni di scuola elementare non ricordo bene se il maestro ci abbia
mai fatto cantare in coro l’inno di Mameli. Ricordo che ci fu proposto in prima
media dalla prof. di musica. Unii la mia voce a quella dei compagni di classe e
la prof., dopo averla ascoltata tre o quattro volte, mi ordinò coram populo di
farla tacere. Era stonata. Ne ricavai una ferita superficiale, della glottide,
un’umiliazione leggera di Narciso, indimenticabile. Ancora oggi, tutte le volte
che provo ad intonare le parole o il ritornello di una canzone, esito. Ho la
voce di uno stonato.
A
diciannove anni, la direttrice di una colonia estiva, in cui lavoravo come
monitore, tentò di convincermi che non esistono voci stonate, tutt’al più
diseducate. Ci provò e mi rinfrancò per un mese, il tempo necessario, a
sorvegliare il gruppo di ragazzi affidatimi e a intonare con loro qualche
marcetta. Fu rimedio temporaneo, cerotto rimovibile.
Giorgio Linguaglossa
Su "Per tre lune"
di Elisabetta Maltese
Elisabetta Maltese Per tre lune La
Vita Felice , Milano, 2012
Parlare di un libro di
poesia significa in qualche modo parlare della questione della Lingua, ma parlare
di una questione linguistica è un modo di parlare della Questione Nazionale.
Ora, chiediamoci: qual è oggi la questione nazionale? Qual è l'interrogativo
fondamentale che la Nazione
pone alla Lingua? C'è un interrogativo? Ecco, io rispondo che NO, oggi, nelle
mutate condizioni del Dopo il Moderno
la questione della lingua non si pone più, o almeno, non si pone più nei
termini con cui l'ha posta Pasolini, oggi non si può più parlare di
«omologazione» televisiva dei linguaggi; di fatto, i linguaggi televisivi si
sono aperti a tutti i linguaggi, bassi e non bassi: da tele Maria alle
emittenti di spogliarelli, dalle emittenti di insulti show ai talkshow non c'è
distinzione: l'alto viene conglobato nel basso, il destro con il sinistro. E
questa indistinzione, questa simmetria del disordine è un dato di fatto dei
linguaggi televisivi del Dopo il Moderno. Simmetria del disordine peraltro che
ha attecchito anche i linguaggi poetici odierni.
Dirò di più: oggi parlare
di una emergenza della lingua e di una questione della lingua è un modo
imbonitorio per non parlare dei problemi che linguistici non sono ma che sono
reali: l'impoverimento di larghe fasce sociali, la perdita di una, due e forse
tre generazioni di giovani che non entreranno mai nel mondo del lavoro. Oggi i
problemi sono scottanti e reali, la RECESSIONE ci ha portati all'improvviso di fronte
al MURO BIANCO dei problemi reali. Altro che Oblio dell'Essere! Qui l'Essere ci
sta di fronte con il suo crudo e nudo postulato di «verità» nuda e cruda.
mercoledì 12 dicembre 2012
Ennio Abate
Rileggendo "I poeti del Novecento" (2)
Fortini su Gian Pietro Lucini
Fortini
dedica non più di due sbrigative
paginette a Gian Pietro Lucini (Milano 1867 - Breglia 1914). Visto che la sua
antologia è del 1977, la scelta segnala subito, strisciante, una presa di
posizione polemica. Il bersaglio è Edoardo Sanguineti, che nella propria antologia,
«La poesia italiana del Novecento» (1969), aveva riscoperto con
entusiasmo e l'aveva presentato addirittura come
«il primo dei moderni».
lunedì 10 dicembre 2012
Giorgio Linguaglossa
Dames
Madame Tedio Madame Tedio sfolgora nel salotto color velluto scrive un trattato di estetica: «La Morte del Sole». In un angolo Tiziano dipinge sulla tela vuota l’amor sacro e l’amor profano e la luna non tramonta più sul mare azzurro. Un pappagallo sull’asse gorgheggia un insulso «buongiorno». * Madame Zorpia e Madame Zanzibar Madame Zorpia e Madame Zanzibar hanno siglato un patto d’amicizia. «Want you meet Miss. Henna?» «don’t miss a thing!» «menu di 8 portate e vino a volontà» «would you like to know him?» «Robert hai 8 richieste d’amicizia» Un tappeto persiano troneggia alla parete di fronte e un nudo femminile di Rodin ammicca da sinistra ai clienti della locanda del tedio. «I have missed a thing», pronuncio sottovoce alla Musa dell’oblio. Ed entro nel buio del salotto.
venerdì 7 dicembre 2012
Luciano Nota
da "Sopra la terra nera"
PAURA DI DIO
Potrei morire e rifiorire
svuotarmi di lime perfette
di corpi, di resti distorti.
Morire attaccato ad un fiume
con le braccia più nere del vento.
Rinascere poi su un pezzo di gelso
in un mare o su un colosso più duro.
Ma è proprio ciò che mi spaventa
questo colosso che non conosco
questo corpo supremo fatto di firmamento
di fazzoletti d'orto
senza tempo.
svuotarmi di lime perfette
di corpi, di resti distorti.
Morire attaccato ad un fiume
con le braccia più nere del vento.
Rinascere poi su un pezzo di gelso
in un mare o su un colosso più duro.
Ma è proprio ciò che mi spaventa
questo colosso che non conosco
questo corpo supremo fatto di firmamento
di fazzoletti d'orto
senza tempo.
mercoledì 5 dicembre 2012
Ennio Abate
Rileggendo «I poeti del Novecento»
di F. Fortini (1)
Inizio, con questa scheda di lettura, una sorta di ripasso in forma di brevi sunti o di commenti ragionati sui vari capitoli di questo, che è stato uno dei miei libri di formazione. Tenterò mano mano anche dei confronti con altri autori che si sono occupati della poesia italiana del Novecento fino ai nostri giorni. Benvenuti suggerimenti e critiche. [E.A.]
Questo excursus storico-critico è stato pubblicato dall’editore
Laterza nel 1977 ed è uno dei volumi (il 63°) della LIL (Letteratura Italiana
Laterza). Fortini tratta in 4 capitoli: - l’età espressionista (Lucini,
futuristi, i lirici come Boine, Jahier,
Sbarbaro, Bacchelli, Campana, Rebora, Onofri e Valeri); - la figura di Umberto
Saba; - l’ età che va da Ungaretti agli ermetici (Cardarelli, i «moderni» come
Quasimodo, Penna, Bertolucci, gli ermetici come Fallacara, Betocchi, Parronchi,
Bigonciari e Gatto, l’antinovecentismo, il dialetto e Tessa); - Montale e l’esistenzialismo storico ( Pavese,
Noventa, Montale, Luzi, Sereni, Erba, Caproni, Fortini, Pasolini, Leonetti,
Roversi, Giudici, Risi); le avanguardie e il presente (la neoavanguardia,
Zanzotto e alcune brevi note sui “giovani”di allora).
lunedì 3 dicembre 2012
Pasquale Vitagliano
Poesie
Un’altra vita
E’ comparsa inattesa,
come una crepa,
sul bordo del tavolo,
nell’angolo;
come per caso,
presa di taglio
da una luce fredda,
come una resa:
l’inattesa scossa,
il tuffo, l’idea
che questa
è un’altra vita.
domenica 2 dicembre 2012
Ennio Abate
Su un’intervista a Guido Oldani
a proposito di «realismo terminale»
L'intervista in questione è a cura di Amedeo Anelli e si legge qui sotto in Appendice. (E.A.)
I poeti sono gente
strana, si sa. Hanno il vizio del “mestiere”: partono appena possono per la tangente della
metafora. Che è - diciamolo - un bel vizio. Permette un assaggio di libertà e
felicità. Ma di metafora non si vive, non di sola metafora son fatti i discorsi
e specialmente i dialoghi in cui la gente in carne ed ossa s’impegna per raccapezzarsi
innanzitutto sulle cose complicate del mondo. Quel che trovo strano (e che un po’
m’indispettisce, perché in fondo li sento complici del marasma che ci agita peggio della bufera infernale che
trascinava Paolo e Francesca nel V dell’Inferno) è quando i poeti usano
paroloni complicati e metafore “spinte” anche fuori dalle loro poesie. Quando,
insomma, continuano a fare i poeti anche quando scrivono un saggio o un
discorsetto rivolto alla cosiddetta gente comune. Qui ti aspetteresti, appunto,
di dialogare e ragionare con loro su un
argomento qualsiasi, di sentire risposte azzeccate alle domande che gli fai. E
non soltanto e ancora accelerazioni,
sorpassi e virate mozzafiato sempre sulla stessa Autostrada della Metafora, che
conduce non si sa dove.
giovedì 29 novembre 2012
LABORATORIO MOLTINPOESIA
a cura di Ennio Abate
Incontro del 4 dicembre 2012, ore 18
L’amore e quantoamore nelle opere
di William
Shakespeare
ovvero di
John Florio, Italiano, Siciliano, Messinese?
Un gioco delle carte condotto
da
Giuseppe Beppe Provenzale
Palazzina
Liberty
Largo Marinai d’Italia 1
Largo Marinai d’Italia 1
Milano
(ingresso libero)
mercoledì 28 novembre 2012
Lidia Are Caverni
Poesie
Da “un inverno e poi… 1985:
Davanti a una statua
Lembo di pietra
in cui la forma
disfa
o si compie
prolunga in un’altra
immagine
braccia che in nuvola
protendono
Dafne in fuga
davanti al proprio io
segreta dualità
dell’essere
Veste sollevata
sul mistero
dell’eternità.
Giorgio Linguaglossa
Leggendo la poesia
di Roberto Piperno
Poiché in questa recensione su Roberto Piperno Linguaglossa fa riferimento alla discussione che, a varie voci, si è svolta su Tranströmer e i poeti italiani del secondo Novecento, segnalo che essa è reperibile qui [E.A.]
Roberto Piperno Sala d’attesa Campanotto, Udine, 2006
Roberto Piperno Esseri Edizioni Istituto Italiano di
Cultura, Napoli, 2010
Leggendo la poesia del romano
Roberto Piperno (classe 1938) sorge spontanea l’esigenza di fare una
precisazione: la poesia va interrogata, alla poesia non bisogna chiedere
Nulla... ma non per una sua presunta «superiorità» ma proprio perché essa
rimane muta e sorda di fronte alle richieste di chi vuole applicarle la
stampigliatura del prezzo, del sublime, del de-sublimato, della follia,
dell’impegno, del ritorno al privato, del concerto eufonico, etc. Ma il fatto è
che per INTERROGARE la poesia occorre possedere una DOMANDA da porle; è la DOMANDA che fa squillare la RISPOSTA della poesia,
non la richiesta. E anche la richiesta di voler sapere a che cosa serva la
poesia è piuttosto indice di una mentalità borghese e impiegatizia, come se noi
dicessimo a un matematico a che cosa servano quelle strane equazioni con otto
incognite. A tali richieste non c'è risposta plausibile e possibile, tranne uno
squillante silenzio. Se ci chiediamo a che cosa serva una immagine della poesia
di Transtromer, l'unica risposta possibile è il silenzio.
lunedì 26 novembre 2012
SEGNALAZIONE
Tabea Nineo, Partenti
Mercoledì 28 novembre ore 21.00
MINISEMINARIO
PORTATILE
su
«Per una poesia esodante. Sulla ex-piccola
borghesia o ceto medio in poesia»
di Ennio
Abate
Ci vuole - e qui torno alla mia posizione - un esodo dalle forme istituzionali
consolidate. Non si scappa. Nell’ Egitto
del servilismo e della subordinazione non si costruisce per l’esodo, per
il noi possibile. La forma provvisoria dei laboratori (dal foglio personale, alla rivista povera, al foglio
volante, al sito anticonformista su Internet, alla rivista “carbonara” accolta
in qualche piega istituzionale) è quasi d’obbligo oggi, se non si vuole restare
nella nicchia di un privato ampiamente colonizzato o aggregarsi ai
potentati che controllano ottusamente una sfera pubblica
devastata.
Intervengono:
Ennio Abate, Luca
Ferrieri, Paolo Giovannetti,
Ezio Partesana, Donato Salzarulo
Ezio Partesana, Donato Salzarulo
Libreria Popolare di via
Tadino Soc. Coop.S.r.l.- Via A.Tadino,18 - 20124 Milano
Tel.02 2951 3268 libreriatadino@yahoo.it
La libreria è raggiungibile con:
MM Linea 1, stazioni di Porta Venezia o Lima; con i tram N.9 fermata di Porta
Venezia;
N.1 fermata Settembrini/San
Gregorio; N.33, fermate Tunisia o Regina Giovanna/Buenos Aires;
autobus 60 fermate Lima o Benedetto Marcello
Ennio Abate
Fortini ricordato nel 2012
a chi non lo conosce
(e agli smemorati).
Chi era Fortini?
«Un bel volto caparbio, occhi chiari e indagatori, sobrie le movenze, cappotto blu e taccuino di appunti sotto mano. Siamo prima di tutto il nostro corpo, ed egli si teneva riservato, in guardia, nella sua bella persona, senza concedersi alcuna eccentricità. Non si finse metalmeccanico nei cortei operai né ragazzino fra gli studenti in corsa né un quidam de populo se lo fermava la polizia. Mai si lasciò catturare da un’establishment e mai si travestì da emarginato. Era stato povero, aveva tirato la vita e accumulato saperi con tenacia e diletto, sapeva di essere quello che era. Non si lasciava andare, le sue famose collere erano meditate, gli interventi brevi e mirati; non espose mai tormenti che non fossero della ragione. Salvo forse la pena dell’invecchiare. […] Nel declinare del secolo e dell’esistenza gli era caduta addosso una stanchezza. Non smise di scontrarsi - era un cavallo da combattimento […] E non c’era osso che non gli dolesse al dubitare degli esiti, non della verità, del suo pugnare - il vero, la verità la mia verità, le nostre, ricorrono nei suoi scritti in opposizione al nulla, il niente cui gli appariva trascinato il mondo. […] Rompeva sperati dialoghi e imprese comuni - imprese di ricerca, dunque politiche, dunque di ordine morale, dunque non negoziabili. Che politica ed etica non si potessero separare era un comando della sapienza ebraica e di quella cristiana, le assumeva tutte e due. Non c’è operare lecito se non mira a un più di umanità, a che l’uomo, come scriveva ai posteri il suo amato Brecht, sia finalmente amico dell’uomo».
venerdì 23 novembre 2012
Prossimo incontro
del
Laboratorio Moltinpoesia
alla Libreria Linea d’ombra di Milano
Lunedì 26 novembre 2012 ore 17,30
Futuristi: precursori e
testimoni. Di cosa?
Introduce Giorgio Mannacio
Gli incontri curati da Ennio
Abate e Giorgio Mannacio sono aperti a tutti
Libreria Linea d’ombra
Via San Calocero 29
Milano
Telefono: 028321175
Fermata MM Linea verde Sant’Agostino
giovedì 22 novembre 2012
SEGNALAZIONE
Biblioteca comunale di Milano
invitano a
Laura Canciani
Lo svantaggio della poesia
rispetto al romanzo
«Non vado matto per i gialli, odio i thriller. Lo dico serenamente
e senza nessuna fierezza particolare. Semplicemente non fanno per me. Mi dà
fastidio fisico trovarmi nella condizione, cara a molti, di divorare un libro
per sapere come va a finire. Io trovo già abbastanza inelegante che i libri
“vadano a finire”, figuriamoci se mi piace farmi tenere sulla graticola da uno
che ci mette cinquecento pagine per dirmi il nome di chi ha tritato il parroco.
Devo anche dire che non riesco ad apprezzare la prodezza: fare arrivare un
lettore alla fine di un thriller è come far arrivare uno che ha fame alla fine
del tubo delle Pringles. Sai che roba. Fategli finire un piatto di broccoli
bolliti a merenda, e ne riparliamo.
martedì 20 novembre 2012
SEGNALAZIONE
PAVIART
POETRY FESTIVAL
Arte.
Poesia. Azioni.
Dal 23 al 25 novembre 2012 - Santa Maria
Gualtieri – P.zza Vittoria - Pavia
La poesia come evento. L’idea è di creare un cortocircuito positivo,
una rete di creatività intorno alla parola poetica. Che la poesia possa
rappresentare una soluzione a problematiche individuali ci sembra una verità
inconfutabile, se questa “chiave” fosse condivisa da molti, allora l’arte
poetica potrebbe tornare ad essere, come in passato, di supporto alle
narrazioni collettive e alle possibilità di riforma sociale e/o culturale. A
questo punto non possiamo permetterci di sottovalutare nessuna espressione
creativa.
lunedì 19 novembre 2012
Pietro Peli
Cinque poesie
INTERROGATORIO
A domanda risponde:
se l’odio è di tenebra sono vestito
di raso fino, da dove niente
scivola senza un segno.
Sono venuto a rubare per fame
un pezzo di corpo alle due luci
della fine della notte. L’ho visto
quel morto, non sono fuggito.
sabato 17 novembre 2012
Roberto Bugliani
Da "Versi scortesi"
Aroldo Bonzagni, Il tram di Monza, 1916
Prologo
(Il rientro in servizio)
Nel
sogno mi trovo su di un autobus ferno alla frontiera di un paese sconosciuto.
L'ufficiale che controlla i documenti punta gli occhi su di me e mi domanda,
con voce modulata dal sospetto: - Lei, dunque, è...?
-
Io? Nessuno -, gli rilancio assieme a un sorrisetto ironico, quasi ad
alleggerire la tensione.
Adesso
l'ufficiale mi fissa ancor più severamente. E innervosito ribatte: - Lei,
nessuno? Le ricordo che per essere nessun bisogna aver fatto delle scelte ben
precise. Non si diventa nessuno così, di punto in bianco. E lei, caro signore,
non è nessuno, semmai è una nullità.
Giorgio Linguaglossa
L’intensita’ innica di Chiara Moimas
In questi ultimi trenta anni il
cinema è riuscito ad imporsi come modello di tecnica narrativa non solo nel
romanzo ma anche in poesia. Il modo di raccontare le «storie» del cinema detta,
implicitamente, la sintassi e i tempi dei modi di raccontare le «storie» sia
nel romanzo che, in minore misura, anche nella poesia.
Il modo di raccontare di Chiara
Moimas non è affatto semplice, né prevedibile, non è neppure troppo definibile;
si ha la sensazione che non sia neanche collocabile temporalmente. Non lascia
dietro di sé alcun filo di Arianna mediante il quale ripercorrere a ritroso la
strada percorsa. È una poesia che si è dimenticata della modernità, forse
perché la poesia non ha alcun bisogno di essere, o di apparire moderna, non ha
alcun bisogno di facilitare al lettore il compito della lettura. È una poesia
che parte dall’oblio del Moderno. E di qui si dirige, a vele spiegate, verso
l’ignoto. Con la maschera della propria impenetrabilità. È il suo modo di
offrirsi al lettore.
mercoledì 14 novembre 2012
Donato Salzarulo
Storia della colonna infame.
Il Manzoni di Fortini (Seconda parte)
Il
seguito della nota manoscritta è dedicato quasi tutto a «quelle centoventi
pagine di prosa che si chiamano Storia
della colonna infame». (pag. 1796)
La lingua di Fortini è precisa e densa. Il pensiero si organizza sinteticamente intorno ad alcuni nuclei tematici: l’origine e redazione del libretto, la storicità dell’episodio raccontato, il giudizio estremamente positivo espresso sull’opera (“è un capolavoro”), l’originalità e la nitidezza del dettato, la tragicità dell’accaduto e l’insegnamento morale che se ne può trarre, la sua attualità, le contraddizioni del Manzoni. Poco più di due paginette straordinarie per dire della straordinarietà di un’opera e dell’intensità di pensiero e di scrittura di un autore. Meglio non perdersele. Perciò le ripropongo al rallentatore, seguendo passo dopo passo le frasi fortiniane per enuclearne i problemi, farne un elenco e tentarne un primo commento.
lunedì 12 novembre 2012
Ennio Abate
Sulle «Cinque difficoltà
per chi scrive la verità»
di B. Brecht
«Chi ai nostri giorni voglia combattere la
menzogna e l'ignoranza e scrivere la verità, deve superare almeno cinque
difficoltà. Deve avere il
coraggio di scrivere la
verità, benché essa venga ovunque soffocata; l'accortezza di riconoscerla, benché venga
ovunque travisata; l'arte di renderla maneggevole come
un'arma; l'avvedutezza di saper scegliere coloro nelle
cui mani essa diventa efficace; l'astuzia di divulgarla fra questi ultimi.
Tali difficoltà sono grandi per coloro che scrivono sotto il fascismo, ma
esistono anche per coloro che sono stati cacciati o sono fuggiti, anzi
addirittura per coloro che scrivono nei paesi della libertà borghese».
domenica 11 novembre 2012
Emilia Banfi
Amore Rabbia Confessione
ANNE SEXTON
Propongo questa poetessa ( novembre 1928, Newton, Massachusetts 4
ottobre 1974) ,dal suo personalissimo verso confessionale.
Trovò presto consensi alla sua poesia. Studiò con Robert Lowell alla Boston University insieme agli illustri poeti Sylvia Plath e George Starbuck.
Figlia di un facoltoso industriale, crebbe con i genitori ma non fu mai a suo agio con la vita che era stata prescritta per lei. Il padre alcolizzato e l’aspirazione letteraria della madre fu cancellata dalla famiglia. La biografa di Anne , Diane Middlebrook,ipotizza un abuso sessuale da parte dei genitori durante la sua fanciullezza.
Trovò presto consensi alla sua poesia. Studiò con Robert Lowell alla Boston University insieme agli illustri poeti Sylvia Plath e George Starbuck.
Figlia di un facoltoso industriale, crebbe con i genitori ma non fu mai a suo agio con la vita che era stata prescritta per lei. Il padre alcolizzato e l’aspirazione letteraria della madre fu cancellata dalla famiglia. La biografa di Anne , Diane Middlebrook,ipotizza un abuso sessuale da parte dei genitori durante la sua fanciullezza.
venerdì 9 novembre 2012
LABORATORIO MOLTINPOESIA
a cura di Ennio
Abate
incontro del 13 NOVEMBRE 2012 ore 18
LA COMPETENZA DEI POETI
«I poeti sono coloro che compongono opere
in cui la lingua è insieme sostanza e mezzo;
essi, dunque, sono i conoscitori, i
professionisti della lingua
e con questa loro competenza sono
indispensabili, oggi, alla società».
È davvero così? Lo è a certe condizioni?
Quali?
Ne discutiamo con
GISELDA PONTESILLI
Palazzina Liberty
Largo Marinai d’Italia 1, Milano
Largo Marinai d’Italia 1, Milano
(ingresso libero)
Qui di seguito pubblico uno stralcio
significativo di uno scritto di Giselda Pontessilli:
I momenti in cui, attraverso i secoli,
la “questione della lingua” è stata posta in Italia dai poeti, sono almeno tre:
il Cinquecento, l'Ottocento, e il Novecento.
Nel '900, nel 1964, la “nuova questione
della lingua” -come di lì a poco fu definita- fu sollevata da Pasolini, che,
dopo averla esposta con una conferenza in varie parti d'Italia, pubblicò questa
conferenza su Rinascita.
giovedì 8 novembre 2012
INTERVENTI
Giorgio Linguaglossa
Contro un linguaggio
simil-poetico ed emotivo
Per chi si scrive (oggi) poesia? Mi correggo: perché (oggi) si
scrive in poesia? La domanda è meno banale di quanto appaia a prima vista. Non
è una domanda in versione sintattica, è una invasione semantica che qui ha
luogo: sembra che tutto ciò che ha un ritorno (alla fine del verso) ne debba
avere anche uno di senso; ma l’evoluzione semantica in poesia è stata preceduta
da processi sociali ben visibili (o invisibili?). Direi che il semantico segue
sempre i processi sociali in atto. Il fatto che la più privata e appartata
delle attività letterarie, quale la poesia sia scritta da milioni di persone, è
rimasta una questione, appunto, «privata» e non è riuscita a bucare il
coperchio di ciò che appartiene al «pubblico»; questo è uno spunto di
riflessione che non deve essere sottaciuto.
SEGNALAZIONE
Basta così.
Raccolta postuma
di Wisława Szymborska
Basta così è il titolo
della raccolta postuma di Wisława
Szymborska curata da Ryszard Krynicki e tradotta da Silvano De Fanti per
Adelphi. Poche poesie prima che sopraggiungesse la morte della poetessa polacca
avvenuta il 1 febbraio di quest’anno.
Poche
poesie che il curatore presenta nella forma autografa: foglietti scritti a mano
con una grafia attenta e minuta, attraversata da correzioni e ripensamenti. Piccoli
versi che non hanno nulla di prezioso, dove non c’è nessun struggimento
dell’anima ma una precisissima attenzione per i dettagli, gli spiragli del
quotidiano che ci aprono abissi di senso, cose che vediamo tutti i giorni senza
farci caso. Il viaggio nel mondo della poetessa polacca è il nostro viaggio,
quello che tutti ogni giorno facciamo. Traduzione in semplici frasi
dell’assurdo quotidiano del mondo. L’assurdo di chi mette «tutto in ordine
dentro e attorno a lui», chi crede di avere la risposta pronta per tutti i
problemi e «appone il timbro a verità assolute,/ getta i fatti superflui nel
tritadocumenti/, e le persone ignote/ dentro appositi schedari».
E poi ci
sono quelle esilaranti composizioni rivolte come frecce acuminate contro gli
intellettuali che si nutrono di «parole» inutili e superflue: «parole per
spiegare le parole», «cervelli intenti a studiare il cervello», «boschi
ricoperti di bosco fino al ciglio», «occhiali per cercare gli occhiali».
Giorgio
Linguaglossa
martedì 6 novembre 2012
Donato Salzarulo
La letteratura è una menzogna
che dice la verità.
Il Manzoni di Fortini (Prima parte)
E’ di notevole interesse la nota
manoscritta di Fortini aggiunta, la sera del 22 maggio 1973, al testo della
conferenza, tenuta all’Istituto Italiano di Cultura di Città del Messico, in
occasione delle celebrazioni per il centenario della morte di Alessandro
Manzoni.
Si può leggere in «Saggi ed
epigrammi» (a cura di Luca Lenzini, Mondadori, 2003) da pag. 1796 a pag. 1799.
Comincia col riferimento al vissuto da ogni studente italiano: l’obbligo di leggere i «Promessi sposi». Per la stragrande maggioranza, «un vangelo di noia nazionale». Confermo. Ho letto con una certa soddisfazione e riga per riga questo libro a trentacinque anni suonati, stimolato da un’amica milanese, manzoniana fervente, e da un saggio di Vittorio Spinazzola che lo definiva «il libro per tutti». Almeno nelle intenzioni dell’autore. In realtà, libro che quasi tutti sono stati costretti a leggere. Al di fuori del canone scolastico, probabilmente, l’avrebbero fatto in pochi o pochissimi.
Giorgio Linguaglossa
Su "La congiura degli opposti "
di Maria Benedetta Cerro
Maria Benedetta Cerro La congiura degli opposti
LietoColle, Faloppio, 2012
Ha scritto di recente Nicola La Gioia: «Il più
squillante e splendido what if che sorge dalle pagine migliori di Aldo Busi è
infatti: cosa sarebbe accaduto alla lingua italiana (cioè a tutti noi) se a un
certo punto avesse imboccato la via di Boccaccio anziché quella del Petrarca,
se avesse conservato la sua forza materica e la sua viva complessità, libera
dalla padronalità curiale, poi leguleia, poi accademica, poi ministeriale,
infine televisiva e dunque non più la biografia del popolo che avrebbe potuto
essere ma il guaito delle plebi di ogni censo e condominio sociale? Non è un
caso che Busi consideri una grande occasione mancata la messa al bando della
Bibbia di Diodati nel Seicento. Se Lutero, con la sua traduzione, fondava la
lingua tedesca, agli italiani toccherà per molto ancora il latino amministrato
dalla Chiesa (la Controriforma senza Riforma), cioè una lingua padrona.
L’italiano giungerà irrimediabilmente borbonico o savoiardo, fascista o
democristiano, poco gramsciano e molto togliattiano di stanza all’hotel Lux.
Sempre servo di qualcuno».
lunedì 5 novembre 2012
Enzo Giarmoleo
Maestri, Compagni di viaggio,
Manipolazioni del potere.
Post Beat e Romantici
Aggiungo in un altro post autonomo (ribaltando il detto "chi tarda arriva peggio alloggia") la risposta di Enzo Giarmoleo al tema "Lista di maestri per i moltinpoesia" (qui). [E.A.]
Negare in assoluto la possibilità di un maestro o di un
compagno di viaggio è difficile; accade a tutti di trovare lungo il proprio
percorso un punto di riferimento, una luce, un barlume forse anche un verso che
si rivela affine al proprio sentire in maniera episodica o anche duratura.
Anche se viviamo in una società di massa in cui il rapporto
tra poeta e maestro è sicuramente cambiato, in un’epoca in cui tutti vogliono
essere giustamente poeti e tutti vogliono essere protagonisti, può accadere
ancora oggi che un poeta diventi punto di riferimento.
Quello che vorrei però sottolineare è invece il carattere spesso
forzato di una scelta, mi sembra che il poeta, cui capita di fare riferimento
sia solo l’immagine del poeta così come ci viene trasmessa dal potere
culturale.
Donato Salzarulo
Sui miei maestri di poesia
Pubblico qui la risposta di Salzarulo al tema proposto nel post sulla "Lista di maestri per i moltinpoesia" (qui). Spigliata e sincera com'è, può spingere a una rilettura di tutte le altre pervenute per tentare qualche provvisoria conclusione. [E.A.]
Nel laboratorio dei Moltinpoesia abbiamo conversato sulle nostre
scritture poetiche. Scopo: confessarci più che le nostre “angosce
dell'influenza”, il rispettoso furto di ciliegie operato sugli “spiriti magni”.
In altre parole, dovevamo dirci se ritenevamo le nostre scritture sorrette
dall'autorità di uno o più illustri maestri o, almeno, di qualche compagno di
versi. O ancora, e in breve, con quali poeti morti e vivi avevamo più
colloquiato nel corso del tempo.
Il colloquio è scambio d'idee più o meno programmato, relazione
fra soggetti di pensieri, agenti di emozioni. Forse, però, prima dei colloqui
intenzionali, scelti e/o volontari, nelle scritture poetiche si aziona un
contagio della voce che definirei inconscio. Voglio raccontare un aneddoto che,
a ricordarlo, suona tuttora sorprendente. Nella mia scuola due maestre
diventarono amiche. Nulla di male, si dirà. Vero. La mia meraviglia nasceva dal
fatto che la maestra più giovane, ad un certo punto, ripeteva alcune
modulazioni e toni di voce dell'altra. Non era forse imitazione consapevole e,
meno che meno, frutto di una scelta da attrice. Era probabilmente il risultato
di un contagio. Credo che capiti, grosso modo, la stessa cosa in poesia. Si è
contagiati.
sabato 3 novembre 2012
Lucio Mayoor Tosi
Guardalo in faccia
Lucio Mayoor Tosi, Ingozzata liberista
Guardalo in faccia. E'
nero, è sporco. Fa spavento
nessuno lo vuole. Piace
ai maniaci, agli psicopatici
ai consumatori di iPhone,
ai bottegai lustrascarpe
ai servi padroni.
Guardalo e guardati in
faccia. Sei falso.
Vuoi denaro, sei
interessato al denaro, non al lavoro.
Sei interessato ai tuoi
figli, a tua moglie
al parmigiano col miele.
venerdì 2 novembre 2012
Ennio Abate
Oggi ho letto…
tre brevi pezzi di B. Brecht
…e mi sono venute in mente, per contrasto, tante farraginose
elucubrazioni che affiorano quando si
parla dei rapporti che i sentimenti intrattengono con la poesia. Toh, mi
sono detto, per trovarmi d’accordo con un poeta, devo andarmelo a ripescare tra quelli morti e in un
paese che poco conosco e in un’epoca ormai lontana. Quanta saggezza ritrovo, però, in
alcuni passaggi di questi tre scritti! Sia quando leggo: «i sentimenti
possono essere sbagliati quanto i pensieri», un concetto
formidabile contro sentimentalismi e intellettualismi, entrambi unilaterali. Sia quando rileggo più volte il passo in cui afferma: « Quando il proposito di
scrivere una poesia è autentico, sentimento e ragione lavorano in pieno accordo
gridandosi lietamente l'un l'altro: Decidi tu!». E grido quasi 'evviva!' per l’elogio che
Brecht fa della critica: «l'atteggiamento critico è l'unico produttivo e degno di un essere umano», uno sberleffo ai vari falsi amici della poesia, che guardano alla critica come fumo negli occhi. Certo questo Brecht è d’altri
tempi. E poi era un comunista; e anche qui parla ancora di una «classe Proletaria» (addirittura con la maiuscola!) che avrebbe dovuto diventare capace di «godimento critico» per «entrare
in possesso della cultura borghese». Questa classe, lo so, non c’è più in quella forma desiderata/pensata dal marxista Brecht. E condividere quella sua fiducia oggi sarebbe un errore. Ma spero che quanti
non si contentino di usare la poesia come un’utilitaria o un Suv per portare a
spasso il proprio individualismo sapranno apprezzare i suoi inviti alla ragione e alla
critica. E, dopo averle rispolverate, si ripropongano col loro aiuto anche il problema ineludibile dei destinatari delle proprie scritture poetiche. [E.A.]
mercoledì 31 ottobre 2012
Marcella Corsi
L'intelletto delle erbe
Pubblico il saggio di Marcella Corsi che esplicita i temi presenti nella sua poesia già pubblicata autonomamente qui in un confronto con un Fortini da lei indagato secondo l'ottica dell'ecologia letteraria. [E.A.]
Prove per un
approccio ecocritico ai versi di Fortini:
Una obbedienza
Non di rado scorrendo
versi di Fortini ero stata colpita dalla rilevante presenza in essi del mondo
animale e di quello vegetale[1].
Ho voluto rileggere quei testi alla luce dell'ottica proposta dall'ecologia
letteraria. Forse solo un modo per riproporre versi che mi avevano colpito.
Sicuramente un tentativo di far intravedere un modo diverso di avvicinarsi ad
un'opera già indagata con approcci differenti.
In estrema sintesi
l'ecologia letteraria è un metodo che si situa tra ermeneutica e attivismo, uno
strumento con cui l'etica ambientale si esercita criticamente sui prodotti
letterari, proponendo un'idea di cultura come strategia di sopravvivenza,
motivata da precise esigenze di rifondazione culturale, in continuo esercizio
di creatività. Sul versante storico˗ermeneutico si tratta di un approccio volto ad acquisire consapevolezza dei
valori ecologici – in senso affermativo o negativo – di cui un'opera, e un
autore attraverso le sue opere, si fa portavoce. Da un punto di vista etico˗pedagogico essa vede nel
testo letterario, e più in generale nell'opera d'arte, anche uno strumento di
alfabetizzazione ambientale volto ad orientare positivamente il modo con cui
gli umani si rapportano al mondo non umano[2].
Giorgio Linguaglossa
Ritornare sulla poesia dell'essenzialità
di Tomas Tranströmer
da 17
Poesie (1954)
Sotto il quieto punto volteggiante della
poiana
avanza rotolando il mare fragoroso nella luce,
mastica ciecamente il suo morso di alga e
soffia
schiuma sulla riva.
La terra è celata dalle tenebre frugate dai
pipistrelli.
La poiana si ferma e diventa una stella.
Il mare avanza rotolando fragoroso e soffia
schiuma sulla riva.
domenica 28 ottobre 2012
Paolo Ottaviani
Il giogo della rima
e l’«homme très-faible»
Treccia della parola nella Poesia
Più bella incatenata da libertà eloquente
sta incisa la parola nel ritmo della mente:
non può vagare alata né far la capriola
ma sarà lei a guidarti con sempre nuove arti
Cosa chiediamo alla poesia?
Due esempi:
Romano Luperini e Francesco Di Leno
Lucian Freud, Autoritratto
Poesie.
Reparto di oncologia
di Romano
Luperini
Ho passato
mesi da una clinica all’altra. Per combattere l’insonnia feroce ho
scritto di notte dei versicoli che riporto qui non per esibizione letteraria ma
per documentazione diaristica. Solo il distacco della forma mi ha consentito di
vincere il pudore della confessione e la coscienza del necessario inganno della
letteratura.
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