Riordinadiario 11 dicembre 2021 di Ennio Abate
Commento lasciato a MAPPA IMMAGINARIA DELLA POESIA
ITALIANA CONTEMPORANEA di Laura Pugno su LE PAROLE E LE COSE (qui)
“Quindi in Italia ci sono 100 poeti degni di una antologia?
Già è difficile trovarne 4 o 5.” (Andrea)
Anche la Mappa immaginaria della poesia italiana
contemporanea di Laura Pugno – per carità intelligente, manageriale,
sopportabilmente amicale e inclusiva – ripropone di fatto l’eterno, ideologico,
arbitrario, crociano, liberale, élitario, taglio tra poesia e non poesia. Il
problema non è se i poeti oggi siano 100 o 5. Anche perché non esiste autorità
capace di deciderlo in modi convincenti. Il problema è che nella società
italiana, passata bene o male attraverso una scolarizzazione di massa, anche
l’esercizio della poesia è diventato ambiguamente, nebulosamente, forse
democraticamente, di massa. (Ho parlato e scritto, altrove ma anche qui su
LPLC, dei “moltinpoesia”). E questo fenomeno andrebbe studiato e capito nella
sua complessità. Detto in breve, non mapperemo bene (fingendola “immaginaria”)
la poesia italiana contemporanea senza una mappatura rigorosa anche della sua
(supposta o reale) “periferia” (i “moltinpoesia”). Come non si capisce bene una
città se non si tiene conto dei suoi dintorni, che possono svelare sorprese.
Bisognerebbe, perciò, imparare dagli scienziati che inseguono e si scambiano
tutti i dati disponibili. Invece, per pigrizia, per rendita di posizione
conquistata e gelosamente difesa, si resta a pescare e a pensare soltanto nel
proprio bacino di osservazione più o meno ristretto. E così continuano ad
uscire periodicamente crestomazie, antologie, annuari e quant’altro. Come si
fosse ancora nelle “patrie lettere” ai tempi di Leopardi o negli anni ’50 del
Novecento. Aria alle stanze, signori e signore, per favore!
Appendice
Ennio Abate 18 MAGGIO 2012 ALLE 12:05 (qui )
@ Massimo Gezzi
«considera che ogni recinto ha il suo pastore, ed ha una
guardia forestale che sorveglia i cinghiali, tenendoli lontani; ed anche
considera che il mondo di fuori riserva sorprese» (Commento di Stan su Le
parole e le cose 30 novembre 2011 alle 13:38)
«dentro il recinto ogni scelta conduce all’esaltazione del
recinto medesimo» (Commento di Stan su Le parole e le cose 1 dicembre 2011 alle
17:00)
Salto i preamboli e chiedo:
1. perché una rubrica dedicata soltanto ai poeti nati negli anni Ottanta
rinunciando in partenza a un bel respiro epocale?
2. perché sempre più spesso si vedono in giro “nuovi critici” che i “nuovi
poeti” li cercano (e pare li trovino a credergli) esclusivamente nella loro
generazione o in quella appena precedente o successiva?
3. continuare a proporre soltanto le “perle poetiche” che spuntano nel proprio
“bacino di coltura” può parere amore per un lavoro artigianale ben fatto, ma
non è anche segno di miopia, di pigrizia, di paura?
4. non converrebbe uscire dai recinti, in cui di solito le poesie poste “in
vetrina” dal curatore di turno ricevono commenti di solito piattamente
apologetici e poco argomentati o contestualizzati?
5. non si può coraggiosamente mettere a confronto le “perle” della cerchia A
con quelle della cerchia B o C o D e aguzzare l’acume critico a 360 gradi e non
a dieci o a venti o al massimo a trenta?